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La testimonianza

“Già tre anni fa ho segnalato il mutuo gonfiato: rischiavo di dover vendere casa”

Tra i truffati dal direttore dell'allora Bcc di Ghisalba (secondo un’inchiesta in corso) c'è anche Renato Galli, 60 anni, fotografo di Cividate al Piano. Il figlio scoprì il raggiro e il denaro pagato indebitamente gli fu restituito

Per quel mutuo “gonfiato” ha rischiato di dover vendere la casa. Tra i truffati dal direttore dell’allora Banca di Credito Cooperativo di Ghisalba (secondo un’inchiesta in corso) c’è anche Renato Galli, 60 anni, fotografo di Cividate al Piano.

Nel 2015, a causa della crisi dell’attività fotografica tradizionale, per via della definitiva affermazione del digitale, era in difficoltà con il suo negozio, Image Market s.a.s. di via Marconi. Tanto da valutare l’ipotesi di vendere la casa in cui viveva e che fu di suo padre.

Come se questo non bastasse, l’istituto di credito con il quale aveva contratto un mutuo rende la situazione ancor più critica. In quei mesi il signor Renato, insospettito da quei conti con la banca che non tornano, si rivolge al figlio Michele, 30 anni, laureato in Economia all’Università di Bergamo.

Il giovane commercialista esamina il contratto di finanziamento sottoscritto dal padre e scopre che il tasso d’interesse del mutuo prima casa contratto con la Bcc di Ghisalba è lievitato rispetto a quanto contrattualmente stipulato.

“Mi aveva subito insospettito il fatto che per anni la rata fosse rimasta fissa, nonostante si trattasse di un mutuo a tasso variabile e l’Euribor fosse considerevolmente sceso a partire dal secondo semestre del 2012 – spiega Michele, forte dei suoi studi – . Ma il tasso applicato al mutuo era rimasto costante ormai per anni, fisso al 2,15%, come risultava dagli stessi documenti periodici della banca, anche se il tasso corretto, sarebbe ormai dovuto essere dell’1,05%, meno della metà di quello effettivamente applicato”.

“Ci siamo così rivolti alla filiale, che, dopo la fusione con la Bcc di Ghisalba, era diventata la Banca di credito cooperativo dell’Oglio e del Serio – prosegue il 33enne – . In poco tempo ci è stato ridato quello che avevamo pagato indebitamente. La spiegazione è stata un errore nel software, se non ricordo male. Grazie anche a quel denaro restituito, è venuta menommeno l’idea di vendere la casa che fu di mio nonno, ed è stato possibile procedere più serenamente a risollevare l’attività di del negozio”.

“Adesso che dall’articolo pubblicato su Bergamonews abbiamo appreso di cosa s’è trattato – conclude Michele – , tutto è più chiaro. Nonostante mio padre fosse diventato da poco socio della banca di Credito Cooperativo di Ghisalba, dopo quei fatti ha deciso di limitare i rapporti con loro, deluso dal fatto che la filiale avesse reso ancor più critici quegli anni.

Galli ora ha un dubbio: “Il reclamo di mio padre è stato il primo e l’unico? Si è scoperto tutto grazie a quello? Non ho la conferma, ma credo sia molto probabile. Resta una grande amarezza e siamo curiosi di sapere cosa ne pensano di questa vicenda le associazioni dei consumatori”.

Secondo l’inchiesta coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica di Bergamo Emanuele Marchisio e Fabio Pelosi sono oltre mille i mutui “gonfiati”, con un ricavo di quasi due milioni di euro. Una manovra messa in atto, in teoria per salvare la banca, dall’ex direttore della Bcc di Ghisalba, ora indagato per appropriazione indebita con altri vertici dell’istituto in concorso.

A scoprire le anomalie è stato Battista De Paoli, presidente per 35 anni, fino al 2015, della Bcc di Calcio e Covo, e poi per tre anni alla guida della nuova Banca di credito cooperativo dell’Oglio (dopo la fusione per incorporazione della Bcc di Ghisalba).

Per l’accusa, al fine di procurare all’istituto di credito un ingiusto profitto, il direttore avrebbe modificato in modo fraudolento le condizioni applicate a 1049 contratti di mutuo in essere. Otre a ciò si sarebbe appropriato, mediante indebito prelevamento dai conti correnti su cui erano attestati i singoli rapporti della somma complessiva di 1.758420,84 euro.

Operazioni rese possibili, secondo la procura, “facendosi attribuire l’abilitazione informatica che gli consentiva di intervenire direttamente sulle condizioni dei singoli rapporti. E successivamente applicando fraudolentemente ai contratti di mutuo una soglia minima non prevista o incrementando quella pattuita; applicando valori Euribor maggiorati rispetto a quelli ufficiali; aumentando in modo truffaldino il valore dello spread contrattualmente pattuito”.

Oltre al responsabile, tra gli indagati figura tutto il vertice della Bcc di Ghisalba: dal presidente del consiglio di amministrazione al vice, a cinque membri del consiglio stesso, tutti in concorso tra di loro.

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