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Lo sguardo di beppe

Dopo promesse e battaglie, al Governo “il fare” è più complicato, così si vive di slogan

Mi piacerebbe tanto che l’esercizio della democrazia, qualora non fosse ridotto ad una barzelletta, non portasse la gente ad odiarsi, ad augurare del male a chi la pensa in modo differente e a riempire di insulti il dissenso. Ma temo che ancora per un bel po’ , l’avversario politico sarà considerato “il nemico da battere e da abbattere”.

Che l’ossessiva concentrazione dell’azione di Matteo Salvini sul problema dei migranti sia frutto di malcelata volontà di nascondere l’impossibilità di attuare altri importanti punti del programma sembra ormai evidente a tutti. Certo, l’immigrazione senza regole va regolamentata e ridiscussa in Europa, ma non può e non deve essere l’unico punto programmatico da portare avanti.

Ce n’è di ben più importanti per gli italiani e sarebbe ora di iniziare ad affrontarli. Sarebbe utile, ad esempio, iniziare a dare qualche segnale sulla diminuzione della fiscalità, causa prima delle fughe di capitali dal nostro paese e dei mancati investimenti di gruppi stranieri sul nostro suolo. Sarebbe tempo di mettere mano alla semplificazione della burocrazia, altra palla al piede che tiene lontani investitori e grandi gruppi dai nostri lidi.

Pare che il ministro Giovanni Tria abbia detto senza parafrasi che non sarà possibile attuare la flat tax, provvedimento sul quale molta gente ha puntato l’attenzione, se non nei prossimi anni. Lo stesso destino toccherà al reddito di cittadinanza la cui applicazione, date le plurime versioni date da Luigi Di Maio, non riesce ad essere chiara ed incorre nelle stesse difficoltà di reperimento dei fondi necessari ad attuarla che connota la flat tax.

Nel frattempo, si vocifera di un provvedimento che, personalmente ritengo pericoloso per l’occupazione, in quanto potrebbe causare l’aumento dei ranghi dei disoccupati. Mi riferisco alle chiusure domenicali e festive dei negozi e dei centri commerciali. Il settore ancora in crisi come tanti altri e le numerose saracinesche abbassate di un’infinità di esercizi commerciali non danno adito a dubbi interpretativi. Ad aggravare il problema, molti esercizi commerciali ancora aperti hanno posto in evidenza delle scritte di altrettanto facile interpretazione:” Si svuota tutto per cessata attività”.

Eh, sì, promettere la soluzione di problemi in campagna elettorale ed annunciare novità, di per sé buone qualora siano possibili, è facile. Fare i conti con la realtà nel governare ha un sapore totalmente diverso. Sul terreno del governo si fanno i conti con i numeri reali e la musica cambia. Non è per nulla risolutiva l’affermazione e la constatazione che l’impossibilità attuativa di alcuni importanti provvedimenti promessi in campagna elettorale sia imputabile a situazioni ereditate dai precedenti governi. Il problema esisteva anche quando i nuovi leader annunciavano il nuovo corso e snocciolavano i punti eclatanti e attira-voti contenuti nel programma!

Il debito è lì da anni e si è incrementato nel tempo fino a far intravedere una tendenza alla diminuzione, evidenziata verso la fine della legislatura ultima scorsa. Quando parecchie persone, durante la campagna elettorale, chiedevano maggiori dettagli sul reperimento delle coperture di questi importanti e costosi provvedimenti, limitandosi a quel quesito senza entrare nel merito dell’utilità o meno dei provvedimenti promessi, queste sono state sommerse da insulti pesanti ed accusate di non volere il cambiamento, quasi fosse loro la responsabilità del fatto che non si vedevano coperture possibili a quei capitoli di spesa. Ma questo modo di fare ha sempre connotato il modo di reagire di una certa parte di elettorato che bolla come nemico e non come antagonista chiunque sollevi un dubbio sulla fattibilità di attuazione di talune promesse.

