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Giovani verso il voto

Tremaglia: “Non votate, se non volete, ma interessatevi alla politica per poterla cambiare”

Stesse domande per tutti gli intervistati, ma visioni ed opinioni sulla politica e sui giovani differenti. Dopo aver sentito Niccolò Carretta, continuiamo le nostre interviste con Andrea Tremaglia, consigliere comunale di Fratelli d'Italia

Giovani e politica. Un tema caldo o, forse, non troppo. Colpa del disinteressamento generale da parte dei ragazzi nei confronti della politica o di una sostanziale delusione diffusa tra i Millenials? Il 4 marzo si avvicina e noi abbiamo sentito i giovani: con un sondaggio pubblicato sul nostro giornale nel mese di gennaio che ha cercato di descrivere, senza nessuna pretesa statistica o scientifica, le opinioni politiche dei ragazzi di città e provincia in vista delle elezioni 2018 (LEGGI QUI).

A poche settimane dal voto abbiamo voluto sentire anche alcuni  giovani bergamaschi che, ormai da diversi anni, hanno fatto, almeno in parte,  della politica la propria vita  e che, riportando esperienze vissute sulla propria pelle, possono essere d’aiuto per i giovani eternamente indecisi ed insoddisfatti. Stesse domande per tutti gli intervistati, ma visioni ed opinioni sulla politica e sui giovani differenti. Dopo aver sentito Niccolò Carretta (LEGGI QUI: Carretta: “Ho fiducia nei giovani, ma mi preoccupa la loro mancanza di memoria”), continuiamo le nostre interviste con Andrea Tremaglia, consigliere comunale di Fratelli d’Italia.

Facciamo finta per un attimo che tu non sia un candidato per le prossime elzioni, ma un ragazzo qualunque che il 4 marzo andrà a votare. Perché un giovane dovrebbe votare il Fratelli d’Italia?

“In realtà non è molto difficile fare finta…Io sono contrario al giovanilismo. Credo che le ragioni dei giovani siano un argomento che rischia di essere strumentalizzato: non è giusto dire “votiamo i giovani perché lo sono”, né dire “abbiamo la proposta per i giovani”. Le proposte devono essere complessive, la visione della politica nazionale deve essere una. Il punto più importante del nostro partito a livello nazionale è quello che riguarda un pochino meno i giovani e i giovanissimi ed è quello sulla natalità: noi diciamo prima gli italiani, ma non basta dirlo, bisogna preoccuparsi del fatto che gli italiani ci siano, dal punto di vista demografico. I numeri della natalità parlano di una provincia che sparisce ogni anno: rispetto a 30 anni nascono la metà di bambini ogni anno, in una generazione. Sono dati estremamente preoccupanti. E credo che alla base di gran parte dei problemi di questo paese ci sia la questione demografica: quando la sinistra si lamenta perché non c’è gente che ci paga le pensioni il punto non è importare altri stranieri. Il problema è la natalità e coinvolge e condiziona tutti gli aspetti della comunità. Una società che invecchia, detto da uno che non è un giovanilista, è un problema dal punto di vista mentale. Non avere figli ti mette in una condizione mentale molto diversa rispetto al futuro di chi invece ce li ha: cambiano le tue priorità, il tuo rapporto con la comunità; si tratta di un discorso culturale. E poi anche in termini di vitalità di un popolo, di energia, di attività emotiva. In una società in cui manca questa vitalità, i figli non si fanno, il ritornello è sempre “le cose andranno sempre peggio” e “il futuro è sempre più cupo”, è “normale” che i giovani prendano delle derive estreme e preoccupanti: tra alcolismo, gioco d’azzardo, chiusura in casa ed estremismi politici sia di destra che di sinistra. Un giovane, in una situazione così precaria, deve, per forza, cercare delle identità forti per colmare il vuoto del futuro e della società. Credo che Fratelli d’Italia e la Meloni abbiano trovato un punto fondamentale per la società che magari in questa campagna elettorale non verrà fuori, ma se abbiamo l’intelligenza di insistere su questo punto dico che diventerà uno dei punti distintivi di Fratelli d’Italia perché è su questo che si basa tutto, dalle pensioni alla Flat Tax.”

Sei in politica da diversi anni, cosa vuoi dire ai ragazzi che si tengono sempre più lontani dalla politica?

“Prendila come una provocazione, ma io preferirei avere dieci voti in meno e un partecipante in più. Se potessi parlare ad un ragazzo gli direi: “Se non vuoi votare, non votare, ma partecipa, interessati.” Io ho visto nella mia esperienza di consigliere a Bergamo che non è vero che una persona non fa la differenza, anzi! Tutte le differenze nascono da una persona, a tutti i livelli. Credo che, per certi aspetti, la mia candidatura sia una follia e credo che prenderò una palata in faccia perché sono l’unico in città candidato al centro destra nella città di Gori quando Gori è candidato alle regionali. Ma mi sono buttato e sono felicissimo. E, in questa follia, ho un gruppo di amici straordinari: non sono tanti, sono solo circa 5/6 persone. E sono convinto che, qualunque cosa verrà a fine elezioni, darò il merito a queste persone, perché tutto è nato da questa piccola start-up politica. Se si riuscisse a far capire questo ai ragazzi, che non serve un esercito per fare grandi cose, ma solo poche persone brave ed impegnate, allora sì che la nostra generazione potrebbe conquistare il mondo! Vivere la vita sommerso è vivere a metà. Buttatevi, è molto più scomodo pensare a quello che avreste potuto fare per voi e per la vostra comunità. Da grandi errori nascono grandi storie, nella peggiore delle ipotesi.”

Giovani disinteressati e dalle “passioni tiepide”: è così che la società dipinge la nostra generazione. Secondo te è vero? Hai fiducia nei giovani?

“E’ sempre stato così, in realtà. Sono sempre stati in pochi le persone che si sono esposte. Ma io non credo che la nostra generazione sia così pessima. Trovo che i giovani d’oggi siano comunque mediamente maturi: certo che se noi focalizziamo la nostra attenzione sul peggio, vediamo che al peggio non c’è fine, ma questo vale in ogni ambito. Forse io sono fortunato, ma posso dire di avere amici eccezionali e, proprio per questo, purtroppo, nove su dieci non sono in Italia ed è una cosa che mi dà davvero tanta tristezza. Ma, quello che più mi conforta ed è proprio con questa chiusura di speranza che vorrei terminare l’intervista, è che tutti loro vorrebbero tornare in Italia. Adesso no perché si rendono conto che si possono espandere professionalmente solo all’estero, però vogliono tutti tornare. Perciò, nel mio piccolissimo impegno politico, cerco in tutti i modi di creare le condizioni perché tornino i miei amici, per me è una cosa importante.”

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