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Giovanni Cariani: il trittico di Locatello, per la prima volta ricomposto, in mostra all’Accademia Carrara

Dopo quasi due secoli l'Accademia Carrara riunisce il trittico di Giovanni Busi detto Cariani, pittore bergamasco formatosi a Venezia all'ombra di Giorgione e accanto a Sebastiano del Piombo.

Dopo quasi due secoli l’Accademia Carrara riunisce il trittico di Giovanni Busi detto Cariani, pittore bergamasco formatosi a Venezia all’ombra di Giorgione e accanto a Sebastiano del Piombo.

L’occasione per ammirarlo è visitare entro il 20 febbraio 2019 il Museo cittadino che ospita fino a quella data le tre tele al secondo piano nella sala 15, quella dedicata a Lorenzo Lotto e a Cariani.

Fino a settembre si potrà approfittare anche del biglietto unico a prezzo speciale di 12 euro (ridotto 10) per visitare insieme Gamec e Accademia Carrara, due istituzioni ora pensate come un unico polo culturale d’eccellenza.

L’evento espositivo è concepito anche in funzione degli importanti prestiti lotteschi a Madrid e a Londra per la grande mostra dedicata ai ritratti del maestro del Cinquecento italiano – “Lorenzo Lotto. Portraits”. Una mostra che si è aperta pochi giorni fa al Prado e che continuerà alla National Gallery fino al febbraio 2019 quando rientreranno in Carrara il “Ritratto di giovane uomo”, il “Ritratto di Lucina Brembati” e le “Nozze Mistiche di Santa Caterina”. A colmare il vuoto temporaneo di queste importanti opere è stato collocato, sulla parete opposta alla tela “L’invenzione della Croce” del Cariani, il trittico del pittore brembano per la prima volta ricomposto.

Si tratta delle tele “Santa Caterina” e “Santo Stefano” giunte in museo nel 1866 grazie al lascito di Guglielmo Lochis e della tela “San Giacomo maggiore” in prestito da una collezione privata.

Cariani alla Carrara

“Di questo dipinto si erano perse le tracce dall’Ottocento” spiega il curatore Paolo Plebani “finché è riapparso sul mercato antiquario di Firenze nel 1975 per poi scomparire di nuovo.” Con intuito e un un pizzico di fortuna Plebani l’ha rintracciato presso un collezionista di Bergamo che lo possedeva dagli anni Novanta e oggi, come lui stesso precisa, “l’esigenza di sostituire le opere andate a Londra e Madrid ha offerto l’occasione ghiotta per riunire il trittico dopo due secoli”.

La “Santa Caterina” e il “Santo Stefano”, che si trovavano nei depositi della Carrara sono stati restaurati grazie alla Fondazione Creberg il cui segretario generale Angelo Piazzoli, riconoscendo che “la Carrara non è solo grandi mostre ma è anche manutenzione ordinaria” ha tenuto a riaffermare la storica vicinanza della fondazione bancaria alla Pinacoteca cittadina.

“Il restauro delle opere è anche in funzione del catalogo scientifico del Cinquecento, cui si sta già lavorando” dichiara la direttrice dell’Accademia Carrara Maria Cristina Rodeschini, che individua in Cariani “un artista interessantissimo che necessita di ulteriori approfondimenti”. La ricongiunzione delle tre componenti dell’opera di Cariani, che provengono originariamente dalla Chiesa di Locatello in Valle Imagna “celebra una volta di più il dialogo della Carrara con il territorio e con il collezionismo, un tracciato che non bisognerà abbandonare mai”.

Secondo l’assessore Nadia Ghisalberti l’iniziativa del restauro e dell’esposizione del trittico legato all’antica committenza periferica della parrocchiale di Locatello, “è anche un modo per far sentire la provincia protagonista dell’istituzione culturale centrale”.

Qualche chicca sul valore e le specificità dell’opera ce la consegna la restauratrice Delfina Fagnani. Il suo lavoro ha necessitato di un plus di finezza per “allineare” in qualche misura le due opere della Carrara a cui ha lavorato con la tela “San Giacomo maggiore” il cui restauro risale a tempi e mani diverse (fu opera di Maggi negli anni Ottanta). “Lavorare a queste tele – racconta Fagnani – è stata per me proprio un’occasione di studio, non avevo molti termini di paragone come invece è avvenuto ad esempio con le opere del Palma. Cariani si rivela un pittore straordinariamente libero, dal punto di vista tecnico è più vicino a Giorgione, a Tiziano, mentre i riferimenti iconografici sono più vicini al Palma. E’ un pittore che sperimenta tantissimo la tela, la pennellata è sfaldata, meno attenta e più libera dalle regole e dal disegno. L’analisi agli infrarossi e al microscopio digitale mostra che Cariani disegnava pochissimo, modificava durante la composizione pittorica, aveva un forte senso del chiaroscuro, non aveva nulla di convenzionale. L’operazione di restauro ha rimosso le ridipinture ottenendo l’azzurrite originaria del cielo ma anche la luce gialla del tramonto e recuperando tutti i punti in luce, con un attentissimo gioco di avvicinamento campitura per campitura”.

L’Accademia Carrara è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19. Chiusa il martedì. Per info tel. 035270272, www.lacarrara.it

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