Quando ero piccolo, diciamo intorno ai cinque o sei anni, mia mamma, che era già allora un tipino un po’ particolare, anziché lasciarmi a pascolare in qualche parchetto o affidarmi alle amorevoli cure di qualche asilo, mi trascinava su e giù per vicoli e scalette, con il sole e con la buriana, raccontandomi mille storie su Bergamo, Garibaldi, la Bella Gigogìn e simili amenità.
Devo, dunque, probabilmente a mia madre il mio mestiere di storico e la mia conoscenza piuttosto capillare dell’odonomastica orobica. Devo, invece, ai miei amici di Bergamonews questa nuova avventura, in cui ci cimenteremo con un racconto settimanale delle strade cittadine, cercando di spiegarne il nome e, magari, di aggiungere qualche nota di colore alla spiegazione: una specie di piccolo Baedeker bergamasco, senza troppe pretese.
I nomi delle strade ci sono familiari: sono un elemento vitale della nostra identità ed appartenenza. Tuttavia, non sempre ci soffermiamo a chiederci da dove derivino certi toponimi bizzarri, chi fossero i personaggi immortalati nelle targhe stradali, a cosa corrispondano certe date cui è stata intitolata una via: noi proveremo a dare una risposta a queste domande, sperando di suscitare anche in voi un po’ di curiosità. Così, tra tutte le strade con caratteristiche curiose, abbiamo pensato di scegliere, all’inizio, quelle che possono dare adito a qualche equivoco.
La prima è la centralissima e molto frequentata via Paglia. L’equivoco nasce da una cointitolazione, avvenuta, per così dire, in due tempi. Dovete sapere che, in origine, riferendosi a via Paglia, i bergamaschi avrebbero pensato, istintivamente, a Guido Paglia, eroico volontario durante la guerra d’Etiopia, caduto all’Amba Uork nel 1936 e decorato di MOVM.
L’eroismo, però, evidentemente si coltiva, in determinati nuclei familiari, tanto che il figlio di Guido Paglia, Giorgio, divenne, a soli ventidue anni, il valorosissimo comandante di una squadra di partigiani garibaldini, che operava tra la Val Gandino e la Val Cavallina. Catturato con i suoi nel celebre episodio di “Malga Lunga”, Giorgio Paglia, cui era stata offerta la grazia, unico del distaccamento, proprio in virtù dell’essere figlio di un eroe fascista, la rifiutò, e chiese, anzi, di essere fucilato per primo: anche lui venne insignito di MOVM.
Così, via Paglia fu intitolata ad entrambi, padre e figlio, eroi di due mondi diversi ed apparentemente incompatibili, ma accomunati dal coraggio e dal sacrificio.
Oggi, molti nostri concittadini ignorano la ragione per cui via Paglia si chiami così: altri, invece, pensano che essa faccia riferimento al solo Giorgio, data la parziale rimozione della figura del padre, eroe in qualche modo scomodo, storicamente.
Invece, via Paglia, in uno dei casi più singolari di eroismo ereditario, li ricorda tutti e due, insieme, accomunati dalla massima decorazione al valore e dall’amore tra padre e figlio: è una storia bellissima e tragica che abbiamo scelto per la prima puntata del nostro itinerario tra le vie di Bergamo. Ci sembrava una cosa giusta.
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