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L'intervista

Un futuro da costruire bene, Deaglio: “L’economia ragioni a lungo termine” video

In occasione della presentazione del XXII rapporto sull'economia globale e l'Italia, il professor Deaglio delinea uno scenario positivo per il nostro Paese.

“Un futuro da costruire bene”: Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, ha presentato mercoledì 31 gennaio nella sala Mosaico del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni di Bergamo il XXII rapporto sull’economia globale e l’Italia, edito da Guerini e associati e sostenuto da Ubi Banca.

Un futuro, ha sottolineato il professore, da costruire su basi di lungo periodo: “Per troppo tempo siamo stati schiacciati sulle cose che sarebbero successe un mese o sei dopo, massimo un anno: siamo andati avanti in quel modo finchè le cose sono andate bene. Ora, invece, costruire bene vuol dire riprendersi il dominio del tempo e capire che i tempi dell’economia non sono quelli di pochi mesi da quelli di molti anni”.

L’esposizione ha toccato tre grandi aree, dalle mutazioni strutturali di lavoro e capitale introdotte dalla globalizzazione e la loro ulteriore evoluzione in anni in cui la globalizzazione stessa sembra in crisi, almeno rispetto alla forma che assunse ai suoi albori alla situazione dell’Europa e dell’Italia in questo scenario, fino alla prospettiva “sostenibile” proposta come possibile percorso di consolidamento della crescita.

La sensazione è quella che finalmente l’economia italiana sia arrivata al giro di boa, con accenni di dinamiche virtuose come la crescita del Pil e dell’occupazione, unite a un minor tasso di crescita del debito pubblico: “L’elemento più positivo è stata la capacità dell’industria italiana di reinventarsi, di rimanere sé stessa cambiando e reinterpretandosi per un mondo che cambia. Succede nell’industria 4.0 ma anche per tutto il Made in Italy in generale. L’Expo di Milano ha portato a una riconsiderazione di tutto il settore agroalimentare, con ottimi risultati per l’export”.

Il professor Deaglio ha concluso la presentazione ipotizzando delle risposte adatte a queste sfide globali: il recupero di una visione di lungo periodo; nuovi investimenti in politiche di sviluppo sostenibile che considerino anche i fattori non economici; l’introduzione di processi produttivi ‘circolari’. Tale sviluppo sostenibile dovrà integrare variabili ambientali, economiche e sociali, unendole per evitare i molteplici rischi di una economia in stagnazione, di un mondo non protetto dal degrado e di una società divisa e non inclusiva: problemi che potrebbero manifestarsi se le variabili legate a economia, ambiente e società non venissero considerate in un’ottica unitaria.

“L’economia italiana del futuro deve andare nella direzione dell’elettronica e dell’intelligenza artificiale – ha concluso –: sta iniziando a farlo, abbiamo circa 7mila startup elettroniche. Non sono tantissime rispetto ai competitors europei ma ricordiamoci che fino a qualche anno fa non ne avevamo nessuna”.

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