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La testimonianza

“È successo a me: sognavo lo spettacolo, sono stata molestata. Pesantemente”

Una ragazza bergamasca si rivolge a Bgy: vuole raccontare la propria esperienza, confermare che sì, nel magico e attraente mondo dello spettacolo ti trovi a pagare un prezzo che mai avresti messo in conto. E che subisci in silenzio tanto nessuno ti crederà.

Una ragazza bergamasca si rivolge a Bgy: vuole raccontare la propria esperienza, confermare che sì, nel magico e attraente mondo dello spettacolo ti trovi a pagare un prezzo che mai avresti messo in conto. E che subisci in silenzio tanto nessuno ti crederà.

Oggi, aprendo la mia app di Facebook, mi sono trovata la home riempita di notizie. Fra queste, una in particolare mi è saltata subito all’occhio: la notizia dell’ennesima donna trovata trucidata in un campo sperduto. Se per molti questa sarebbe potuta tranquillamente essere una delle tante notizie che occupano le pagine dei principali notiziari, per me non lo è stata e mi ha colpita molto. Quella donna sarei potuta essere io… Se non avessi avuto il mio bagaglio di esperienze (seppur molte negative), quella donna sarei potuta essere io.

Sono una ragazza comune ma ciò non vuol dire semplice. In molti casi mi vesto in modo singolare ma domenica no, domenica non fu uno di quei casi: per portare a casa qualche soldo faccio un lavoretto da studentessa universitaria quale sono, e proprio per questo motivo domenica decisi di indossare tuta, scarpe da ginnastica ed un enorme giubbotto. Non uno dei miei outfit migliori, ma certamente quello più ideale per il lavorare che svolgo. Esco di casa, prendo il pullman, scendo, inizio a lavorare e alle 15.00, una volta terminato, mi metto ad aspettare il pullman alla fermata, attaccata alla pensilina e con le cuffie nelle orecchie. Questa domenica, però, quei 30 minuti d’attesa sono stati diversi…

Un uomo che avrà avuto attorno ai 60 anni cerca di farmi salire sulla sua macchina: non me ne capacitavo, non sembravo una prostituta, sembravo solo una ragazza che aspettava il suo pullman. Mi chiede di farmi un giretto con lui, insiste per darmi un passaggio, e va poi via solo dietro ad una mia minaccia… Non so cosa volesse farmi e non lo saprò mai, ma so bene cosa succede quando sali in macchina con qualcuno: qualsiasi cosa succeda, non hai scampo.

Ho lavorato per due anni nel mondo dello spettacolo: ho iniziato nella più corretta delle agenzie dove sono stata rispettata come donna dal primo all’ultimo giorno, e lì ho lavorato grazie alle mie capacità. Durante il mio percorso ho conosciuto un personaggio atipico, il classico 50enne simpatico, padre di famiglia; un agente con tanta esperienza. Ti fa grandi discorsi, vuole portarti in alto, ti alza l’autostima, parla con i genitori, parla con il fidanzato, rassicura tutti… E così ti fidi… Prendi un treno e vai a Milano, sali emozionatissima sulla sua auto… Quel giorno hai i provini che potrebbero cambiarti la vita; in effetti da quel momento la mia vita cambiò, ma non come mi sarei aspettata, non per i provini.

Ti vengono date delle istruzioni singolari: parla poco per non sembrare troppo intelligente, in questo mondo non piace; non esprimere le tue idee, è meglio non sembrare idealista; siediti in un certo modo… Tutto qui… Ti sembra strano, vorresti controbattere, ma sei in autostrada, in una macchina, cosa vuoi fare? Poi ti mette una mano sulla gamba, perché “ti abituo, la gente importante lo farà”: vorresti dissentire, ma sei paralizzata dalla paura e così ridi. La mano però si sposta e tu allora la togli in uno scatto: “Brava, ricordati che mica devi fare chissà ché”. Non ti sembra molto confortante come inizio. E poi, solo perché volevi fermarti in un bar a bere qualcosa, ti ritrovi in una villa sperduta: nessuno che ti sente, nessuno che ti vede. Cos’altro puoi fare se non quello che ti viene detto?

Sarebbe osceno raccontare il seguito: dico solo che il tempo era troppo poco per poter essere totalmente umiliata. In macchina piango, ma tanto lui non capisce. “Non è successo niente, è per abituarti, è un gioco”, dice lui. Nel frattempo, tu ti senti merce da dover tenere sott’occhio, ti senti rovinata dentro… Come potrai ancora fidarti di qualcuno? Blocchi tutto, torni a casa e piangi; ti vergogni troppo a parlarne e non lo fai… Lui intanto dice a tutti che tu sei pazza, in modo da screditare te e la tua agenzia. Meglio così.

Quindi domenica quel tizio non l’ho nemmeno guardato in faccia, perché in fondo ce l’hanno tutti la faccia uguale, quella di uomini comuni: non hanno colore, non sembrano criminali, non appaiono viscidi, non sono solo anziani, non sempre tutti malati… Sono persone che fanno semplicemente schifo. La morale? Se proprio dev’esserci, se questa storia può servire, è la stessa di cappuccetto rosso: attente al lupo.

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