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Il processo

Cinque milioni dal Qatar per la moschea fantasma: “El Joulani poco limpido”

In tribunale parla Ayyoub Abouliaqin, dal 2012 al febbraio 2018 direttore generale della sede di Londra della Qatar Charity Foundation

Nuova udienza del processo contro Imad El Joulani, il cardiologo giordano di 58 anni già presidente del Centro culturale islamico di via Cenisio e ora presidente della Comunità islamica Bergamasca, accusato di truffa.

“Non avremmo mai sospettato che una persona retta, un medico affermato nel suo lavoro, in realtà fosse un personaggio poco limpido”, ha detto Ayyoub Abouliaqin, dal 2012 al febbraio 2018 direttore generale della sede di Londra della Qatar Charity Foundation, durante la sua testimonianza.

I fatti risalgono al giugno 2015. Secondo l’accusa, retta dal pm Carmen Pugliese, il medico, dopo aver ottenuto a nome del Centro una donazione di 4 milioni e 980 mila euro dalla Qatar Charity Foundation, prospettando falsamente la realizzazione di una nuova moschea in via Baioni, avrebbe costituito l’associazione Comunità Islamica di Bergamo, acquistando un terreno e un capannone in via San Fermo e utilizzando il denaro della fondazione per il tramite di Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia) arrecando quindi un danno al Centro culturale islamico al quale erano destinate le somme.

“I soldi servivano per realizzare la moschea in via Baioni, nient’altro” le parole di Ayyoub Abouliaquin, che seguì in prima persona l’iter facendo tappa a Bergamo nel 2013 e nel 2014. A El Joulani “chiesi più volte tutta la documentazione, ma trovò sempre delle scuse, non presentando mai una rendicontazione del progetto di via Baioni. Giurava che i documenti c’erano, ma inventava sempre una storia diversa per non mostrarceli”.

Ayyoub Abouliaqin sostiene che durante gli incontri a Bergamo a presentarsi c’era solo El Joulani. Una singolarità, visto che quando si trattava di realizzare una nuova moschea era consuetudine incontrare tutti i soggetti interessati, vale a dire i vari componenti delle comunità islamiche. “Per sviare i sospetti, a un certo punto ci disse di avere dubbi su alcuni membri dell’Ucoii – prosegue l’ex direttore generale – ma era tutta una scusa per evitare che la nostra attenzione si focalizzasse su di lui”.

Secondo le contestazioni, l’immobile di via San Fermo costò complessivamente 2,2 milioni, mentre il resto della donazione della Qatar Charity Foundation sarebbe stata travasata sui conti correnti di El Joulani.

Al dibattimento, oltre alla fondazione araba e a Ucoii, è parte civile Mohamed Saleh, presidente del Centro culturale islamico di via Cenisio che denunciò e fece scattare le indagini della Procura.

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