“Mi spiace, la struttura non è e non sarà più adibita a questa destinazione d’uso”. Chiamate il casinò di San Pellegrino Terme, chiedete informazioni sulla possibilità di organizzare una festa di ricevimento piuttosto che un convegno, e più o meno vi sentirete rispondere con queste parole. Bergamonews ci ha provato più volte e il ritornello è sempre stato lo stesso.
Coincidenza o no, gli indizi oramai si susseguono: nello storico sito della Val Brembana (magnifico esempio di stile Liberty, costruito all’inizio del ventesimo secolo dall’architetto Romolo Squadrelli) a meno di clamorosi ribaltoni subentreranno gli spazi del colosso QC Terme.
Il centro termale di San Pellegrino, proprietà di Percassi e gestito dal dicembre 2014 dal gruppo Quadrio Curzio, a pochi anni dall’apertura mira già ad ampliarsi. Del resto le presenze viaggiano intorno alle 150 mila l’anno e il casinò viene visto come una ghiotta (oltre che comoda) opportunità.
In settimana è previsto un nuovo incontro tra le parti: Comune di San Pellegrino Terme (proprietario del casinò), Gruppo Percassi (affittuario) e Gruppo Quadrio Curzio (potenziale subaffittuario).
“Mi aspetto di capire se i paletti che avevamo messo siano o meno condivisi – commenta il sindaco Vittorio Milesi -. Se incrementare il numero di accessi alle terme e tenere aperto il casinò tutto l’anno sono aspetti d’interesse pubblico, lo sono anche il garantire le visite alla struttura indipendentemente dall’acquisto di un biglietto per le terme e il lasciare spazio ad iniziative di tipo comunale”. Stesso discorso per il teatro del casinò, che l’amministrazione si dice intenzionata a voler preservare.
“Firmeremo la concessione quando sapremo con esattezza le loro intenzioni a riguardo – aggiunge il sindaco -, se oltre all’interesse del privato sarà rispettato quello pubblico”. La volontà di trovare un accordo comunque c’è. In caso di fumata bianca “la casa da gioco del casinò potrebbe essere indirizzata negli spazi del Grand Hotel”, fa sapere Milesi. È un’altra delle ipotesi al vaglio, anche se prima sarà necessario attendere il via libera (tutt’altro che scontato) del Ministero per l’eventuale riapertura.
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