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Giovani verso il voto

Carretta: “Ho fiducia nei giovani, ma mi preoccupa la loro mancanza di memoria”

A poche settimane dal voto, abbiamo voluto sentire alcuni di quei ragazzi bergamaschi che, ormai da diversi anni, hanno fatto della politica la propria vita

Il 4 marzo è sempre più alle porte. Il giorno in cui gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimere la propria scelta  alle elezioni politiche e regionali si sta avvicinando e, con esso, anche i dubbi dell’ultimo minuto, i classici “allora, hai deciso chi votare?” e gli amareggiati “non so proprio chi votare”, “voterò il meno peggio”, fino ad arrivare al temibile “mi sa che non voterò nemmeno.” Frasi diffuse e sempre più frequenti, specialmente per i giovani: per lo più inesperti al mondo della politica o, semplicemente, così poco interessati da non far nascere in loro il desiderio di conoscere  i candidati.

Li abbiamo sentiti, i giovani. Con un sondaggio pubblicato sul nostro giornale nel mese di gennaio che, con otto domande, ha cercato di costruire per quanto possibile un quadro indicativo delle opinioni politiche dei ragazzi di città e provincia in vista delle elezioni 2018. (LEGGI QUI: Sondaggio sui giovani bergamaschi: il 95% andrà a votare) Ma, a poche settimane dal voto, abbiamo voluto sentire anche alcuni  giovani bergamaschi che, ormai da diversi anni, hanno fatto, almeno in parte,  della politica la propria vita  e che, riportando esperienze vissute sulla propria pelle, possono essere d’aiuto per i giovani eternamente indecisi ed insoddisfatti.

Ecco il nostro primo intervistato: Niccolò Carretta, 26 anni, dal 2014 in Consiglio comunale a Bergamo.

Facciamo finta per un attimo che tu non sia Carretta, ma un ragazzo qualunque che il 4 marzo andrà a votare. Perché un giovane dovrebbe votare il PD?

“Ritengo che i giovani debbano dare fiducia al partito democratico perché è un partito europeista, riformista e attento alle fragilità sociali. Europeista è il primo aggettivo perché, soprattutto per noi giovani, io sono convinto che il contesto di riferimento debba essere l’Unione Europea. Per poter correre, anche dal punto di vista economico, insieme e allo stesso livello degli altri paesi europei, ma non deve essere un disegno solo economico ed istituzionale, ma anche di valori: costruire un progetto federalista che valorizzi le singole identità locali che sono fondamentali. Questi sono stati anni difficili, si poteva fare di più per uscire dalla crisi economica, ma credo che il PD si sia assunto molte responsabilità cercando di attuare delle politiche il più possibile attente alle necessità dei giovani. Il PD ha anche lavorato molto in tema di flessibilità e in tema di sicurezza e ci sono molte altre idee. Non è un partito che è ossessionato dalla pensione minima, ma dal dare molto più lavoro ai giovani, perché è solo dal lavoro che i giovani possono costruirsi una carriera e poi un futuro, più tranquillo e ottimista. Mi piacerebbe che i giovani premiassero la serietà e non chi parla alla pancia: è molto più facile parlare alla pancia delle persone, che alla testa. In questi anni non sono quello che dice che è stato fatto tutto benissimo e che è stato tutto perfetto, però credo che i segnali di ripresa economica, i dati occupazionali e le attenzioni riservate anche al mondo dei giovani devono portarci a rinnovare la fiducia al PD o alla sua coalizione, come quella di Emma Bonino. Credo che tra i giovani possa piacere.”

Sei stato il più giovane consigliere eletto della storia del Comune, cosa vuoi dire ai ragazzi che si tengono sempre più lontani dalla politica?

“Essere eletti a 22 anni non è facile perché affronti una campagna elettorale con molta incoscienza: ti butti, fai iniziative, dai volantini. Ma forse non metti tanto in conto che negli anni successivi farai veramente quello. Per quanto mi riguarda, invece, è successo. Credo che sia un’esperienza bellissima e dico a tutti i giovani che incontro che, a prescindere dalle idee politiche che hanno, di mettersi in gioco, perché fare anche solo qualche anno da dedicare alla propria comunità è un’esperienza estremamente formativa. Innanzitutto perché si impara sulla propria pelle quanto sia difficile assumersi della responsabilità sulla propria pelle: quando, cioè, ti rendi conto che da quello che dici conseguono delle scelte, dei provvedimenti che incidono sulla vita del tuo vicino di casa, dei tuoi amici, dei tuoi parenti: tutto questo ti fa tremare i polsi. Perché ti rendi conto che se fai bene è un bel risultato, se fai male ci metti la faccia ed è giusto assumersi delle critiche ed accettarle, quindi c’è tutto un tema di assunzione di responsabilità che è molto bello ed importante per la vita, in generale. Acquisisci anche un bagaglio di competenze grandissimo che un giovane si porterò con sé per tutta la vita. Io consiglio l’esperienza, è bellissima, anche se molto faticosa.”

Abbiamo detto cosa è stato fatto per i giovani, ma cosa c’è ancora da fare?

“La priorità deve essere quella della formazione e del lavoro, cercando di trovare un’ interazione stretta tra queste due tematiche: se non hai quel presupposto i giovani li perdi. Dobbiamo mettere una sforzo maggiore, passando anche attraverso un’ interazione maggiore con scuole e università. Si deve lavorare anche sulla casa e l’autonomia abitativa: bisogna mettere i giovani nella condizione di poter scegliere tra stare a casa oppure andare a vivere da soli o con i propri affetti. Ma essendo difficile da realizzare per i costi che comporta, bisogna attuare una sharing economy, politiche che facilitano l’affitto a prezzi moderati per i giovani. Ci sono sempre meno giovani, si fanno sempre meno figli, tanti vanno all’estero, non è il problema di andare via, va benissimo, ma poi bisogna tornare. Il tema della casa non può essere un tema di secondaria importanza. Casa e lavoro sono i punti fondanti su cui abbiamo fatto tanto, ma che bisogna ancora coltivare.”

Giovani disinteressati e dalle “passioni tiepide”: è così che la società dipinge la nostra generazione. Secondo te è vero? Hai fiducia nei giovani?

“Io ho molta fiducia nei giovani e se non l’avessi non farei quello che sto facendo. E faccio di tutto per rendere Bergamo, la Lombardia e il Paese più attento ai giovani perché li abbiamo troppo trascurati. Certo, l’avvento dirompente dei social non ha aiutato i giovani: creando ragazzi che faticano ad avere delle relazioni di qualità umane e personali e si isolano dietro al mondo dei social. Come ho detto, ho fiducia nei giovani, ma quello che mi preoccupa è una certa mancanza di memoria. Cito il vostro sondaggio: mi ha fatto effetto che la maggior parte dei giovani si senta attratto da partiti di estrema destra. Non ne faccio una colpa, credo che però ci debba far interrogare, se c’è questo disagio significa che in passato qualcosa non ha funzionato. Ma anche se è facile farsi convincere e ammaliare da chi urla di più, da chi vuole sovrastare parlando alla pancia che alla testa, questo è un errore che l’Italia ha già fatto e che non può più permettersi di fare. Servono politici, non necessariamente giovani, ma seri e che davvero sappiano ingaggiare con i giovani un rapporto di complicità e non solo con delle marchette social. Ho fiducia nei giovani, vorrei che anche loro ne avessero di più nei confronti di politici che ci mettono la faccia.”

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