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L'intervista

Da Bergamo a Berlino: la carriera da Dj di Alessandro video

Alessandro Cozzolino, venticinquenne bergamasco, da Boccaleone a Berlino per fare il DJ professionista

Alessandro Cozzolino, venticinquenne bergamasco, da Boccaleone a Berlino per fare il DJ professionista.

Il suo motto lo prende dalle parole di Bernard Shaw: “If you have an apple and I have an apple and we exchange these apples then you and I will still each have one apple. But if you have an idea and I have an idea and we exchange these ideas, then each of us will have two ideas”.

Alessandro Cozzolino, in arte Cioz, ha 25 anni ed è originario di Bergamo, precisamente del quartiere di Boccaleone. Si è traferito a Berlino avviando la sua carriera da DJ dove ha già pubblicato il suo primo disco in vinile dal titolo Arbol. La sua musica, avvolgente e molto d’impatto ha raggiunto gli organizzatori del Festival musicale Family Piknik di Montpellier in Francia, Festival che gli ha permesso di esibirsi al fianco di artisti di grande rilievo come Luciano, Marco Carola e Black Coffee.

Allora Alessandro, da dove comincieresti per raccontarci la tua storia?

“Per raccontarvi la mia storia mi servo sempre di due parole, qualcuno le considera sinonimi, ma si sbaglia. Nella lingua inglese esistono questi due termini: “Fortunate” e “Lucky”: “Fortunate” è chi si è costruito la propria fortuna, la propria buona sorte da solo, e il “Lucky”, chi è fortunato senza grandi sforzi. Ecco io penso di potermi inserire tra i primi. Tutto è cominciato qualche anno fa: ero in un bar di Boccaleone e il barista mi chiese di lavorare un po’ nel suo locale, visto che mi divertivo ad assemblare e a costruire musica. A quel tempo suonavo anche la chitarra e scrivevo canzoni, giocando a pianificare il sound giusto. Poi da quell’esperienza nel locale del quartiere di Bergamo ho cominciato ad esibirmi come DJ con il gruppo Utōpia Open Air di Boccaleone.
Di lì a poco io e i miei amici abbiamo creato l’associazione ‘Boccaleone Open Space’, associazione con lo scopo di trasformare il viadotto di Boccaleone da luogo abbandonato a punto di incontro attraverso un po’ di musica e arte. Ho così cominciatto ad avere anche visibilità e ho iniziato a suonare come resident al Bauhaus Party. Dopo un anno la nostra associazione ha invitato Bebetta (DJ di Berlino) come ospite. Lei suonava da un po’ di tempo qualche mia traccia e mi ha accolto nel suo studio di Berlino per comporre qualche brano insieme. Siamo andati subito d’accordo e mi ha ospitato molte altre volte.
Cercavo di recarmi a Berlino una volta al mese e in quel frangente Bebetta mi ha fatto conoscere i Super Flu, i quali mi hanno voluto inserire nella loro etichetta “Monaberry”, mondo professionista del DJing. Quasi contemporaneamente ho trovato un lavoro part-time per un’app musicale ed ora sono quattro mesi e mezzo che vivo a Berlino e mi trovo benissimo”.

Quali sono le emozioni che ti trasmette il tuo lavoro?

“Mi piace emozionarmi quando succede qualcosa – dice – Quando vedo le persone ballare sulla mia musica, le vedo divertirsi, le vedo emozionarsi, ecco che il mio lavoro ha davvero senso. La scelta di trasferirmi a Berlino poi è stata quasi obbligatoria, essendo una città completamente immersa nella musica. In Italia c’è la cultura della musica ma la figura del DJ non viene presa sul serio, anche all’interno del contesto musicale il DJ è una figura messa in secondo piano. Invece a Berlino ci sono molti scambi di idee, c’è possibilità di organizzare qualsiasi cosa tu voglia ed è dal comune che partono le concessioni. Questo chiaramente va tutto a favore degli artisti: avere le strutture, la visibilità, la possibilità di avere numerosi consensi da parte delle amministrazioni pubbliche rende l’esperienza artistica una missione reale, che puoi toccare con mano. Ecco la differenza con l’Italia la vedi in questo, nella libertà che hai per realizzare i tuoi obiettivi”.

Cosa diresti ai giovani che come te vorrebbero trasferirsi all’estero per cercare di realizzare il proprio futuro?

“Sicuramente direi di non fare mai scelte avventate. Prima di trasferirmi definitivamente ho cercato innanzitutto un lavoro che mi permettesse di poter vivere a Berlino, ho cercato di vedere la città e di informarmi bene. Bisogna sempre avere un gradino sicuro dove appoggiarsi, in questo caso un lavoro. Io ad esempio ho un lavoro part-time nell’ambito musicale e questo mi da la possibilità sia di far fronte alle responsabilità economiche che lavorare come DJ durante gli altri giorni della settimana, di poter comprare le attrezzature di cui ho bisogno. Questo in Italia sarebbe quasi impossibile.
A tutti coloro che cercano di trasformare le proprie attitudini in un vero lavoro mi piacerebbe dare questo messaggio: le cose che desideri arrivano quando smetti di cercarle. Il duro lavoro trova sempre la strada per raggiungere il riconoscimento che gli serve.
Avere obiettivi chiari ed essere al posto giusto nel momento giusto può essere la chiave perfetta per aprire le innumerevoli porte del proprio futuro”.

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