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L'intervista

Accornero: “C’è un gran fastidio nei confronti della sindone”

Intervista al nostro vaticanista Pier Giuseppe Accornero da parte di Luca Reteuna per "Vita diocesana pinerolese" sulla Sindone.

Intervista al nostro vaticanista Pier Giuseppe Accornero da parte di Luca Reteuna per “Vita diocesana pinerolese” sulla Sindone.

Luigi Garlaschelli (chimico e componente dell’unione atei e agnostici razionalisti), insieme con Matteo Borrini (archeologo, con una tesi di dottorato in antropologia forense) sostengono, sul numero del 10 luglio 2018 del Journal of Forensic Sciences, che le tracce di sangue della Sindone provenienti dalle braccia e dalle avambraccia derivano da posizioni diverse degli arti superiori e soprattutto che la ferita del torace non poteva produrre quel tipo di macchia sulla parte posteriore del Sacro Lino: qual è la sua opinione?
«Anzitutto devo dire che non sono uno scienziato ma un prete giornalista che si occupa della Sindone dal 1969. Non ho letto le ricerche di Borrini e Garlaschelli, ma quello che hanno riportato quotidiani e media. La professoressa Emanuela Marinelli, sindonologa di fama mondiale e autrice di vari studi, è categorica. Intervistata da “Radio Vaticana” dice: “Di scientifico non c’è nulla. È scientifico prendere un manichino e con una spugna imbevuta di sangue artificiale premere sul lato destro del fantoccio per vedere dove cadono i rivoli di sangue? Questa roba non ha il rigore delle indagini realizzate quarant’anni fa su cadaveri di uomini morti per emopericardio” – come pare sia morto Gesù – “posizionati in verticale e punti con un bisturi fra la quinta e la sesta costala, come fece la lancia del soldato romano. Prove che ebbero risultati diversi da quelli di Borrini e Garlaschelli”. Il fisico Paolo Di Lazzaro, vicedirettore del Centro internazionale di Sindonologia di Torino, ricorda che “questa ricerca non è nuova, è datata 2014 e venne presentata a un congresso di medicina forense negli Stati Uniti. Già all’epoca vi furono notevoli perplessità sulla validità dei risultati. Ora lo studio è stato pubblicato”».

Perché i giornali titolano “La Sindone è un falso”, quando i ricercatori stessi ammettono di non avere analizzato la sostanza, che la scienza ha già dimostrato ampiamente essere sangue?
«I titoli dei giornali sono necessariamente sintetici perché devono far stare concetti complessi in uno spazio molto ristretto. Penso ai risultati del contestatissimo esame con il radiocarbonio C 14 di trent’anni fa. Anche nel 1988 i giornali di tutto il mondo strillarono “La Sindone è un falso”. Ma i carbonisti dimenticavano che i campioni tratti dal telo erano e sono troppo contaminati, quindi le prove risultano falsate e i risultati invalidi, come i carbonisti dovettero ammettere. I laboratori – l’inglese Oxford, lo statunitense Tucson e lo svizzero Zurigo non tennero conto dell’inquinamento (l’esperimento fu fatto dopo Chernobyl) e del fatto che il C14 è un metodo troppo anomalo, difficile e insicuro. La dimostrazione che la singola ricerca è destinata al fallimento e che solo gli studi multidisciplinari ottengono risultati coerenti e omogenei».

Da sacerdote quale pensa che sia la ragione di tanto accanimento contro l’immagine della sofferenza di un crocifisso?
«Per tentare di avvalorare la tesi che la Sindone sia falsa, gruppi ideologici, specie di matrice anglosassone e protestante, finanziano senza risparmio ricerche preconcette, precostruite a tavolino. Illuminante la Marinelli che partecipa a tutti i congressi sindonici : “Basta pagare e le ricerche si fanno. E si trova pure chi te le pubblica”. È innegabile che dietro ad alcune di esse si nascondono gruppi che vogliono far credere che la Sindone sia un falso storico. C’è un fastidio nei confronti della Sindone ma soprattutto di chi vuole negare Cristo, la sua vita, la sua passione, morte e risurrezione. Diceva il cardinale Giacomo Biffi: “Per un cattolico scoprire che la Sindone è falsa non cambia nulla. Tutto cambia, invece, per un ateo” perché il cristiano deve credere in Cristo ma può non credere alla Sindone. Di questo ha paura chi si affanna a volerne dimostrare a tutti i costi la falsità».

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