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L'intervista

La corsa più dura del mondo, il bergamasco Villella racconta il suo Giro d’Italia

Il ciclista di Sant’Omobono in forza all’Astana Pro Team: "I miei prossimi obiettivi sono i Campionati Italiani ed il Giro d’Austria. Campionati del Mondo? Mi piacerebbe esserci"

Ben 3.574,2 chilometri da correre in bicicletta, tutti d’un fiato e senza un momento di riposo. È il Giro d’Italia, la corsa più bella del mondo, ma senza dubbio anche la più difficile; una corsa dai mille segreti che abbiamo provato svelare con Davide Villella, ciclista originario di Sant’Omobono in forza all’Astana Pro Team. In questa intervista racconta la sua esperienza rosa.

Com’è andato il Giro d’Italia?

Abbastanza bene. L’obiettivo della squadra era conquistare il podio e la maglia bianca con Miguel Angel Lopez e lo abbiamo raggiunto, tuttavia non sono riuscito a completare il mio obiettivo che era quello di vincere di una tappa.

Osservando il percorso, qual è stata la tappa più dura?

La decima, da Penne a Gualdo Tadino. Questa è stata la tappa più lunga del Giro con 244 km, dove si ripartiva dopo un giorno di riposo con una salita sin dall’inizio. Sulla prima ascesa si è staccato Esteban Chaves, per cui il gruppo ha cercato di ampliare il più possibile il divario con il corridore colombiano e per questo siamo andati a tutta tutto il giorno. Inoltre ho attaccato a trenta chilometri e perciò ho speso molto.

Tornando alla tappa di Gualdo Tadino, nel finale si è staccato dalla fuga decisiva. Per quale motivo non è riuscito a tenere le ruote di Matej Mohoric e Nico Denz?

Durante la prima settimana di corsa ho contratto un virus a Gerusalemme che per quattro giorni mi ha costretto a mangiare poco, debilitandomi. Quella tappa era la più lunga del Giro, per cui nel finale ho pagato questo disagio. Era una bella occasione, ma è andata così.

Analizzando una corsa di tre settimane, come ci si prepara dal punto di vista fisico?

Dietro una corsa di tre settimane vi è una lunga preparazione: nel periodo invernale si svolgono attività come nuoto, palestra, mountain bike oltre che ritiri in altura, mentre in seguito vengono fatti allenamenti specifici in funzione dei vari appuntamenti in programma. Oltre all’allenamento, prima di un Grande Giro si prende anche parte ad altre corse, così da poter cogliere il ritmo corsa che in fase di preparazione non è possibile trovare.

Durante una tappa, quando la fuga di giornata ha preso un vantaggio sotto controllo ed un gregario non deve lavorare per il proprio capitano, come si affronta il passaggio dei chilometri in mezzo al gruppo?

Se non c’è il pericolo vento, all’interno del gruppo si è tranquilli. Durante questa fase in genere si va a prendere le borracce per i capitani all’ammiraglia oppure si chiacchera, ma occorre tenere sempre gli occhi aperti.

Ripercorrendo la sua carriera, ha esordito con il Gruppo Ciclistico Almenno e lì ha corso nelle categorie giovanili. Quanto sono serviti gli insegnamenti ricevuti in precedenza una volta passato al professionismo?

Ho debuttato con loro nella categoria G2 a otto anni e sono rimasto sino alla categoria juniores prima di passare Under 23 con il Team Colpack. Sono stati anni in cui ho potuto crescere senza pressioni e che mi ha aiutato negli anni successivi, a differenza di altri ciclisti spremuti nelle categorie giovanili e non in grado di esprimersi al meglio fra gli Under 23.

Davide villella

Una delle più grandi soddisfazioni della sua giovane carriera è stata la conquista della maglia a pois alla Vuelta di Spagna 2017. Come è riuscito a raggiungere questo obiettivo lungo tre settimane?

Andando sempre in fuga poiché la Vuelta è una gara adatta alle fughe, essendoci molte montagne e non essendo previste tappe totalmente piane. Ho cercato di andare all’attacco quasi tutti i giorni, in alcuni casi magari puntando in alcune frazioni solo sui gran premi della montagna posti nei primi chilometri per poi lasciare la fuga di giornata e recuperando energie.

Soddisfazioni, ma anche alcune beffe nel corso della sua carriera professionistica, come la Liegi-Bastogne-Liegi 2017 e Campionati Europei 2016, dove ha sfiorato la vittoria. Cosa è mancato in quelle gare per trionfare?

Nella Liegi-Bastogne-Liegi si è trattato di un attacco compiuto per ordini di scuderia e che mi ha tagliato fuori dalla possibilità di giocarmi la vittoria. Al Campionato Europeo era difficile che il mio attacco andasse in porto, ma per un momento ci ho creduto. Inspiegabilmente la nazionale belga ha iniziato a tirare e ciò mi ha impedito di arrivare.

Parlando di Astana, il pensiero non può che andare a Michele Scarponi. Siccome ha modo di correre in quella che è stata l’ultima squadra del corridore marchigiano prima della sua scomparsa, chi era Michele e che ricordo ha lasciato in Astana?

Io ho avuto modo di incontrarlo durante alcune corse, ma non di conoscerlo appieno. Nonostante ciò fra le persone che hanno corso con lui si sente la mancanza e ciò fa capire quanto Michele fosse una persona speciale.

Dal 2014, anno del suo debutto fra i professionisti ad oggi, ha colto solo una vittoria, l’edizione 2016 della Japan Cup. Se dovesse scegliere una gara da vincere in futuro, quale preferirebbe ? Una corsa a tappe oppure una in linea?

Se dovessi scegliere, preferirei una gara in linea, magari una Liegi-Bastogne-Liegi o un Giro di Lombardia che si adattano maggiormente alle mie caratteristiche.

In conclusione quali saranno i prossimi obiettivi di Davide Villella? Ci saranno anche i Campionati del Mondo di Innsbruck?

I miei prossimi obiettivi saranno i Campionati Italiani ed il Giro d’Austria. Ai Campionati del Mondo mi piacerebbe esserci, ma tutto dipenderà come andrà la parte conclusiva della mia stagione.

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