• Abbonati
Qui festival

Un 15enne e la sua voglia di diventare donna: “Girl”, standing ovation meritata

Il film di debutto del 27enne regista Lukas Dhont e del protagonista Victor Polster strappa applausi sulla Croisette: identità e orientamento sessuale si confermano temi di assoluta attualità in questa rassegna.

L’applauso è lungo, caloroso, ripetuto. Una standing ovation saluta il regista e gli interpreti in sala alla fine della proiezione di “Girl”. Lukas Dhont, regista appena ventisettenne al suo primo cortometraggio, e Victor Polster, lo straordinario giovane interprete della protagonista Lara, sono visibilmente commossi.

In sala c’è anche la Giuria della rassegna “Un certain regard”, ovvero il presidente Benicio del Toro e i colleghi giurati. Chissà se anche a loro è piaciuto l’intenso film che narra con sensibilità ed efficacia tutta la determinazione e sofferenza di un giovane quindicenne nella sua transizione da maschio a femmina. Chissà se avranno apprezzato come noi i dialoghi così verosimili tra questa teen ager decisa a diventare ballerina di danza classica, e il padre; e allo stesso modo tra lei e il fratellino, tra lei e le compagne allieve della scuola di danza, tra lei e lo psicologo. Certo anche loro avranno sentito chiaro e forte tutto il disagio e il desiderio di stare bene nella propria pelle, seguire una passione (danzare), avere una vita sentimentale. Tutta l’amarezza di guardarsi allo specchio e cercare i segni di una transizione fisica che tarda a mostrarsi, mentre testa e cuore sono già ben oltre. Tutta la disperazione di una diversità che si vorrebbe annullare con un colpo netto.

Invece Lara, che conosciamo fin dall’inizio della pellicola come la longilinea ragazza dai lunghi capelli biondi che partecipa all’esame di ammissione per la scuola di danza classica, sta seguendo un percorso con supporto psicologico e farmacologico-ormonale che richiede tempo per arrivare a un intervento chirurgico risolutivo.

Nel frattempo però la vita scorre: Lara è ammessa all’accademia di danza, scopre che il proprio maschile corpo va duramente allenato a una certa flessuosità, nasconde il proprio pene sotto fasciature e cerotti, desta la curiosità delle compagne, sente un’attrazione per un vicino di casa.

E diviene impaziente di uscire da una situazione ibrida, in cui il corpo non asseconda il suo essere donna.

Il film si apre con Lara che fa esercizi di stretching muscolare, segno evidente di una situazione che richiede la capacità di allungarsi “oltre”, di allargare i propri confini, di protendersi con impegno verso un risultato. Disciplina e volontà non difettano a Lara che nel corso della pellicola si applica negli allenamenti di danza, in un crescendo, fino allo sfinimento. Le scene delle ripetute prove del balletto, dal ritmo sempre più incalzante, dal movimento rotatorio che pare un gorgo centripeto e invece produce una forza che la butta fuori, la ritraggono sempre più provata e al limite delle forze. Lara resiste, e la sua caparbia si traduce in una rigidità -che è proprio ciò da cui nella danza dovrebbe allontanarsi e che le richiede tanto allenamento- e in una introversione che la minano profondamente.

Dovrà interrompere gli allenamenti e accontentarsi di assistere come spettatrice al saggio finale, in attesa di riprendersi e potersi sottoporre all’operazione.
Lungi dal voler narrare l’epilogo della vicenda, torniamo a sottolineare la capacità dell’autore di restituire con finezza psicologica il rapporto tra Lara e il padre, affettuoso e vigile sostenitore della figlia nelle sue decisioni di vita; di innescare la riflessione tra come ci vedono gli altri, l’immagine di noi stessi che vogliamo dare (Lara è spesso presentata attraverso il riflesso in un vetro, un specchio…), quello che siamo e quello che vogliamo diventare.

L’identità e l’orientamento sessuale sono temi che emergono in modo più o meno esplicitii in numerosi film quest’anno a Cannes: l’argomento è delicato soprattutto quando si parla di transizione sessuale. Eppure Dhont ha il pregio di dire le cose come stanno, in modo diretto – sia Lara che il padre vanno in questa direzione come personaggi, e anche i colloqui con i medici sono chiarissimi – senza togliere allo spettatore la possibilità di emozionarsi. Bella prova d’autore e superba performance d’attore.

Standing ovation meritata.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI