C’è anche il leghista Giovanni Malanchini tra gli indagati nell’inchiesta sul carcere di Bergamo. Il sindaco di Spirano e neoconsigliere del Carroccio in Regione Lombardia è stato iscritto nel registro degli indagati come atto di garanzia dai sostituti procuratori Emanuele Marchisio e Maria Cristina Rota.
La sua posizione potrebbe essere comunque archiviata a breve, una volta appurata la sua totale estraneità ai fatti.
“Apprendo con estrema sorpresa e amarezza, peraltro dalla stampa locale, la notizia di un mio presunto coinvolgimento nelle vicende che riguardano l’indagine in corso della Procura della Repubblica di Bergamo nei confronti dell’ex direttore del carcere – dichiara Malanchini in una nota -. Io non ho ricevuto ancora alcuna notifica di provvedimenti da parte della Procura. Confido pertanto in un immediato chiarimento, sicuro di avere sempre operato nella legalità. Nel frattempo, come ho sempre fatto, continuerò a lavorare per tutti i cittadini e poiché é necessario che questo avvenga nella massima trasparenza, mi sono già attivato per verificare la fondatezza della notizia e per rispondere a ogni eventuale contestazione possa essere mossa nei miei confronti, visto che al momento non ho la più remota idea di cosa possa trattarsi”.
Sono 27 in tutto gli indagati nell’operazione che ha portato in carcere Antonino Porcino, ex direttore della casa circondariale di Bergamo, arrestato nella mattinata di lunedì 11 giugno insieme ad altre cinque persone su ordinanza del Gip Lucia Graziosi per accuse che vanno dalla corruzione, alla turbata libertà degli incanti, al peculato, al falso ideologico, alla tentata truffa ai danni dello Stato. Gli altri, finiti ai domiciliari, sono Antonio Ricciardelli e Daniele Alborghetti, rispettivamente comandante e commissario della Polizia Penitenziaria di Bergamo (quest’ultimo distaccato al carcere di Monza), Franco Bertè, dirigente sanitario del Carcere e due imprenditori di Urgnano, Mario e Veronica Metalli.
Oltre a Malanchini è indagato un altro politico bergamasco, Lara Magoni. L’ipotesi di reato per l’assessore regionale al Turismo, marketing territoriale e moda, che ha preferito non rilasciare dichiarazioni, sarebbe voto di scambio.
L’iscrizione nel registro degli indagati, in ogni caso, anche per lei costituisce un atto di garanzia nei suoi confronti. Durante le perquisizioni nelle abitazioni degli indagati, sarebbe stato trovato materiale elettorale dell’assessore regionale, la quale conosce da anni Porcino ed è stata componente della Commissione carceri della Regione Lombardia.
Dalle intercettazioni telefoniche sui cellulari in uso all’ex direttore del penitenziario spunterebbero poi altri nomi di personaggi illustri della politica bergamasca, anche se nessuno sarebbe coinvolto nella vicenda giudiziaria.
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