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Don leone lussana

Francesco perde popolarità per i migranti, “Ma il Papa non cerca consensi”

Papa Francesco resta il più amato dagli italiani, ma rispetto a cinque anni fa il sentimento positivo è sceso dall'88 al 71 per cento.

Papa Francesco resta il più amato dagli italiani, ma rispetto a cinque anni fa il sentimento positivo è sceso dall’88 al 71 per cento. L’indagine è stata condotta dall’Osservatorio su Nord Est pubblicata sul Gazzettino e ripreso da La Repubblica. Emerge dallo studio che molti commentatori valutano criticamente le posizioni di Francesco sul piano dei diritti e dei problemi della società. Soprattutto sull’accoglienza dei migranti, sull’apertura verso gli ultimi.

Monsignor Leone Lussana, classe 1944, parroco di Torre Boldone dal 1998 rilegge con noi questa indagine.

Monsignor Lussana come giudica questo calo di popolarità del Papa?
“Prima dovremmo partire nel chiederci perché si deve valutare la popolarità di una persona e con quali criteri. Perché si fa questa indagine e che cosa si vuole dimostrare? Il Papa è una figura così unica che non può andar bene a tutti, guai se fosse così. La popolarità di un Papa, così come di un parroco, si basa su tanti motivi: per lo stile, per ciò che propone, per l’operatività politica, per la quotidianità… Ci sono una serie di motivi che possono spingere una persona, in questo caso specifico il Papa, a piacerci o meno. Entrano in gioco anche le differenti opinioni su temi che quotidianamente affrontiamo tutti. Non credo che le persone siano contrarie a quello che afferma il Papa, ma fatichino poi nel concretizzare nella vita di tutti i giorni quei valori cristiani”.

In questo specifico caso, emerge che le posizioni sui migranti abbiamo scalfito la popolarità di Papa Francesco.
“Non mi meraviglia. Vorrei però poter partire da una precisazione: il tema dei migranti è molto complesso, che molti governanti in tutta Europa e nel mondo faticano a governare e ad affrontare. C’è da aggiungere che magari non si contesta il pensiero del Papa su questo tema che è l’invito ad accogliere l’altro, il diverso da noi, il profugo e l’immigrato. La valutazione tiene conto di ciò che una persona vive, magari ha subito un furto, ha assistito ad uno scippo, viene influenzata dai messaggi della tv. Sono molte e diverse le motivazioni che portano ad elaborare un’idea diversa sui migranti rispetto al pensiero e all’invito del Papa. Poi ci sono le opinioni diverse e le ideologie che si introducono sulla valutazione di questo tema. E nel rispetto delle idee altrui è giusto che ci siano”.

Quindi bisogna saper leggere meglio questo calo di popolarità?
“Questa indagine si può leggere da diverse angolature. Se il Papa piace perché va dall’oculista e questo è il parametro, si fa in fretta anche a perdere o a conquistare punti. Io credo invece che ci siano moltissime persone che hanno capito bene la figura e il messaggio di Papa Francesco, dall’essenzialità del vangelo ai tanti temi che mette sul tavolo. Poi, naturalmente c’è chi di fronte a temi che scuotono la coscienza hanno ritenuto più facile girare le spalle. Ma anche questo è un atteggiamento umano che va accolto nella piena libertà che ci lascia il Signore di accogliere o meno il suo messaggio”.

Perché si fa più fatica ad accettare un Papa che interviene sui diritti o temi etici?
“Perché il Papa non guarda al consenso, alla popolarità. Papa Francesco come gli altri Papi. C’è chi vuole sempre la novità, la svolta, si aspetta la rottura. Dal Concilio Vaticano II in poi io vedo invece sul soglio di Pietro una continuità variante, non ci sono contrasti tra i Papi. In questi giorni si ricorda anche Paolo VI e Papa Francesco lo riprende spesso come esempio. Credo che Montini sia stato un grande Papa con una fede profonda che sapeva guardare dentro l’umano e non avesse niente da imparare da nessuno. Così è anche per Papa Francesco, forse dovremmo imparare ad andare oltre certi gesti quotidiani che piacciono molto, che sono molto popolari, e cogliere di più il suo esempio evangelico. Una sfida che va oltre un’indagine sulla popolarità”.

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