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Heinrich Füssli, l’artista che ha esplorato il mondo dei sogni

Torna #theARTicle, la rubrica di BGY dedicata al mondo dell’arte. Per il secondo appuntamento, i riflettori sono puntati su Heinrich Füssli, artista diviso fra neoclassicismo e romanticismo nonché precursore del simbolismo

7 febbraio 1741: nasce a Zurigo Johann Heinrich Füssli, letterato e pittore romantico attivo principalmente in Gran Bretagna. In verità egli, così come altri suoi “colleghi” – basti pensare per esempio a Goya – si trova diviso fra due epoche artistiche: se ci si focalizza sull’aspetto cronologico entro cui egli vive, è da considerare neoclassico; se si sposta invece lo sguardo sull’ambito stilistico, l’artista svizzero risulta più affine al romanticismo.

Quel che è indubbio riguarda l’unicità del suo stile, derivante probabilmente dalla sua formazione di autodidatta: egli pone al centro della propria arte l’immaginazione, riuscendo a creare immagini di una rara potenza espressiva ed irripetibili per il loro aspetto kafkiano e onirico, tanto da essere considerato uno dei precursori del movimento simbolista. Nell’Aforisma 231 egli diceva che: «Una delle regioni meno esplorate dell’arte sono i sogni e ciò che possiamo chiamare la personificazione del sentimento».
Füssli è uno dei pochi artisti che riesce a restituire al meglio l’ideale romantico del sublime: egli rappresenta infatti la parte più oscura e irrazionale dell’anima, quella che spesso si cela solo nei sogni. Ed è proprio un sogno – o meglio, un incubo – ad essere il soggetto del dipinto che lo ha reso famoso: si tratta dell’olio su tela dal titolo “The Nightmare” (L’incubo), dipinto nel 1781 e custodito negli Stati Uniti all’interno del Detroit Institute of Arts.

La scena è ambientata all’interno di una stanza da letto in penombra, all’interno della quale è presente una luce innaturale: Füssli applica qui una tecnica teatrale, operando come un regista e illuminando a getti la scena per creare delle apparizioni che emergono dall’oscurità e aumentano il pathos e la suggestione.
In primo piano si trova una giovane fanciulla che dorme abbandonata sul suo letto, dipinta in una posa innaturale che denota la sofferenza che sta vivendo; l’artista svizzero è bravo nel rappresentare sia il soggetto del quadro, ovvero la donna che sta avendo l’incubo, sia l’oggetto, ossia l’incubo stesso. Sopra la donna è infatti presente un mostro che col suo peso fa pressione e comprime il torace della fanciulla: questa figura, che molti paragonano ad un Goblin o ad un Gargoyle, è la personificazione dell’incubo e rappresenta i demoni che si nascondono nel profondo delle nostre anime e che solo la notte emergono.

Sulla sinistra del dipinto si può vedere una testa di cavallo: la sua presenza è giustificata dal significato della parola “nightmare”, che sì significa “incubo”, ma che è anche formata dalle parole “night” (notte) e “mare” (cavallina). Vi è inoltre un’altra teoria interpretativa secondo cui la parola “mare” non faccia riferimento alla femmina del cavallo bensì rappresenti un termine legato a una leggenda della mitologia scandinava: il “mare”, infatti, era un piccolo demone che durante il sonno delle persone amava sedersi sul petto dei dormienti causando incubi e ansie.
Questo quadro mostra inoltre come all’interno della pittura di Füssli siano presenti, come già detto, sia elementi neoclassici sia romantici: al viso della fanciulla – chiaramente ispirato alle statue neoclassiche – e alle forme pure ed essenziali si contrappone l’uso espressivo del colore e una composizione dinamica formata principalmente da linee curve tipicamente romantiche. L’artista, conscio di questo dualismo insito in lui, non lo nasconde e anzi lo mostra chiaramente.

In sostanza, “L’incubo” rappresenta una finestra sulla parte più oscura ed irrazionale dell’animo umano: in un momento storico in cui la società basava ogni propria azione sulla razionalità, Füssli riesce a far emergere gli impulsi più irrazionali che si celano nelle menti degli uomini. Tutto ciò mantenendo una struttura compositiva a piramide, simbolo dell’esigenza di un ritorno all’ordine del periodo.

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