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L'editoriale

Forza Nuova e dintorni: l’imbarazzo di chi deve scegliere tra Costituzione e censura

Una campagna elettorale che mi mette in grande imbarazzo.

Una campagna elettorale che mi mette in grande imbarazzo.

Per un motivo che è facile spiegare: la presenza di movimenti o partiti che si rifanno esplicitamente al fascismo. Parlo di Forza Nuova e di Casapound, ammessi alla competizione elettorale e quindi, ufficialmente con le carte in regola per la democrazia.

Confesso di non capirne le motivazioni: più volte abbiamo documentato sulle nostre pagine il riferimento esplicito al fascismo di queste forze o dei loro leader: per esempio alle messe di padre Tam con saluti romani. O dei gruppuscoli che si rifanno a questi movimenti. Uno di questi ci ha anche minacciato con manifesti affissi fuori dalla redazione non più tardi di qualche mese fa solo per aver pubblicato la cronaca di altre intimidazioni a un collega.

Quindi, dal momento che la Costituzione vieta l’apologia di fascismo e che una norma votata per ora solo dalla Camera (legge Fiano) vuol rendere reato l’apologia e la propaganda fatta tramite i simboli squadristi e razzisti, ecco che mi chiedo come si siano potuti includere nelle liste elettorali questi gruppi. O sono fuorilegge o non lo sono. Terzo non datur.

È vero, ci sono decine anzi centinaia di dibattiti su cosa sia l’apologia di fascismo, e le organizzazioni di estrema destra, dopo sentenze, corsi e ricorsi, interpretano la legge così: “Scavando a fondo, si può capire che un partito può avere qualsiasi nome, l’importante è che questo non sia PNF (Partito Nazionale Fascista) o PFR (Partito Fascista Repubblicano) e non guidi una guerra civile per arrivare al Governo dello Stato”.

A questo punto tutto ok, dunque. Forza Nuova e Casapound, con i loro gesti fascisti, con il loro leader Roberto Fiore, terrorista nero, condannato per eversione, scappato all’estero, con i loro recenti blitz con lancio di fumogeni sotto la sede del quotidiano La Repubblica definiti proprio da Fiore “il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso e contro il PD”, sono leciti, legittimi, democraticamente accettati in un confronto elettorale.

E allora chi, come la sottoscritta, apprezza e segue la Costituzione, e per questo non vorrebbe dare spazio alle nuove camicie nere, è in torto marcio se non pubblica notizie di questi due gruppi, se vuole lasciarli nell’ombra. Questa, devo ammetterlo, è censura, stigmatizzata da chi si ritiene giornalista democratica almeno tanto quanto il fascismo.

Ecco perché sono in grande imbarazzo, per la prima volta da quando ricopro questo ruolo.

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