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Bergamo

Inchiesta Ubi, la difesa: “Forzature, equivoci e le errate interpretazioni della Finanza”

Nuova udienza preliminare di fronte al gup Ilaria Sanesi per Ubi Banca nella mattina di venerdì 9 febbraio.

Nuova udienza preliminare di fronte al giudice per le udienze preliminari Ilaria Sanesi per Ubi Banca nella mattina di venerdì 9 febbraio. La seduta, terminata alle 13.30, è stata interamente dedicata agli avvocati della difesa che puntano a non arrivare nemmeno al processo chiesto per tutti dal pubblico ministero Fabio Pelosi, che ha coordinato le indagini.

L’avvocato Gueli, dopo avere delineato la figura professionale e culturale dell’avvocato Giuseppe Calvi, vicepresidente vicario del consiglio di sorveglianza e che nel 2013 condusse l’assemblea contestata al posto del defunto avvocato Faissola, ha rimarcato le grosse forzature, gli equivoci con errate interpretazioni nelle accuse elaborate nel corso delle indagini. Equivoci in cui sarebbe incappata la Guardia di Finanza. Uno su tutti, evidenza Gueli: “È da ricordare che l’Associazione Amici di Ubi Banca nasce dopo la fusione, quindi non aveva connotati per condizionare nulla e nessuno”.

Altro equivoco che sta alla base delle presunte spartizioni di potere dovute ad ipotetici accordi tra le due associazione di soci: “L’Associazione Blp nulla sapeva di quello che faceva quella di Bergamo: non c’erano contatti” taglia corto l’avvocato.

Il difensore dell’avvocato Calvi traccia un quadro ben diverso da quello ricostruito dalla Procura di Bergamo con “Figure demonizzate. Affermazioni semplicistiche. I dati oggettivi smentiscono le tesi accusatorie”. Una difesa che non solo smonta, ma rigetta tutte le accuse.

Per l’avvocato Biancato che difende Rossano Breno, “L’indagine aveva già in testa un’idea di accusa e su quella ha strutturato tutto”. Sulla vicende delle deleghe l’osservazione della difesa è pesantissima: “Non viene indagata la raccolta delle deleghe delle altre due liste che correvano per la guida di Ubi Banca. Di che reato stiamo parlando? Nessuna delega imputata a Cdo (compagnia delle opere) è stata ricevuta con inganno”.

L’avvocato Paolo Stefano De Zan, che difende Enrico Minelli e Pierpaolo Camadini, cita l’intervista Giovanni Bazoli, in cui si deve cogliere l’interesse storico della banca: “Un fatto essenziale per comprendere il processo dell regole di governance del nascente gruppo”. L’avvocato sottolinea come Banca d’Italia fosse ed è a conoscenza del principio di pariteticità: “È il cardine della nuova banca, insieme al sistema duale e alla banca federale. Venne data pubblicità a tutto e ci fu massima trasparenza nel protocollo d’intesa, come nello statuto”.

La prossima udienza è stata fissata per venerdì 16 febbraio.

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