Cabarettista e attore, ragioniere, comico e artista, sempre con un unico grande obiettivo: far ridere gli italiani con ironia e intelligenza. Enrico Beruschi, storico volto di Drive In, festeggia 46 anni di carriera e il Teatro Nuovo Treviglio lo omaggia con un riconoscimento speciale che gli verrà consegnato sabato 16 giugno nell’ambito del Gran Premio dell’Amicizia (piazza Garibaldi dalle 20.30, ingresso gratuito).
“Quando ti danno un premio alla carriera significa che stai invecchiando – scherza Beruschi -, ma significa anche che gli anni sono passati bene. Ultimamente mi sono avvicinato molto alla musica classica e alla lirica, ma il mio marchio di fabbrica resta il cabaret”.
Ma cosa significa fare cabaret oggi, nel 2018?
“Il cabaret è tutto e niente. Purtroppo al giorno d’oggi si pensa solo a far ridere senza essere veramente intelligenti, senza pensare a battute che possano mandare anche un messaggio a chi sta ascoltando”.
Cos’è, invece, il cabaret?
“Il cabaret deve essere prima di tutto un messaggio di sensibilizzazione per la società, una critica verso qualcosa che non va perché qualcosa che non va nella società c’è sempre. Senza queste cose resta una battuta che farà anche ridere, ma che non porterà a niente”.
La tv ha bisogno di cabaret?
“Assolutamente sì, oggi manca tantissimo. Anzi, vi dirò di più: la tv di oggi avrebbe bisogno di meno volgarità e di più intelligenza, anche nel far ridere”.
La satira di oggi non le piace?
“Non posso neanche dire che non mi piace, perché non esiste. Non la vedo, non la trovo. Fare satira significa andare a colpire – sempre con intelligenza e ironia – il potente di turno, ma se sei a suo libro paga non puoi permetterti di fare satira. Come detto prima, al massimo puoi far ridere, nulla di più”.
Ci spieghi meglio.
“Molti dei personaggi che oggi vedete in tv fingono di fare satira ma, in realtà, fanno solo i servi del potente di turno che li ha a libro paga. Li definirei, più che comici, dei propagandisti mascherati”.
Allora chi, secondo lei, fa o ha fatto in passato la vera satira?
“Mi limito a citare due dei più grandi: Alessandro Manzoni e Giovannino Guareschi. Loro con l’arte facevano passare dei messaggi di critica fortissimi verso la società. Avevano coraggio, erano dei rivoluzionari. Quella è la satira”.
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