Da storie come la sua si possono trarre mille conclusioni. Una, senza ombra di dubbio, è che la tecnologia, quando applicata alla medicina, può correre in aiuto delle persone che non vogliono arrendersi alle avversità della vita.
Dopo essere entrata di diritto nella storia dello sport italiano, da lunedì 8 ottobre Martina Caironi entrerà in quella del Musme di Padova, il museo di storia della medicina che ora si arricchisce di una nuova importante installazione: tutta dedicata a sport, tecnologia e disabilità.
L'atleta bergamasca - 29 anni lo scorso 13 settembre - ha messo a disposizione del museo i supporti con i quali ha vinto competizioni di livello mondiale; l'arto artificiale con cui Martina si è sempre allenata per diventare la donna con protesi più veloce al mondo.
Accanto a quelle della Caironi, ci saranno anche le protesi e le handbike della schermitrice veneziana Bebe Vio e del pilota padovano Alex Zanardi.
Se la Caironi si vide amputare la gamba sinistra dopo un incidente in moto nel 2007, Bebe Vio dovette rinunciare agli arti dopo l’infezione seguita a una meningite fulminante che l’ha colpita da bambina. Zanardi, invece, perse entrambe le gambe in seguito allo spaventoso schianto del 2001 sul circuito tedesco del Lausitzring.
Il tema dell'iniziativa è chiaro: "Parlare dell'importanza che la tecnologia può rivestire nella vita di una persona con disabilità - commenta Martina Caironi - visto che nella parete del museo saranno esposte anche delle video testimonianze che raccontano le nostre esperienze. Per me è un onore fare parte dell'esposizione di un museo così importante - conclude la campionessa bergamasca -. Si tratta di un passo avanti non da poco. Un arricchimento, visto che un'esposizione di questo tipo mancava in Italia".
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