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L'agente di polizia e segretario

Maestra contro i poliziotti: “Inaccettabili azioni di violenza in nome dell’antifascismo”

Il commento di Daniele Bena, agente di polizia e segretario, in occasione dell' episodio che ha visto protagonista una maestra di Torino contro le forze dell'ordine

In occasione dell’ episodio che ha visto protagonista una maestra di Torino contro le forze dell’ordine durante una manifestazione antifascista, abbiamo voluto sentire non solo il parere di un esponente del mondo della scuola, il professor Vincenzo Cubelli (LEGGI QUI: Maestra insulta i poliziotti: e il suo ruolo educativo?), ma anche di Daniele Bena, agente di polizia e segretario Generale Regionale Silp CGIL Lombardia.

Nelle scorse settimane si sono verificati numerosi episodi di violenze nelle piazze in occasioni di manifestazioni il cui culmine è stato raggiunto a Torino ove sono state lanciate delle bombe carta contenenti chiodi e bulloni, capaci di uccidere, contro le forze di polizia.

Inaccettabili azioni violente sono state esercitate in nome dell’antifascismo da gruppi di veri e propri delinquenti delle piazze –non possono essere definiti diversamente perché questo sono- che con il loro agire hanno offeso i valori di democrazia, libertà, pace e tolleranza che sono principi cardine della nostra Costituzione.

Gli appartenenti a questi gruppi utilizzano un linguaggio da anni ’70 che talvolta potrebbe far sorridere se non fosse così spesso accompagnato da azioni violente.

Tutti possono manifestare in modo pacifico le proprie opinioni, e i lavoratori di polizia con il loro lavoro consentono che tutti possano esercitare questo diritto.

Detto questo le immagini di quella insegnate esaltata che, sfogando la propria rabbia contro chi stava svolgendo il proprio dovere, augura la morte ai poliziotti non possono che mettere una grande tristezza.

Quelle grida di odio, l’augurare la morte a chi non la pensa come te, è veramente qualcosa che nulla ha a che fare con un mestiere così nobile ed importante quale è quello di chi insegna, di chi deve fornire ai giovani gli strumenti per essere donne e uomini liberi, trasmettendo saperi, competenze ma anche educazione ai valori della legalità e del rispetto degli altri.

Chi svolge funzioni pubbliche dovrebbe avere condotte nella vita privata che siano di esempio o almeno non in palese contraddizione con le funzioni esercitate.

Sono tra quelli che pensano che quella insegnante dovrebbe tornare a scuola, per apprendere il significato dei principi e valori della nostra Costituzione, per imparare a rispettare gli altri e tra questi anche i lavoratori in divisa che di morti ne vantano fin troppi.

Aggiungo che le donne e gli uomini che hanno scelto di fare il poliziotto, il carabiniere, il finanziere, il vigile, hanno diritto al rispetto così come tutti gli altri lavoratori. E’ un aspetto questo che troppi sottovalutano.

In una data come quella di oggi non posso non sottolineare che qualche sera fa in una trasmissione televisiva abbiamo visto una nota terrorista, intervistata in un bel salotto, parlare e giudicare l’operato dei 5 uomini della scorta di Aldo Moro. Quella donna ha scontato 15 anni di carcere, tre anni di carcere per ogni poliziotto o carabiniere ucciso e non so davvero come possano aver reagito i familiari delle sue vittime, di cui tengo a ricordare i nomi: Domenico RICCI, Oreste LEONARDI, Giulio RIVERA, Francesco ZIZZI, Raffaele IOZZINO. Le vittime ed il dolore infinito dei loro familiari sono stati velocemente dimenticati ed i carnefici invece che rimanere da soli a fare il conto con le loro coscienze, vengono continuamente invitati in TV diventando personaggi pubblici riveriti. A queste cose siamo abituati. Ma anche in questo c’è qualcosa che stride con la parola “rispetto”.

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