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Intervista doppia

Un regista, un attore, due amici, Cavuti e Guanciale: “Itaca, viaggio nella vita”

Domenica 29 aprile Cavuti tornerà in Lombardia a pochi chilometri da Bergamo: al Teatro Centro Lucia di Botticino, in provincia di Brescia, sarà messo in scena “Itaca”, spettacolo recital dedicato alla più intramontabile delle esperienze umane: il viaggio.

Mercoledì 18 aprile Bergamo ha ospitato “L’ora di legalità”, spettacolo dedicato ai giovanissimi diretto da Davide Cavuti, eclettico regista e compositore. Domenica 29 aprile Cavuti tornerà in Lombardia a pochi chilometri da Bergamo: al Teatro Centro Lucia di Botticino, in provincia di Brescia, sarà messo in scena “Itaca”, recital dedicato alla più intramontabile delle esperienze umane: il viaggio. Compagno di questa avventura è Lino Guanciale, attore del grande e piccolo schermo, che rimane legato al teatro e alla prosa, dove è nato artisticamente. Lo abbiamo visto di recente a Domenica In, ospite di Cristina Parodi, per presentare il suo nuovo film in uscita nelle sale.

Non è la prima collaborazione di Cavuti e Guanciale, e di certo non sarà l’ultima. Si capisce dal modo in cui parlano dello spettacolo e da come si riferiscono l’uno all’altro: emerge chiaramente un legame che non è solo di rispetto professionale, ma di amicizia. Una grande sinergia che in “Itaca” trova una perfetta dimensione.

Davide Cavuti e Lino Guanciale

Come nasce la vostra collaborazione e perché parlare del tema del viaggio?
Davide Cavuti: “Nasce dal rapporto di amicizia che lega me e Lino, ormai da tanto tempo. Il viaggio è la più bella metafora della vita. Concepisco il viaggio, e quindi la vita stessa, come un percorso circolare: i luoghi, le persone, le esperienze ritornano sempre nel nostro cammino. È così che è venuto alla luce il progetto di Itaca, recital spettacolo, in cui il viaggio sarà il protagonista”.

I Modena City Ramblers, band storica di una città a cui lei è legato, cantano in una loro celebre canzone “… forse un giorno potremmo incontrarci di nuovo lungo la strada”. Come i viaggi, la vita è fatta da incontri che ritornano. Dico bene?
Lino Guanciale: “La vita è un cammino circolare. Per esperienza, le persone incontrate nel passato ritornano sui nostri passi al momento giusto, sempre. Questo significa che bisogna cogliere le opportunità al volo e approfittare di ciò che ci riserva il nostro viaggio. Come è successo con Davide, ci siamo conosciuti molti anni fa, e ci siamo rincontrati lungo la strada”.

Il mare è presente nella vostra “Itaca”. Omero – o chi per lui – parla frequentemente del “mare bellissimo”. Come lo porterete sul palcoscenico?
Davide Cavuti: “Tra me ed il mare esiste un legame profondo. È presente nello spettacolo perché lo amo e lo vivo quotidianamente – abito in una cittadina sul mare – Lo portiamo in scena con la musica, con i colori e con le parole dei grandi autori. Tra questi, ho scelto alcuni scritti di Jorge L. Borghes. Il porto di Buenos Aires, le persone che lo affollano, le storie che si intrecciano incarnano alla perfezione il mare, come parte integrante di un viaggio, come idea di speranza e libertà. Il tutto avvolto dalle calde note di passione del maestro Astor Piazzola”.

Davide Cavuti e Lino Guanciale

Come per gli Italiani che approdarono a Buenos Aires o New York agli inizi del ‘900, il viaggio può essere una necessità, l’extrema ratio per una vita migliore, a cui tutti abbiamo diritto. “Itaca” è anche questo?
Lino Guanciale: “Non ci sono riferimenti diretti, ma è un tema a me caro. Ogni replica di Itaca è a sé, spesso emerge tra una lettura e l’altra. L’esperienza in Libano con UNHCR, specializzata nel soccorso ai rifugiati, è stata per me fondamentale. Un’opportunità irripetibile di esperienza crescita individuale. Esiste il teatro politico – fortunatamente – ma spesso il modo migliore per far passare un messaggio è proporlo al pubblico in modo meno diretto. Gli spettacoli di denuncia tout court, senza filtri, offrono un chiaro punto di vista che difficilmente porta ad un confronto. Se si lavora di sponda, si colpisce la sensibilità e la visione critica dello spettatore, che tornerà a casa più ricco di prima. Il viaggio a volte è l’unica salvezza possibile. Da abruzzese comprendo questa dimensione mi appartiene: il mio è un popolo di emigranti, il cognome Guanciale è arrivato aldilà dell’oceano”.

Da Odisseo, a Dante, da Pascoli, a Joyce: come spiegate il successo di un topos millenario?
Lino Guanciale: “Come ha detto Davide, il viaggio è la metafora della vita per antonomasia, questo è il segreto del successo. Il viaggio, come la vita, deve essere emozionante e colmo di esperienze, sempre nuove”.

Maestro Cavuti, lei è un artista a 360 gradi: regista, compositore e musicista. Come è possibile?
Davide Cavuti: “Ho iniziato da bambino con la fisarmonica per poi passare alla composizione. La fisarmonica è uno strumento molto teatrale: mi è stato d’aiuto. La collaborazione con Michele Placido ed altri attori è stata fondamentale per il mio percorso, ho acquisito conoscenze e pragmatismo. Il musicista ha la capacità di assorbire il ritmo dello spettacolo”.

La storia è stata scritta da grandi viaggiatori, come Marco Polo, Cristoforo Colombo ed Amerigo Vespucci. Lei a quale figura di viaggiatore si ricollega maggiormente?
Lino Guanciale: “Ulisse sicuramente, è il viaggiatore per antonomasia: dopo mille peripezie ritorna alla terra natia con nessun bagaglio, se non un carico di esperienze di vita. Sono molto legato anche alla figura di Stefan Zweig, scrittore austriaco attivo all’inizio del XX secolo. È uno dei primi scrittori a fare del viaggio la propria dimensione di vita, come uomo e come professionista”.

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