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La lettera

“Spazi estivi ai soliti noti, troppa disparità tra Città Alta e Bassa: gli esercenti soffrono”

Il titolare di un bar di via Maj: "Contiamo i giorni che mancano a settembre. Perché non dare spazio anche a chi in estate soffre ed ha problemi?"

“Siamo lontani anni luce dai primi spazi estivi e molto, anzi tutto, è cambiato”. Comincia così la lettera che il titolare di un bar di Bergamo (in via Angelo Maj) ha inviato alla nostra redazione. Tema: gli spazi estivi in città.

“Nell’ultimo decennio Bergamo e soprattutto Città Alta sono diventate mete turistiche – osserva il gestore del bar -. È giusto ampliare l’offerta, in particolare modo d’estate, offrendo un servizio continuativo e possibilmente di qualità. Questo, però, avviene in Città Alta. Ma in Città Bassa? Qui gli operatori soffrono e contano i giorni che mancano al mese di settembre. Sì, perchè finalmente dopo tre mesi di deserto si ricomincia un po’ a lavorare”.

Lo sfogo prosegue: “Ben vengano gli spazi estivi, ma se in Città Alta alta gli operatori sorridono in quella Bassa piangono. Soprattutto chi non dispone di dehor o di qualche tavolino all’esterno”.,

Infine, lancia una provocazione: “Non sarebbe più logico cercare di assegnare gli spazi estivi a chi in estate soffre ed ha problemi? Un esempio: lo spalto di Sant’Agostino è appannaggio degli operatori di Città Alta. Ma San Michele sarebbe così difficile assegnarlo nelle stesse modalità ai commercianti di Città Bassa che hanno voglia di creare uno spazio estivo? Oppure, in Città Bassa non è possibile identificare uno spazio a somiglianza degli estivi di Città Alta? È auspicabile, e qualcosa penso si stia muovendo in tal senso. Purché non sia appannaggio dei soliti noti.

Lettera firmata

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