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Operazione “sister joy”

Riti voodoo per costringere giovani a prostituirsi: tre arresti a Osio Sotto

La Polizia ha tratto in arresto tre persone su esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Federica Gaudino

Sotto la minaccia di riti voodoo costringevano giovane ragazze nigeriane a prostituirsi. Al termine dell’operazione “Sister Joy” coordinata da pm Davide Palmieri, la Polizia ha tratto in arresto tre persone su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Federica Gaudino.

Si tratta di Ojo Joy, detta anche “Mama” o “madame”, nata in Nigeria nel 1974, pregiudicata, Ogbemuda Love, detta anche “Susan”, nata in Nigeria nel 1996, pregiudicata, e Verna Gian Pietro, nato a Cassano d’Adda (MI) nel 1960, ex guardia particolare giurata, pregiudicato. Sono responsabili di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione aggravata e continuata.

L’indagine della Squadra Mobile di Bergamo è partita alla segnalazione di una ventenne nigeriana, che ha denunciato la sua esperienza ai volontari di un’associazione anti-prostituzione. La giovane ha raccontato che, nel 2015, aveva deciso di lasciare la Nigeria grazie al supporto della connazionale Ojo Joy che l’aveva convinta a venire in Italia, facendole contrarre un debito di 35mila euro, che la giovane vittima avrebbe poi estinto svolgendo la professione di modella, suo sogno fin dalla tenera età.

Una volta giunta in Italia, nel dicembre 2015, però Ojo ha cambiato versione. Per estinguere il suo debito la ventenne avrebbe dovuto prostituirsi a Osio Sotto, insieme a sua figlia, e per convincerla la donna ha parlato di un rito voodoo, il “JUJU”, un “giuramento debitorio” messo in atto in Nigeria. Si tratta di un giuramento sciamanico affinché le ragazze mantengano la fedeltà all’impegno preso, realizzato da uno sciamano o da un cosiddetto “medico nativo” con pezzi di vestiti, di unghie, di capelli o di peli pubici mescolati a gocce di sangue. Il rituale stabilisce una catena molto potente fra i trafficanti che finanziano il viaggio e le donne che devono ripagare quel viaggio con il loro “lavoro”.

In questo modo la vittima era costretta a prostituirsi, guadagnando dai 30 ai 50 euro per ogni prestazione, che consegnava direttamente alla banda. Fino al febbraio 2017, quando estinto interamente il suo debito, ha ottenuto il passaporto che la “madame” fino ad allora si era rifiutata di restituirle.

Sulla base delle poche informazioni fornite dalla vittima, la Squadra Mobile ha identificato la “madame”, ovvero Ojo Joy, la figlia “Susan”, ovvero Ogbemuda Love, e il compagno di quest’ultima, Verna Gian Pietro, già guardia giurata, che dava un solerte ausilio alle donne.

Le investigazioni hanno permesso di appurare, infatti, che l’attività criminale era ancora pienamente in atto: Ojo Joy continuava a gestire ancora delle giovani prostitute, incutendo nelle stessa un palese timore reverenziale, tanto che le meretrici ne temevano le vendette anche quando questa si recava nel paese natio; Ogbemuda Love, oltre a prostituirsi personalmente, coadiuvava alacremente la madre, ricevendo il denaro delle meretrici e sostituendola in toto allor quando questa si recava in Nigeria; Verna Gian Pietro si occupava di accompagnare le donne sul luogo di lavoro, e si appostava nella boscaglia circostante, pronto ad avvisare le prostitute nel caso di arrivo delle forze di Polizia o pronto ad intervenire in caso di qualunque altro problema.

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