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Il lutto

Il Papa Giovanni piange Roberto Fiocchi: il cardiochirurgo stroncato da un infarto

Aveva 65 anni: il 6 settembre il malore all'esterno dell'ospedale e l'intervento tempestivo per salvargli la vita. Si è spento 11 giorni dopo.

Era uscito dal Papa Giovanni XXIII per prendere una boccata d’aria ma improvvisamente è stato colto da malore: lo scorso 6 settembre un infarto ha colpito Roberto Fiocchi, cardiologo e cardiochirurgo dell’Unità trapianti di cuore del dipartimento cardiovascolare, immediatamente soccorso dai colleghi che si sono accorti di quanto stava accadendo.

Un intervento tempestivo che gli aveva salvato la vita, grazie anche all’aiuto dell’Ecmo, un macchinario che si sostituisce al cuore e ai polmoni.

Il cuore di Roberto Fiocchi si era ripreso ma a distanza di 11 giorni dall’infarto non ha più retto: il medico, 65 anni, si è spento lunedì 17 settembre, lasciando la moglie e due figlie che gli daranno l’ultimo saluto mercoledì a Milano, alle 14.45 nella chiesa di San Luca.

La notizia ha sconvolto il Papa Giovanni, dove il dottor Fiocchi era una vera e propria istituzione: nel 1985 era a fianco di Lucio Parenzan durante il primo trapianto di cuore a Bergamo, poi ha messo il suo sapere in ambito farmacologico (si era formato all’Istituto Mario Negri ndr) al servizio dell’ospedale, del quale era responsabile medico per trapianti cardiaci e per cui seguiva tutti i trapiantati nelle terapie antirigetto e nella fase di follow-up.

“Roberto era una persona che viveva il lavoro come una vera e propria passione, anteponendolo a tutto – ricorda Luigia Iamele, responsabile dell’Ufficio relazioni con il pubblico che per alcuni anni ha lavorato fianco a fianco con il dottor Fiocchi nell’ambito della ricerca sui trapianti di cuore – Il bene della ricerca e dei pazienti per lui erano primari: a tutti coloro che hanno avuto la grazia e la fortuna di stargli vicino ha insegnato l’amore per il lavoro, il non arrendersi mai, il crederci sempre. È questa la sua più grande eredità: non lasciarsi mai sconfiggere dalle difficoltà, e ce ne sono tante. Con l’amore e la forza di volontà si può fare sempre qualcosa di buono per i malati”.

E proprio i malati erano il suo primo pensiero: “Con loro aveva un rapporto davvero eccezionale – continua – Gli stessi cardiotrapiantati in queste ore dicono di aver perso un pilastro della loro vita: lo vedevano come un padre e non come un medico, metteva umanità in tutto ciò che faceva. Anche per noi era un pilastro, non era un capo ma uno di famiglia. Parteciperemo in tanti all’ultimo saluto, dopo aver fatto un momento di commemorazione nella chiesa del Papa Giovanni, la sua chiesa, del suo ospedale, quello dove ha sempre lavorato e ha anche deciso di morire”.

“Roberto Fiocchi era la colonna portante dei trapianti cardiaci in termini di terapia medica e in particolar modo di immunosoppressione – aggiunge Michele Senni, direttore di Cardiologia 1, scompenso e trapianti – Da quando è partito il programma trapianti a Bergamo lo ha sempre portato avanti in modo impeccabile, insieme a Parenzan, Ferrazzi, Gamba. Un programma che oggi vede quasi 1.000 trapianti eseguiti, facendo di Bergamo uno dei più grandi centri in Italia e in Europa. Ha portato al Papa Giovanni tutte le sue conoscenze, non solo per i trapianti di cuore ma anche per altre discipline come la chirurgia generale, l’immunologia: sono tante le branche della medicina che ne hanno beneficiato. Noi siamo stati anche capofila nel minor uso di steroidi nell’immunosoppressione, importantissimo in particolare nei trapianti pediatrici perchè permette al bambino di continuare a crescere senza problematiche. Era sicuramente una persona di immensa cultura, si è dedicato in toto al lavoro contribuendo, tra alti e bassi che ci sono sempre, il grande successo del programma trapianti. In eredità ci lascia un ospedale più ricco, contaminato a cascata dalla sua conoscenza: il trapianto di cuore è stato l’aprifila per tutti gli altri. Infine il rapporto coi trapiantati, che lo amavano e ne apprezzavano passione, dedizione e disponibilità. Non dimenticheremo il sorriso che lo ha sempre contraddistinto”.

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