E, more italico, gli insulti volano alti su Facebook e su tutti i mezzi di comunicazione nei quali è possibile interloquire con gli autori di osservazioni non allineate al programma condiviso dalla massa degli elettori di questo governo. Salvini è un politico di lungo corso, navigato ed abile nel proporre tematiche che si possono trascinare per tempi non quantificabili ma che incontrano il consenso di molti elettori, presi dall’enfasi dei discorsi di questo leader che sa dove andare a scovare il consenso. Ora, la questione migranti torna sui tavoli europei e rischia di creare fratture in seno alla comunità. Una soluzione dovrà pur essere trovata, ma nel frattempo, perché non affrontare altre problematiche molto più utili alla gente?

È già stato detto fino allo sfinimento che, nonostante si enfatizzi a dismisura il problema dei migranti che, lo ripeto, va comunque regolamentato, sono ben altre le problematiche che vanno ad incidere sul benessere dei cittadini: il lavoro, la disoccupazione giovanile e femminile, la fiscalità allucinante di uno stato idrovora che restituisce ben poco in termini di servizi, l’evasione fiscale, il riassetto della scuola di ogni ordine e grado, l’innalzamento del livello culturale di una fetta ancora consistente di popolazione ed altre cosette di questa rilevanza che sono alla base dello
sviluppo del paese.

Ma di fronte a soluzioni proposte da Di Maio quali la chiusura dell’Ilva di Taranto, la chiusura degli esercizi commerciali di domenica e nelle festività infrasettimanali e la leggerezza generale nell’approccio a problematiche complesse e difficili, non lasciano intravedere come si potrà uscire con benefici tangibili da una situazione critica nella quale da troppo tempo rimaniamo bloccati.

Ora, poi, circola una notizia che, se mai fosse confermata, ci dovrebbe far accendere ceri votivi a tutti i santi perché non si avveri. L’ispiratore nonché fondatore dei pentastellati, certo Beppe Grillo, è stato folgorato da una nuova idea relativa alla composizione del Senato: l’estrazione a sorte casuale dei senatori tra tutta la gente d’Italia. Ed a sostegno di questa tesi che ritengo indefinibile, chiama in causa i metodi di elezione dell’antica Grecia. Mi sono ripromesso di citare solo l’idea e di non commentarla, onde evitare l’innesco di polemiche infarcite fatalmente di parolacce e di insulti tra le differenti fazioni di sostenitori. Provate a pensarci, se avete un po’ di tempo da perdere.

Mi piacerebbe tanto che l’esercizio della democrazia, qualora non fosse ridotto ad una barzelletta, non portasse la gente ad odiarsi, ad augurare del male a chi la pensa in modo differente e a riempire di insulti il dissenso. Ma temo che ancora per un bel po’ , l’avversario politico sarà considerato “il nemico da battere e da abbattere”, istruiti in questa negativa attitudine dai leader di partito che hanno abusato di siffatti linguaggi e che nulla mai hanno fatto per far capire ai loro fans che coloro che non la pensano nello stesso modo non sono delinquenti, mafiosi, degni di essere espulsi dall’Italia o di essere messi a morte, ma solo persone che nell’esercizio della democrazia, pensano che i problemi possano essere visti e risolti in modo diverso.

E se i nuovi governanti si illudono circa la facilità di cancellare i vitalizi pregressi, credo che dovranno ingaggiare una giusta quanto durissima lotta contro uno stuolo di beneficiari di queste prebende, pronti ad arrivare fino alla corte costituzionale. La speranza è che almeno questo provvedimento, facilmente condivisibile, porti qualche frutto e sancisca definitivamente un principio, nonostante rappresenti un esiguo risparmio se rapportato ad altre spese da rivedere, per dare senso pieno ad una costituzione che vorrebbe tutti i cittadini uguali davanti alla legge e quindi, titolari di uguali diritti.

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