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Libri

L'intervista

Alessandra Sarchi: una protagonista senza nome in finale al Premio Bergamo

"La notte ha la mia voce" è il racconto di una donna che dopo un incidente si ritrova su una sedia a rotelle. L'incontro con l'autrice giovedì 1 marzo alle 18 alla Biblioteca Tiraboschi

“Questo libro è una storia che va oltre la mia biografia, vuole essere un’esperienza largamente condivisibile, dove la vera materia del racconto siano elementi comuni al vissuto di molti: il dolore, l’ascolto della voce – così spesso incomprensibile – del corpo, l’esclusione sociale, ma anche il desiderio di vita.” Così Alessandra Sarchi racchiude il senso del suo ultimo libro intitolato La notte ha la mia voce.

Alessandra Sarchi, nata a Brescello (Reggio Emilia) nel 1971, vive a Bologna, è scrittrice e traduttrice e si occupa di storia e critica d’arte. Ha pubblicato numerosi racconti e collabora con diversi quotidiani, riviste e blog. Tra i suoi libri: Violazione, vincitore del premio Paolo Volponi opera prima, L’amore normale e Sex & Disabled People, testo del reading musicale scritto con Barbara Garlaschelli.

La notte ha la mia voce è il racconto di una donna che dopo un incidente si ritrova su una sedia a rotelle. La protagonista, di cui non viene mai pronunciato il nome, è imprigionata in un corpo che dalla vita in giù è morto, non funziona più, non sente più, eppure c’è. Un racconto in prima persona di ciò che la donna vive dall’incidente in poi. Una narrazione attraverso più dimensioni – passato e presente, dentro e fuori, integrità e pezzi, libertà e gabbia – che parte dalla la fatica di situazioni ordinarie (alzarsi dal letto, utilizzare un bagno pubblico, prendere un treno) e via via si mescola ed arricchisce di immagini. L’incontro con Giovanna, la Donnagatto, l’impatto con la sua intraprendenza e sfrontatezza, svela infatti alla protagonista come alcuni fantasmi si possano a volte rendere più leggeri se si fanno fluttuare nell’aria sotto forma di parole ed immagini.

“La notte ha la mia voce è uscito poco meno di un anno fa e continua a portarmi in luoghi dove non ero mai stata, e farmi incontrare persone che hanno una vita distante dalla mia, che sono di generazioni differenti e alle quali sono grata per aver speso una parte del loro tempo sulle mie pagine” così l’autrice il 9 febbraio commenta sul suo sito il successo di La notte ha la mia voce.

Il libro, già vincitore nel 2017 del Premio Mondello e del premio Campiello selezione giuria dei Letterati, è tra i cinque finalisti della 34esima edizione del Premio Nazionale di Narrativa Bergamo.

Adriana Lorenzi incontrerà Alessandra Sarchi giovedì 1 marzo alle 18 alla Biblioteca Tiraboschi. La notte ha la mia voce sarà il primo del ciclo dei cinque incontri di presentazione dei libri finalisti del Premio.

Come nasce questo libro?

La Notte ha la mia voce nasce intorno al personaggio della Donnagatto. Ho a lungo immaginato questa donna che pur avendo subito una grande menomazione fisica, riesce a rielaborare una propria immagine di sé e a cambiare i rapporti di forza con il mondo a proprio vantaggio, partendo da una condizione di oggettivo svantaggio e minorità. Poi ho sviluppato l’idea che questo personaggio, in grado di rompere tanti tabù legati alla disabilità, entrasse in relazione con una figura meno esuberante e che dal dialogo fra queste due donne scaturisse un confronto, l’inizio di un’amicizia, due prospettive diverse su un problema comune.

Cosa ha significato per lei, scrivere di un’esperienza così dolorosa che lei stessa ha vissuto e vive?

Ho impiegato molto della mia esperienza personale, del mio vissuto per scrivere questo libro, ma non è né un’autobiografia né un memoir. E’ una storia che va oltre la mia biografia. Vuole essere un’esperienza largamente condivisibile, dove la vera materia del racconto siano elementi comuni al vissuto di molti: il dolore, l’ascolto della voce – così spesso incomprensibile – del corpo, l’esclusione sociale, ma anche il desiderio di vita

Perché la protagonista non ha un nome?

Perché volevo che chiunque potesse condividerne l’esperienza. Volevo che il lettore potesse provare a calarsi in quello che succede quando si viene spossessati della propria identità fisica e psicologica. E così l’io potesse essere universale.

Nel libro la narrazione è ricca di immagini e il tema dell’immaginazione diventa importante dall’incontro con la Donnagatto, cosa è l’immaginazione e perché è importante?

Noi viviamo d’immaginazione molto più di quanto non siamo disposti ad ammettere. Coltiviamo idee riguardo alla nostra vita e a quella altrui che raramente combaciano con la realtà. Ciò in larga parte ci aiuta e ci salva: se ci limitassimo a constatare la finitezza delle nostre occasioni di vita saremmo esseri senza sogni. L’immaginazione ci porta a concepire ciò che non vediamo, o tocchiamo, ma potrebbe essere. La letteratura non esisterebbe senza immaginazione, ma nemmeno la voglia di alzarsi la mattina da letto e affrontare una giornata, se non avessimo da qualche parte una fantasia che ci muove, che ci stimola.

Nel libro ci sono diversi riferimenti alle situazioni quotidiane che per chi ha perso l’uso delle gambe sono limitanti e faticose. Il rischio è arrendersi e scegliere di uscire di meno. Quale è la situazione più difficile? Come trovare la forza di affrontarle?

Nel libro si descrive la quotidiana difficoltà di chi ha perso l’uso delle gambe e quindi deve imparare a fare tutto da una posizione e in un modo diverso. Imparare e adattarsi non basta, poiché le barriere architettoniche sono solo l’evidenza oggettivata di una diffidenza verso la diversità fisica che preclude la libertà alle persone portatrici di un handicap fisico. L’ostacolo più grande è quindi quello di una mentalità che non riconosce l’uguaglianza dei diritti e non è sensibile alla valorizzazione delle persone, indipendentemente dalla loro condizione fisica.

Su cosa sta lavorando ora?

Sto lavorando a una raccolta di saggi su alcuni scrittori italiani del dopoguerra e il loro rapporto con le arti visive. Un progetto in cui metto a frutto il mio amore per la lettura e la formazione di storica dell’arte

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