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L'intervento

Renzi: “Mi dimetto e noi staremo all’opposizione”

"Ho chiesto al presidente del Pd Orfini di convocare assemblea per aprire la fase congressuale, ma non appena si sarà conclusa la fase di costruzione delle Camere con la nomina dei presidenti."

Dopo la sconfitta e l’annuncio (vero o falso?) delle dimissioni da segretario del partito democratico Matteo Renzi finalmente nel pomeriggio di lunedì si mostra e parla ai giornalisti.

“Come sapete e come è doveroso mi pare che abbiamo riconosciuto con chiarezza la sconfitta netta. Una sconfitta che ci impone di aprire una pagina nuova all’intero del Pd. Siamo orgogliosi di quello fatto in questi anni, lavoro strepitoso ma sconfitta altrettanto evidente.

Oggi in Italia chi ha vinto le elezioni non ha i numeri per governare e questo problema nasce dalla vicenda referendaria di un anno e mezzo fa, Si è molto discusso di personalizzazioni ma non di come chi si è opposto a quella riforma oggi è vittima perché non si è semplificato il sistema.

E allora in questa campagna elettorale segnata dalle bugie ce n’è una più importante di tutti: non faremo mai accordi

Evidenza di un vento estremista che nel 2014 siamo riusciti a fermare e anzi a incanalare a nostro sostegno: così risultato deludente. Il simbolo di questo esito è Pesaro: a Pesaro centrosinistra ha candidato un ministro che ha fatto lavoro straordinario di fronte a un problema delicato e importante, immigrazione. Minniti ha saputo cambiare la percezione del problema e la sostanza del problema eppure a Pesaro il candidato dei 5 Stelle per definizione degli stessi 5 stelle impresentabile, ha avuto la meglio.

È ovvio che lascio la guida del Pd e come previsto dallo statuto ho chiesto al presidente del Pd Orfini di convocare assemblea per aprire la fase congressuale, ma non appena si sarà conclusa la fase di costruzione delle Camere con la nomina dei presidenti. Perché è ora di fare congresso serio e risolutivo, non un reggente scelto da un caminetto ma un segretario eletto dalle primarie.

Abbiamo detto in campagna elettorale no a un governo con e degli estremisti: non abbiamo cambiato idea. Tre elementi che ci separano da Salvini e Di Maio: l’antieuropeismo, l’antipolitica e il linguaggio: fate il governo senza di noi. Staremo all’opposizione. E io farò il senatore”.

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