Ancora non sarebbe stata trovata l’arma con il quale è stato ucciso Cosimo Errico, il professore di 58 anni ammazzato nella serata di mercoledì 3 ottobre all’interno della sua fattoria didattica Cascina dei fiori, in una località di campagna di via Chiosi a Entratico.
Le indagini proseguono serrate e non escludono alcuna pista: da quella sentimentale a quella dei litigi con i vicini, passando per la rapina o l’ambito familiare. Tra le varie ipotesi, la più accreditata sembra quella del delitto maturato in seguito a uno screzio per motivi economici, forse con uno o più dei dipendenti della fattoria (leggi qui).
Indicazioni più precise sono comunque attese dall’autopsia prevista in mattinata all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, eseguita dall’anatomopatologo Yao Chen dell’Università di Pavia.
Gli inquirenti, per avere un quadro il più possibile completo, stanno indagando anche sulla vita privata dell’uomo: originario di Lecce ma da anni residente con la moglie Gisella e il figlio 25enne Simone in vicolo Bancalegno a Bergamo, insegnava biochimica, biologia e microbiologia all’istituto tecnico cittadino Natta. Come secondo lavoro gestiva il cascinale di Entratico che aveva acquistato una decina d’anni fa e aveva adibito a fattoria didattica, con visite da parte di scolaresche da tutta la Lombardia. Per la cura degli animali e dei terreni circostanti, si faceva aiutare da lavoratori stranieri, indiani, pakistani e nordafricani, che reclutava anche tra gli ospiti del vicino centro di accoglienza di Vigano San Martino. Alcuni di loro pare fossero in nero, con stipendi bassi o addirittura non pagati.
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