Droga, immigrazione clandestina e violenza sessuale. E’ questo il contorno della drammatica vicenda familiare che ha portato alla condanna a 7 anni e 2 mesi di F.M., origine tunisina ma nato in Germania, 41 anni, in Italia senza fissa dimora, che avrebbe abusato della moglie, L.P. nata a Milano, 45 anni con problemi di tossicodipendenza.
I fatti risalgono all’otto settembre dello scorso anno. L’uomo, difeso dall’avvocato bresciano Luciano Garatti che ha chiesto l’assoluzione, era rientrato illegalmente in Italia prima dei cinque anni dalla data di espulsione.
Alla stazione di Bergamo incontra la compagna a cui aveva dato appuntamento. Sotto la minaccia di un coltello la costringe a seguirlo fino alla loro abitazione di fortuna, un camper Ford Transit abbandonato in un parcheggio della città, nei pressi della Roggia Guidana.
Una volta all’interno del veicolo, il 45enne si avventa sulla moglie, le lega le mani al letto e poi la picchia. Nel corso del processo ha raccontato di averla malmenata per evitare che con la siringa si iniettasse eroina.
Una volta immobilizzata, però, il tunisino avrebbe abusato sessualmente della moglie. Rapporti completi e non protetti, con il rischio di incorrere in infezioni, tra cui l’Hiv.
Un certificato medico ha confermato la violenza e le lesioni, giudicate guaribili in 15 giorni secondo il referto del pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
La donna si reca al Sert e racconta quello che ha dovuto subire. Viene portata al pronto soccorso per accertamenti. Scatta così la denuncia contro il marito. Ancora sotto choc, la 45enne ha la forza di ripercorrere il suo calvario. Scattano le indagini e la polizia arresta il marito.
Si arriva al processo. Mercoledì 21 febbraio la sentenza. Il pm Emanuele Marchisio aveva chiesto una pena a 9 anni. Il giudice ha inflitto all’uomo una condanna contestando, oltre alla violenza sessuale, il sequestro di persona e lesioni.
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