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Bergamo segreta

La chiesa di Sant’Alessandro in Captura e la cattura del patrono di Bergamo

Nuova tappa del percorso fra i luoghi "nascosti" della nostra provincia, alla scoperta della storia del patrono di Bergamo

Borgo Palazzo è oggi considerato uno dei quartieri centrali di Bergamo, a pochi passi dalle vie dello shopping e delle istituzioni che caratterizzano la parte bassa del capoluogo, nonostante ciò fra i palazzi che accompagnano le strette vie del rione si nascondono ancora oggi segreti e misteri. Proprio lì, in uno dei pochi affranti dove il torrente Morla è ancora visibile, sorge una chiesa imponente nella sua facciata, ma spesso trascurata dai bergamaschi se si eccettua il vicino convento dei Cappuccini, primo a installarsi in Lombardia, e per il suo nome,

Sant’Alessandro in Captura, un toponimo particolare che fa richiamo ad antiche vicende.
Sulle sponde del più importante corso d’acqua cittadino, nei pressi dell’omonimo ponte che collegava la città alla periferia, nel III secolo d.C. sorgeva infatti la villa del facoltoso Crotacio, patrizio romano nominato dall’imperatore Marco Aurelio duca di Bergamo e padre di Lupo. Proprio in quel luogo, attorno al 302, giunse nell’area un soldato tebano di nome Alessandro che, fuggito da Milano attraverso l’Adda in secca dalla decapitazione indetta dall’imperatore Massimiano.

Il vessillifero, accolto da Crotacio nella sua dimora, continuò a predicare riuscendo a convertire al cristianesimo la nipote Grata e i parenti Fermo e Rustico prima di esser catturato dalle truppe di Massimiano e decapitato il 26 agosto 303 presso l’attuale chiesa di Sant’Alessandro in Colonna. Se nel corso degli anni il soldato della Legione Tebea venne cannonizzato e proclamato patrono di Bergamo, la Villa di Crotacio mantenne l’ambiente idilliaco che la circondava trasformandosi nella chiesa di Sant’Alessandro de Curte Murgula (così un documento del 1211 la identifica) che, secondo un’antica tradizione, sarebbe stata fondata da Carlo Magno nel luogo della cattura del miles strenuus e negli anni chiamata con il nome di Sant’Alessandro in Captura.

A partire dal 1535 l’edificio religioso passò nelle mani dei Frati Cappuccini che, nei pressi di quest’ultimo, costruirono un convento (il primo in Lombardia) ampliato più volte nel 1564, nel 1578 e ancora nel 1689 e dotati di due chiostri, uno dei quali dedicato alla coltivazione dell’orto; mentre la chiesa veniva ricostruita nel 1571 alla “maniera cappuccina” con navata unica, una facciata a capanna e un piccolo porticato all’entrata.

Dell’antica struttura non rimane a noi che il nome, visto che l’attuale configurazione risale alla riedificazione del 1888, ristrutturata e rivista nel progetto di Enrico Sesti fra il 1956 e il 1958, mentre il convento venne ampliato per l’ultima volta nel 2010.

Oggi la chiesa rimane un importante centro francescano che accoglie nel suo coro una pala di Palma il Giovane raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Alessandro, Orsola, Francesco e Chiara, oltre a un altro quadro con Maria Assunta e un dipinto con Abramo e i tre Angeli, nonostante ciò, grazie al suo antico toponimo, ricorda uno dei più importanti tasselli della vita del patrono di Bergamo.

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