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L'intervista

Sgarbi: “Il puzzle prezioso del Mantegna ricostruito dall’occhio esperto di Valagussa” fotogallery

Vittorio Sgarbi commenta l'attribuzione della Resurrezione di Cristo ad Andrea Mantegna. Nel 2006 è stato presidente del comitato nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Mantegna e ha curato una mostra tra Padova, Verona e Mantova.

Vittorio Sgarbi, presidente del comitato nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Andrea Mantegna, nel 2006 ha curato una mostra che interessò tre città Padova, Verona e Mantova. Chi meglio di lui può commentare la importantissima scoperta di un quadro del Mantegna, una Resurrezione di Cristo nel magazzino dell’Accademia Carrara di Bergamo, frutto dell’intuito e del lavoro di Giovanni Valagussa?

Professore, come giudica questa attribuzione?

“È una bella scoperta, l’opera non era visibile e disponibile per nessuno, stava negli archivi della Carrara e nessuno l’aveva mai vista”.

Anche se era difficile trovare un pezzo che potesse determinare la stessa paternità dell’opera.

“La vendita della parte inferiore della collezione Johnson, che era collegata alla parte superiore, ha reso l’attribuzione matematica, è la stessa opera”.

I dettagli che hanno portato all’attribuzione, la prospettiva e i colori dipanano ogni dubbio?

“L’opera va vista in sviluppo verticale, la parte sopra aveva determinato qualche dubbio, ma lo stile è perfettamente corrispondente a Mantegna”.

Condivide l’attribuzione?

“È un’attribuzione molto giusta , è la seconda volta che avviene per Mantegna in verticale, era accaduto con la Morte della Vergine conservata al Prado di cui fa parte Cristo con l’animula della Madonna (Cristo che tiene in braccio l’anima della Madonna) delle collezioni di Ferrara, un collegamento che fu fatto negli anni Venti. E un altro episodio di ricostruzione in verticale è la tavola del Carpaccio con le Cortigiane del Museo Correr a Venezia che è la parte inferiore della tavola con la Caccia in laguna del Getty Museum. Quindi questa di Mantegna è un’attribuzione che è capitata tardi, la valutazione della parte inferiore ha aperto la strada al collegamento, è una cucitura perfetta”.

I depositi dei nostri musei posso riservare ancora sorprese?

“In seguito al riordino dell’Accademia Carrara nella rinnovata veste museale, l’opera era tenuta nei depositi, negli archivi senza particolare considerazione. Ci ha messo gli occhi Valagussa, che è un esperto, e i pezzi del puzzle sono tornati insieme”.

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Ricordiamo che tutto ha inizio per un nuovo catalogo che la Pinacoteca Carrara sta dando alle stampe che ha per titolo “Dipinti Italiani del Trecento e del Quattrocento dell’Accademia di Carrara”.

A curare la pubblicazione è Giovanni Valagussa, conservatore della Carrara, che nei depositi della pinacoteca si imbatte in questa tempera e oro su tavola che misura 48,5 per 37,5 centimetri “Resurrezione di Cristo”. L’attribuzione ad Andrea Mantegna è incerta, ma lo sguardo esperto di Valagussa si sofferma su un particolare: una piccola croce sul margine inferiore della tavola. Un indizio che spinge il conservatore a cercare, come un vero ispettore dell’arte, una parte inferiore della tavola, come se il dipinto fosse stato sezionato. Ricerche, analisi, confronti. Infine l’identificazione della metà inferiore nella “Discesa di Cristo al limbo” già a Princeton (Usa) nella collezione di Barbara Piasecka Johnson. L’autore è Andrea Mantegna che ha firmato quella Discesa al limbo, tempera e oro su tavola (38,5 per 42,3 centimetri).

Il conservatore della Carrara diventa quasi un commissario e dopo settimane di lavoro arriva ad unire le due opere che dimostrano una continuità e una perfetta coincidenza nell’asta della croce. La tavola “Resurrezione di Cristo”, databile 1492-1493 circa, finalmente viene attribuita ad Andrea Mantegna, dopo esser stata per quasi 200 anni considerata una copia di un dipinto del grande maestro del Rinascimento. La parte sottostante all’opera conservata alla Carrara ha una storia diversa, nel 2003 è stata battuta all’asta per la cifra record di 25 milioni di dollari.

Il quadro descrive l’episodio di Cristo che scende al Limbo per liberare le anime dei Giusti e fu probabilmente realizzato su commissione dei Gonzaga, i grandi protettori di Mantegna. La tavola mostra appieno la perfetta tecnica e la maestria prospettica di Mantegna, anche se il soggetto è abbastanza raro e spesso considerato come un episodio minore.

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