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L’intervista

“Unità, sviluppo, attenzione alle fragilità: ecco i miei quattro anni di Provincia”

In conclusione di mandato Matteo Rossi racconta i propri quattro anni da presidente della Provincia

Unità, sviluppo del territorio e attenzione alla fragilità, sono queste le linee guida che hanno caratterizzato i quattro anni di mandato di Matteo Rossi, presidente della Provincia di Bergamo dal 2014 che il prossimo 31 ottobre concluderà la propria esperienza sulla poltrona di Via Tasso.

Quattro anni caratterizzati dalle difficoltà, che hanno visto Rossi governare nonostante i numerosi tagli economici e la mancanza di una giunta effettiva, nonostante ciò al tempo stesso anche un’esperienza piena anche di soddisfazioni, come illustra il presidente.

Matteo Rossi, come valuta questi quattro anni di mandato da presidente ?

Al netto delle tante emergenze, progetti, difficoltà, successi che hanno caratterizzato questi quattro anni, alla conclusione di questo mandato penso di lasciare due cose:da una parte l’unità del territorio, dall’altra una visione dello sviluppo di quest’ultimo. Già circa quindici anni fa l’Ocse osservò come Bergamo fosse piena di potenzialità che ci avrebbe permesso di moltiplicare le nostre capacità, tuttavia la morfologia del nostro territorio e la propensione dei bergamaschi permette di svolgere in maniera così facile le cose assieme. È evidente che per fare tutto ciò fosse necessario avere un clima politico e degli strumenti istituzionali adatti: dal punto di vista degli strumenti in questi quattro anni abbiamo investito su una provincia dei comuni, sul lavoro sui territori e sul tavolo Ocse”

Come auspica si possa trasformare la Provincia dopo di lei ?

Spero che chi giungerà dopo di me continui a considerare la Provincia non un luogo come gli altri, in cui vi sia un legittimo confronto fra centro destra e centro sinistra, ma come un luogo del dialogo dove si possano ricucire i conflitti del territorio. Credo che i bergamaschi la vivano così e credo che ciò sia utile al territorio”.

Essendo stato il primo caso nella storia del territorio bergamasco di un presidente senza una giunta effettiva, quali sono state le difficoltà maggiori che ha riscontrato ?

In questi anni abbiamo fatto i conti con una Provincia più leggera dal punto di vista delle risorse visto che in tre anni è stato tagliato quasi il 70 % del bilancio e per questo motivo ci siamo convinti che, a fronte di una situazione del genere, fosse necessaria una politica più forte: innanzitutto perché, nonostante i tagli , tutte le funzioni presenti prima del taglio sono rimaste a nostro carico, in seconda battuta perché venivamo da un periodo di crisi economica e quindi c’era la consapevolezza della necessità di una visione politica. Abbiamo quindi ragionato su diversi temi, a partire dalla formazione e dal proprio rapporto con l’innovazione, un tema che ci ha permesso di affrontare la grande questione dell’abbattimento del muro fra scuola e lavoro e che abbiamo trattato tramite gli Stati Generali della Formazione, la Fiera dei Mestieri, l’istituzione di nuovi indirizzi scolastici ed i nuovi ITS. In seconda battuta abbiamo cercato di affrontare il tema delle imprese con le quali abbiamo provato a semplificare il loro rapporto con gli uffici mettendo in atto azioni diverse come l’accordo sottoscritto con Confindustria che ci ha permesso di abbattere più del 50 % i tempi di attesa degli iter burocratici, una conquista decisiva per alcune imprese che hanno così potuto rimanere al passo con il mercato. Abbiamo inoltre scommesso sul tema dell’economia della terra nella maniera in cui circa un anno fa si raccontava nel G7 dell’Agricoltura, lavorando così su progetti come “Pianura Futura”, perseguendo l’idea che la pianura non fosse soltanto una grande piattaforma logistica, ma, al pari della montagna, permettendo anche questa potesse esser un luogo dove giovani e donne su cui investire sull’agricoltura. Oltre a tutto ciò ci siamo concentrati sullo sviluppo turistico vincendo la scommessa di rimanere mantenere i dati in doppia cifra anche al di fuori dal periodo di Expo e Flooting Peers. Abbiamo infine ereditato alcune difficoltà dalla precedente amministrazione, criticità che siamo riusciti a risolvere come i crediti dovuti alle imprese edili che abbiamo finanziato circa due anni fa per 5 milioni, nonostante il rischio di sforamento del patto di stabilità; e i fondi forniti ai comuni per il trasporto e l’assistenza di alunni disabili abbiamo fornito ai comuni per il trasporto e l’assistenza di alunni disabili, fondi, quantificabili in 10 milioni rispetto ai 5 della precedente amministrazione che dimostrano quale sia stata l’attenzione alle fragilità durante il nostro mandato”.

