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L'accordo

Palafrizzoni punta sullo smart working: intesa con l’Inail per il lavoro fuori ufficio

L’accordo è stato presentato dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori, dal vicesindaco Sergio Gandi, dall’assessore all’innovazione Giacomo Angeloni e dal direttore dell’Inail Bergamo Virgilio Villanova.

Palafrizzoni punta sul lavoro agile. Nella mattinata di giovedì 13 settembre è stato siglato un protocollo d’intesa tra il Comune di Bergamo e Inail Bergamo in materia di “smart working”, che prevede la possibilità per i dipendenti di svolgere il proprio lavoro da casa o in locations diverse dall’ufficio.

L’iniziativa, accolta con favore dai sindacati, si inserisce in una progettualità più ampia. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori spiega: “L’accordo consente di avviare una sperimentazione più estesa per definire modelli e valutare il lavoro da casa o comunque fuori ufficio. Le opzioni possono essere le più diverse: il dipendente può lavorare dalla propria abitazione, in ambienti dedicati al co-working o in un ufficio diverso da quello abituale in modo da potersi concentrare meglio e non essere interrotto mentre sta svolgendo determinate mansioni”.

Le ricadute virtuose possono essere molti. Il primo cittadino prosegue: “Si tratta di una modalità innovativa che si associa a un miglioramento delle condizioni lavorative dei dipendenti aiutandoli a conciliare i tempi di vita e di lavoro favorendo al contempo la crescita della produttività. Inoltre, da questa opportunità scaturiscono effetti positivi sia per quanto riguarda il traffico e la viabilità sia in termini ambientali”.

Dal canto suo, il direttore di Inail Bergamo Virginio Villanova esprime il proprio apprezzamento per l’iniziativa affermando che l’ente è “molto attento al tema del lavoro agile. Un progetto dal valore strategico che consentirà di testare in maniera ancor più significativa questa innovativa modalità di lavorare”.

Negli ultimi due anni a Palafrizzoni è già stata effettuata una sperimentazione iniziale del “lavoro agile” coinvolgendo in totale 35 collaboratori che un giorno alla settimana hanno svolto il proprio lavoro da casa, o comunque fuori ufficio. Si tratta di dipendenti operanti nei settori più svariati: ecologia, anagrafe, ICT, protocollo, innovazione, risorse umane, cultura e turismo. Ad averlo testato su scala nazionale sono prevalentemente lavoratori di sesso maschile, mentre a Bergamo al momento si tratta esclusivamente di donne.

Quest’anno a provarlo sono stati dieci dipendenti, con una riduzione di 2.121 ore di lavoro agile e 2.356 tonnellate di co2 in meno.

Con questa nuova tappa, entro 18 mesi è previsto che il 10% dei collaboratori, cioè 80 dipendenti, possa lavorare fuori ufficio, un dato che col tempo dovrebbe crescere ulteriormente.

Esprime la propria soddisfazione l’assessore all’innovazione Giacomo Angeloni, che evidenzia: “Siamo molto contenti della firma di questo protocollo d’intesa. Per giungere a questa importante tappa, abbiamo partecipato ai tavoli organizzati dal ministero della pubblica amministrazione e abbiamo investito molto su questo progetto. Nell’immaginario collettivo il lavoro agile può essere considerato come qualcosa appannaggio di lazzaroni, ma in realtà non è così: chi lo effettua, di fatto, viene controllato tre volte di più rispetto agli altri. Inoltre, è un modus operandi per obiettivi e non per ore: questo è un’altra garanzia per la produttività: infatti, non è detto che chi è in ufficio lavori maggiormente di chi svolge la propria attività esternamente. E questo cambiamento è un notevole passo in avanti, se consideriamo che non siamo poi così lontani dagli anni dei tornelli per la pubblica amministrazione. Una spinta significativa, poi, è arrivata dai privati, dove lo smart working viene applicato in modo sempre più esteso. I vantaggi sono molteplici se pensiamo ad esempio a chi viene ogni giorno da Trescore Balneario o Milano”.

Anche il vicesindaco Sergio Gandi esprime il proprio orgoglio per l’iniziativa che “rappresenta un campo innovativo e per certi aspetti inesplorato, con il Comune che apre la strada a questa modalità di lavorare nata dalla buona volontà di entrambe le parti coinvolte. Un progetto che si basa sul rapporto fiduciario tra il Comune e i dipendenti finalizzato a offrire condizioni migliori e maggior efficienza collaborando nell’interesse della comunità”.

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