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Milano

Tra le sue vittime anche due poliziotti a Dalmine: Vallanzasca resta in carcere fotogallery

Non ha mai "chiesto perdono o posto in essere condotte comunque indicative di una sua effettiva e totale presa di distanza dal vissuto criminale", scrive il Tribunale di Sorveglianza

Renato Vallanzasca resta in carcere. Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha respinto le richieste di liberazione condizionale e di semilibertà presentate dalla difesa del protagonista della mala milanese negli anni 70 e 80, condannato a 4 ergastoli e a 296 anni di carcere. Tra le vittime della sua banda anche due poliziotti a Dalmine. Domenica del 6 febbraio 1977, il brigadiere di pubblica sicurezza Luigi D’Andrea, 31 anni, San Nicola La Strada (CE), e l’agente Renato Barborini, 27 anni, nativo di San Michele all’Adige (TN), furono barbaramente uccisi al casello autostradale dalminese (LEGGI QUI).

Nelle settimane scorse la direzione del carcere di Bollate aveva detto che Vallanzasca aveva raggiunto un “adeguato livello di ravvedimento” e che dopo 40 anni di cella aveva i requisiti per ottenere la semilibertà.

Nel 2014 Vallanzasca si era visto revocare la semilibertà, ottenuta qualche anno prima, perché venne arrestato e poi condannato a 10 mesi per una rapina impropria in un supermarket di oggetti di poco valore, tra cui un paio di mutande.

Il suo legale nell’istanza per la liberazione condizionale e in subordine per la semilibertà (ossia quando il detenuto torna in carcere la sera) aveva ricordato che Vallanzasca sta per “compiere 70 anni” e che ha “trascorso, seppur con qualche breve intervallo, l’intera propria esistenza in carcere”.

Una detenzione iniziata nel 1972, “con un intervallo complessivo di meno di un anno” fuori “per le due evasioni”, e un totale di “mezzo secolo” dietro le sbarre, 45 anni per l’esattezza. “Ci troviamo di fronte – aveva scritto la difesa – a un detenuto entrato in prigione appena dopo il compimento della maggiore età e che oggi uscirebbe da ‘vecchio'”.

Vallanzasca non ha mai “chiesto perdono o posto in essere condotte comunque indicative di una sua effettiva e totale presa di distanza dal vissuto criminale”, scrive il Tribunale di Sorveglianza di Milano. In particolare, l’istanza di semilibertà è stata dichiarata “inammissibile” perché, secondo i giudici, per legge devono passare 5 anni da quando gli venne revocata per la rapina impropria al supermarket. Un’istanza, dunque, che potrà in teoria riproporre a partire dal giugno 2019 in poi. Per quanto riguarda la richiesta di liberazione condizionale, invece, che prevede il “sicuro ravvedimento”, i giudici scrivono che nemmeno la favorevole relazione del carcere di Bollate, che chiedeva la concessione della libertà condizionale, “riesce ad individuare presupposti di ravvedimento”.

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