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La dieta giusta è nascosta nel nostro dna

È necessario che il dietologo analizzi i personali ritmi biologici del paziente, la sua costituzione, il suo profilo metabolico, la sua psicologia e la storia del suo rapporto con il cibo, i ritmi di lavoro; deve, in sostanza, occuparsi della persona nella sua completezza.

Quante volte l’abbiamo seguita con determinazione, senza concederci sgarri, convinti che avremmo ottenuto finalmente il risultato sperato. Abbiamo abbinato anche un po’ di attività fisica, ma la bilancia ci ha restituito dopo alcune settimane la misura del nostro fallimento. Oppure siamo dimagriti, ma nel giro di qualche mese eravamo punto e a capo. Era la dieta sbagliata? “Più che altro era sbagliato l’approccio – risponde Damiano Galimberti, specialista in scienze dell’alimentazione di Habilita Poliambulatorio San Marco Bergamo e presidente A.M.I.A. (associazione medici italiani anti aging)-. I pazienti hanno bisogno di essere considerati, visitati, studiati, resi protagonisti delle loro scelte. La dieta non può essere un regime imposto, uguale per tutti; ognuno se ne deve appropriare fino a sentirla non più come una privazione alimentare, uno schema innaturale e inadatto al proprio modo di essere, bensì come un passaggio indispensabile verso una vita migliore”.

Per raggiungere questo obiettivo il dietologo deve analizzare i personali ritmi biologici del paziente, la sua costituzione, il suo profilo metabolico, la sua psicologia e la storia del suo rapporto con il cibo, i ritmi di lavoro; deve, in sostanza, occuparsi della persona nella sua completezza. Un grosso aiuto viene dalle moderne tecnologie, in particolare dal test del dna. “Il test genetico, di assoluta scientificità, ci aiuta soprattutto a capire cosa sta dietro alle difficoltà nel perdere perso e ci indica qual è l’attività fisica più adatta da praticare a seconda delle nostre caratteristiche. La finalità è valutare come gli alimenti interagiscono sul fisico di ognuno, definendo stili alimentari e comportamentali che siano in grado di ottimizzare l’efficacia dei nutrienti e prevenire eventuali problematiche legate all’alimentazione”.

“La genomicasi configura oggi come una sorta di rivoluzione copernicana, il cui obiettivo è condizionare l’invecchiamento, rendendolo il più possibile sereno, autonomo e libero dalle patologie cronico-degenerative tipiche dell’età avanzata – spiega Galimberti -. Il check up healthyaging, si propone di passare dalla medicina della malattia alla medicina della prevenzione. Controlli periodici, incrociando le informazioni ottenute grazie al test del dna con dati clinici e strumentali così da consentirci di agire sul nostro stile di vita: dall’alimentazione all’attività fisica fino alla formulazione di integratori personalizzati”.

Vediamo più da vicino di che cosa si tratta. “La maggior parte delle malattie età-correlate condivide una patogenesi infiammatoria – entra nel merito Galimberti -. Oggi è possibile approfondire la condizione costituzionale che porta alla bio-sintesi dei “piromani”, ovvero delle sostanze che accendono l’infiammazione, e dei “pompieri”, cioè le molecole che contribuiscono a spegnere questi focolai d’incendio. Non solo. Con i moderni test diagnostici siamo in grado di valutare per ogni paziente la qualità del sistema protettivo anti-ossidante, quello in grado di contrastare attivamente i radicali liberi, e le performance dei meccanismi di detossificazione messi in campo dall’organismo”. Tutte queste informazioni concorrono a impostare adeguati programmi di screening e alimentari: una strategia sostenibile a lungo termine, con la quale affrontare contemporaneamente diversi potenziali disturbi e i rispettivi fattori di rischio, per una vita più sana e dinamica nel presente ma anche nel futuro.

Per info e prenotazioni telefonare al numero 035.4815515

www.habilita.it

Umbero Tozzi al Creberg
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