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Le indagini

Jimmy Ruggeri, 5 anni fa il misterioso delitto fuori dalla palestra fotogallery

Non sono ancora stati individuati i responsabili dell'esecuzione del fratello dell’ex presidente dell’Atalanta

Jimmy Ruggeri aveva paura. Sapeva che qualcuno lo avrebbe voluto morto. L’aveva scritto sul suo diario. Il suo presentimento si è tramutato in realtà la mattina del 28 settembre 2013.

Sono da poco passate le 8.45 quando Gian Mario Ruggeri arriva in via Delle Cerese 25 a bordo della sua Ranger Rover nera per andare in palestra, alla Castel Gym. All’ingresso  viene avvicinato da una moto di grossa cilindrata con in sella due uomini con il casco nero. Non ha nemmeno il tempo di accorgersi che cosa stia succedendo, quando il passeggero della due ruote estrae una pistola e spara quattro colpi. Jimmy barcolla, qualche passo e si accascia davanti al cancelletto del centro sportivo. Il killer scende dalla moto e lo fredda con un ultimo colpo alla testa. Il mezzo con i due killer si allontana senza lasciare traccia. Il fratello dell’ex presidente dell’Atalanta Ivan muore a 44 anni.

A distanza di cinque anni non sono ancora stati individuati i responsabili di quell’esecuzione. I carabinieri, coordinati da sostituto procuratore Carmen Pugliese hanno analizzato ogni ipotesi, ma nessuna finora ha trovato riscontri.

L’indagine era partita da alcuni problemi con la giustizia che Ruggeri aveva avuto. Era stato coinvolto con altri 14 imprenditori in un presunto giro di false fatturazioni e nel 2000 era finito agli arresti domiciliari.

Nel suo diario, consegnato agli inquirenti dalla sorella Simona dopo il delitto, rivelava una serie di paure.La donna, difesa dall’avvocato Benedetto Maria Bonomo, ancora oggi insiste nel cercare la verità e confida nell’operato delle forze dell’ordine per garantire giustizia al fratello.

Tante le piste finora percorse da chi indaga. Da quella di un regolamento di conti della criminalità locale, fino a quello di un coinvolgimento della mafia. Come aveva detto due anni fa il padre di un portiere di Serie A a un settimanale. “Perché vi ostinate a cercare la verità? Lasciate stare. Girate alla larga. È molto pericoloso. Quella è gente che non perdona… L’omicidio di suo fratello è stato deciso e voluto dalla ’ndrangheta, da una famiglia di Platì”.

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