Diversità nella creatività: è stato il manifesto di Dave Douglas per la 40esima edizione del Bergamo Jazz Festival. E questa idea è stata mantenuta nel copione della rassegna fino all’ultimo concerto, quello finale che visto sul palcoscenico del Creberg Teatro proprio Dave Douglas, che è stato riconfermato alla direzione artistica per il quarto anno, e i suoi ospiti. Una performance a tutto jazz che ha esaltato gli appassionati, degno happy end di un festival che ha presentato stili, correnti e novità con qualche sguardo oltre confine di questa musica che resta sempre viva e vivace.
Per il gran finale Dave Douglas ha chiamato in concerto tutti i precedenti direttori artistici del festival Uri Caine, spettacolare al pianoforte, Paolo Fresu e Enrico Rava, trombettisti. Ha spiegato così, in un’intervista a Musica Jazz, i loro interventi. “Uri è uno dei miei più vecchi colleghi musicisti. Condividiamo anche la curiosità per le fonti e i metodi, e l’ispirazione che proviene da Uri sembra inesauribile, Enrico e Paolo suonano con intenso calore umano e un suono cui tuttora aspiro. La tromba è uno strumento unico. Come la voce umana, ogni esecutore ha un suono molto distinto e personale”.
Con queste premesse ne è uscito un concerto che ha toccato originalità e tradizione e non è un caso che gli ultimi due rifermenti del lungo set, durato due ore abbondanti, siano stati dedicati Dizzy Gillespie. Per completare l’opera sono saliti sul palcoscenico a sorpresa Tino Tracanna, Greg Ward, sax tenore, e soprattutto graditissimo il trombettista Jeremy Pelt.
Come base ritmica dell’intero concerto Linda May Han Oh al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria.
Resta il bilancio di questa edizione che ha spalancato le porte del jazz a tutta la città in maniera più completa e convincente di altre volte. Da verificare con un po’ di attenzione l’impatto col Creberg Teatro, ma sembra sia stato superato agevolmente anche con la partecipazione del pubblico.
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