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Il caso

Azzano, dopo anni di battaglie Beppe Effendi chiude l’officina: “Abbandonato da tutti” fotogallery

Dopo le vicissitudini durate 12 lunghissimi anni il benzinaio e meccanico della Cremasca chiude i battenti: "In fumo il lavoro di una vita"

Alla fine la storia di Giuseppe Effendi, benzinaio e meccanico di Azzano San Paolo con sede sulla strada Cremasca, si è chiusa come peggio non poteva, con la serranda abbassata.

Mercoledì 17 ottobre Effendi ha smantellato tutto, spostando i macchinari e raccogliendo gli ultimi arnesi rimasti e i ricordi di una vita: dovrà lasciare i muri di quella che per 25 anni è stata l’officina di famiglia, aperta il 19 marzo 1993 dal padre Leone e portata avanti con professionalità fino all’ultimo dal figlio.

La battaglia della famiglia Effendi è iniziata nel 2006. Secondo il racconto di Giuseppe, una volta la Shell gli riconosceva 5 centesimi per ogni litro di carburante venduto e condivideva le spese di gestione dell’impianto. I problemi sono nati quando la compagnia petrolifera ha tentato di far firmare a Effendi un nuovo accordo: 2 centesimi il compenso per ogni litro senza partecipazione nelle spese.

Il benzinaio ha rifiutato e da allora, sempre secondo la versione di Effendi, la Shell gli avrebbe aumentato i prezzi del carburante senza più aiutarlo nella manutenzione dell’impianto.

La battaglia è durata anni, con i prezzi del carburante servito da Effendi sempre più alti e con l’impianto in condizioni sempre peggiori (leggi QUI).

Il 6 marzo del 2015 l’ufficiale giudiziario ha ritirato le chiavi del benzinaio alla famiglia (leggi QUI), con Giuseppe Effendi che ha minacciato il suicidio.

Da allora Effendi si era “rifugiato” nella sua officina (posta proprio dietro al benzinaio dal quale è stato sfrattato nel 2015), continuando comunque la sua battaglia per riavere le gestione della pompa di benzina. Battaglia che non ha mai portato a nulla.

Oggi, ottobre 2018, il triste epilogo: la chiusura anche dell’officina. “Non potevo più sostenere le spese, senza il benzinaio, del resto, sapevo che sarebbe stata durissima – ha spiegato Giuseppe Effendi -. Mio padre in questa attività – pompa più officina e lavaggio – ci aveva investito oltre 300 milioni di lire trent’anni fa con la promessa di un diritto di prelazione che non abbiamo mai avuto, che ci è stato ingiustamente negato”.

Nel 2013 Giuseppe Effendi alla trasmissione La Gabbia ha anche parlato con Matteo Salvini, oggi vicepremier e ministro dell’Interno: “Mi aveva promesso che avrebbe risolto la situazione, ma non l’ho mai più risentito. Come lui, mi hanno abbandonato anche le istituzioni e i sindacati che, invece, mi avevano più volte dichiarato la loro vicinanza in questi ultimi anni”.

“Quello che mi fa più male – continua – è che oggi viene buttato via il lavoro di una vita della mia famiglia, di mio padre che è sempre stato un imprenditore onesto e illuminato. E che si è perfino speso in prima persona per tantissimi anni in politica, con quella che allora era la Lega Nord. Oggi nessuno ci ha aiutato”.

Effendi i macchinari dell’officina li ha riposti in un capannone, gentile concessione di un amico, e ora inizierà a guardarsi in giro: “Cerco un posto per ricominciare – ha concluso -, per ripartire da zero”.

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