Oltre ai fondi per i comuni, quali sono stati i vostri interventi nel campo del sociale ?

Benchè il sociale sia un tema di competenza principale di comuni e ambiti, come Provincia ci siamo concentrati su alcuni aspetti come per esempio la lotta al fenomeno del bullismo, sul quale abbiamo svolto un bel percorso con decine e decine di scuole del nostro territorio. È un tema che mi sta particolarmente a cuore in quanto, pochi giorni dopo la mia elezione, abbiamo deciso di prendere parte ad un concorso promosso dall’UPI in cui si richiedeva di produrre un video riguardante il tema nonostante la Provincia non avesse soldi da spendere. Abbiamo preso parte con alcune scuole del territorio e dopo tre mesi una di queste aveva raggiunto il primo posto nazionale, un esempio questo che dimostra come sia stato possibile affrontare le difficoltà di questo mandato aprendo le porte della Provincia alla comunità bergamasca”.

Tema viabilità, quanto è stato fatto in questi quattro anni e cosa devono aspettarsi i cittadini nel prossimo futuro ?

Sulla viabilità abbiamo ereditato una doppia situazione: da una parte la mancanza di una progettazione rispetto alla manutenzione ordinaria delle strade, dall’altra la presenza di diversi progetti infrastrutturali bloccati. In merito al primo punto, a differenza dell’amministrazione precedente che aveva agito sempre per somma urgenza mettendo sul campo in cinque anni 17,5 milioni di euro, noi abbiamo investito in quattro anni 26 milioni di euro lanciando la campagna “Strade Sicure”. Sul secondo aspetto abbiamo ereditato diversi progetti bloccati e, grazie all’apporto di organi superiori come Regione e Governo e di persone come l’ex assessore Alessandro Sorte e l’ex onorevole Giovanni Sanga che ci hanno permesso di lavorare in maniera coordinata; siamo riusciti a sbloccare la progettazione per alcuni di essi come nel caso delle varianti di Zogno e Cisano, la Paladina – Villa d’Almè e il rondò di Ponte Nossa, per altri siamo riusciti ad avviare i lavori come nel caso della Treviolo – Paladina, mentre in altri ancora siamo giunti già all’apertura dell’opera come nel caso dell’Arzago – Casirate. In prospettiva futura con Giorgio Gori abbiamo lavorato per ottenere il Patto per la Lombardia, 70 milioni di finanziamenti che nei prossimi anni permetteranno di progettare importanti opere come la Variante di San Sosimo, il nodo di Pontesecco, il Ponte Bailey in Val Taleggio, il rondò del casello dell’A4 di Bergamo. Infine in merito alla viabilità su ferro abbiamo ottenuto i fondi per il raddoppio della Montello – Ponte San Pietro, che ritengo sia l’opera simbolo di questo mandato e che permetterà di creare una metro in superficie all’interno dell’hinterland cittadino, mentre con Filippo Simonetti e Gianni Scarfone di Teb abbiamo redatto i documenti che ci permetteranno il prossimo dicembre di partecipare al bando per la T2 e nel giugno 2019 al bando per il prolungamento della T1”.

Cosa è necessario in questo momento per poter rilanciare il territorio montuoso, che ricopre più del 70 % della nostra provincia ?

Ci sarà ancora da fare finchè non esisterà la possibilità che un giovane nato in un comune di montagna non possa realizzare il proprio sogno di rimanere a vivere e lavorare senza dover fare grandi sacrifici. Questo è l’obiettivo che continuiamo a darci, ma per realizzarlo sarà necessario agire in diverse direzioni, dallo sviluppo economico della pianura e delle valli al tema delle infrastrutture, passando per l’economia del turismo, un aspetto fondamentale per un territorio come quello delle nostre valli dove si riscontra una grande vocazione e una sinergia fra gli enti locali; sino al grande rafforzamento cultura della montagna che si può attraverso il lavoro svolto assieme a CAI per la sistemazione di rifugi e alla realizzazione di un evento come l’Abbraccio della Presolana. Sono direzioni che insieme alla scuola possono aiutare a crescere i territori montani, tuttavia, benchè non manchino le idee, spesso non abbiamo i finanziamenti: dopo l’istituzione di un assessorato regionale per la montagna e dopo che, alla conclusione della scorsa legislatura, siamo riusciti ad ottenere legge su piccoli comuni, ora è necessario lavorare affinché i proventi dei canoni idrici possano rimanere sul territorio montano e vengano distribuiti alle comunità montane, in quanto quello sarebbe il volano finale per il rilancio delle nostre valli”.

Facendo un bilancio sui quattro anni di mandato, ha dei rimpianti per quanto fatto durante il suo mandato ?

Sicuramente mi sarebbe piaciuto continuare con il lavoro di riconversione del cementificio di Tavernola Bergamasca, un intervento importante sia per l’impatto che ha sulla salute dei cittadini sia per quello che ha sulla vocazione turistica del territorio, un intervento che durante l’incontro alla conclusione dell’estate avuto con l’assessore regionale Raffaele Cattaneo abbiamo segnalato come prioritario per la nostra provincia. Mi sarebbe piaciuto continuare a lavorare su questa vicenda, ma le tempistiche non me lo permettono, nonostante ciò credo che comunque le premesse siano già state poste”.

Riguardo le elezioni provinciali, secondo lei quale sarà lo scenario che si presenterà dopo il 31 ottobre ?

Fabio e Gianfranco sono due sindaci di esperienza, due persone dal forte profilo civico, due amici con cui condiviso questi anni difficili. Quando ci siamo incontrati per la consegna della relazione di fine mandato ho innanzitutto espresso loro il ringraziamento per la loro decisione di candidarsi poiché in periodi come questi è necessario aver coraggio per candidarsi in Provincia. Oltre a ciò ho indicato loro come molti dei problemi presenti erano già stati sistemati, nonostante ciò ho chiesto loro di basare il proprio lavoro su ciò che unisce, non su ciò che divide. Ad ora non ho idea di quale sarà lo scenario dopo l’1 novembre, nonostante ciò mi auguro che chiunque vinca lavori per l’unità e per la Provincia dei comuni, mentre chi perda possa mettersi a disposizione per lavorare tutti assieme affinché ciascun pezzo di territorio venga rappresentato”.

Se dovesse scegliere, qual è stato il momento più bello e quale il più difficile di questi quattro anni di mandato ?

A livello simbolico il più bello è stato l’Abbraccio alla Presolana. È stata stata una grande soddisfazione, ho avuto la fortuna di esser sull’elicottero dove era presente anche il giudice del Guinnes dei Primati e di conseguenza ho avuto la possibilità di vedere circa 4.000 persone che si davano la mano, un gesto simbolico che mostrava l’unità per cui abbiamo lavorato in questi quattro anni di mandato. Di momenti difficili ce ne sono stati molti, ogni giorno c’era una decisione da prendere, una cosa da fare, nonostante ciò credo di aver avuto a mio sostegno una bella squadra a partire dal vicepresidente Pasquale Gandolfi che ringrazio e che penso deve rimanere punto di riferimento per tutti gli amministratori”.

In conclusione, quale sarà il futuro di Matteo Rossi a partire dall’1 novembre ?

Quando a Ermanno Olmi chiedevano cosa vedesse nel futuro, rispondeva che il futuro era il futuro e che questo era un segnale di grande speranza in vista di quello che la vita ti presenta. So quello che ho fatto in questi anni, sono orgoglioso di esser stato il quindicesimo presidente della Provincia, nonostante ciò credo di lasciare un buon ricordo del nostro lavoro. so di cosa sono appassionato: sono appassionato della sfida educativa, sono appassionato dell’idea che si possa costruire una nuova economia che possa aver al centro le comunità, le persone, l’ambiente. Credo che poter lottare per questo tipo di economia sociale, solidale possa vuole dire costruire dal basso un’alternativa a questo neo – liberismo. So che ci saranno molti momenti, molte occasioni dove potrò portare quanto ho fatto in questi anni, dove potrò portare l’esperienza fatta a servizio di queste battaglie di questi valori nei modi in cui la vita ci presenterà e che affronto sempre con grande speranza”.

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