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Appunti & virgole

Atalanta, un altro spot al bel calcio, ma Gomez ha l’Oscar della sfortuna

Il pareggio sta stretto. Barrow fa gol al primo tiro, il Papu al palo. Ora spareggio per l'Europa col Milan

“L’Atalanta non sfonda, la Lazio si salva”… Ecco, in questo titolo della Gazzetta online c’è tutto il paradosso di questo finale di campionato, che ci sta regalando la squadra di Gasperini. E il suo straordinario salto di qualità.

Perché, comunque finisca questo campionato, l’Atalanta viene considerata e giudicata una grande, anche più di altre grandi se guardiamo alla qualità del suo gioco. Andrea Agostinelli, ex atalantino e laziale, ora opinionista in tivù, dopo mezz’ora di sfida dell’Olimpico non ha dubbi: “Bellissima partita tra due grandi squadre, le vere rivelazioni di questo campionato”.

E il riconoscimento migliore arriva da Simone Inzaghi, allenatore della Lazio, che ammette: “L’Atalanta è l’unica squadra che ci ha messo in difficoltà”.

Se all’andata Atalanta-Lazio 3-3 era stato un bellissimo spot per il calcio, al ritorno resta anche un pizzico di rammarico. Perfino, se pensiamo che la squadra sulla carta più forte, quella che doveva vincere per volare in Champions, ha dovuto sudarsi invece un pareggio: messa alle corde dall’Atalanta, basti pensare alle sei clamorose palle-gol negli ultimi venti minuti, al portiere laziale paratutto, o al palo di Gomez nel primo tempo.
Da non credere, se torniamo indietro a qualche anno fa, quando a 180′ dalla fine si trepidava per la salvezza, o quando si gioiva per la raggiunta fatidica quota dei 40 punti, prima della fine. E le ultime partite avevano poca storia.

Oggi la storia, all’inizio, sembra quella di sempre, col presidente Percassi che al raduno chiede la salvezza, la permanenza in A. Ma, strada facendo, diventa poi una scalata irresistibile, una presenza continua dei nostri eroi al tavolo delle grandi, passando per l’Europa, la Coppa Italia, lo spettacolo di un campionato vissuto sempre all’attacco. Come, appunto, a Roma sul campo della Lazio e come sarà domenica in uno stadio tutto (o quasi) nerazzurro contro il Milan.

Insomma, un percorso meraviglioso tanto che verrebbe da dire, come ricordava Albert Einstein: “Io amo viaggiare, ma odio arrivare”.
Vabbeh… torniamo a Roma, cioè a un’altra prova spettacolare della banda Gasp. Perché poi hai voglia di sentir ripetere dai commentatori (con occhi un po’ laziali) che ricordavano le assenze di Immobile, di Parolo, Radu, l’infortunio di Luis Alberto. Certo, intanto però Caicedo che sostituisce Immobile fa gol e poi al posto di Luis Alberto entra il signor Felipe Anderson, uno Speedy Gonzales che per fermarlo mette in allarme spesso due o tre difensori. E allora le assenze dell’Atalanta non contano? Caldara, Spinazzola, Petagna… Qualcuno le nota?

La bravura di Gasperini è quella di passare oltre e proporre un diciannovenne che sembra un veterano e dopo 2′ fa gol e poco dopo sfiora il secondo. Barrow, tre gol e un assist in quattro partite, è una gran bella scoperta, ma certo l’Atalanta non è solo lui. La difesa fa un figurone contro l’attacco più forte del campionato, il centrocampo fa un lavoro incredibile con i semprepresenti Freuler, De Roon (davvero impressionante il suo contributo in ogni parte del campo), con Cristante che tiene in caldo il gol contro la sua ex squadra (il Milan) e davanti un Papu Gomez che quest’anno trova sempre un ciuffo d’erba a impedirgli il gol, leggi stavolta il palo e il superportiere laziale.

Ma al di là dei singoli è proprio l’orchestra del Gasp che entusiasma e merita un applauso alla grande bellezza del suo gioco: Napoli, Atalanta e Lazio sono sicuramente le migliori espressioni del calcio in serie A, poi i punti magari premiano altri perché non sempre vince il migliore. L’Atalanta all’andata ha dato una lezione anche al Milan, domenica proverà a fare il bis, per fare il controsorpasso, per riprendersi l’Europa al sesto posto.

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