• Abbonati
L’intervista

Bonetti, Foppapedretti: “Mercato senza regole. Amazon? Come il doping”

Tagliente e diretto Luciano Bonetti, patron della Foppapedretti, non usa mezzi termini per scattare un'istantanea del mercato di oggi.

Amazon è sicuramente un elemento devastante per la distribuzione. Amazon rappresenta quasi perfettamente Trump. Come tutte le aziende americane ha un solo obiettivo: profitto, profitto, profitto. Se ne frega di tutto quello che è morale”.

Tagliente e diretto Luciano Bonetti, patron della Foppapedretti, non usa mezzi termini per scattare un’istantanea del mercato di oggi. E se l’Italia si sveglia dal torpore di una lunga crisi sbadigliando sui numeri della ripresa, Bonetti non cela nulla: “In 5 anni ho perso il 60% dei nostri clienti”.

“Alle aziende americane va bene non pagare le tasse dove producono, va bene uccidere il mercato in una politica spietata. Che è la politica del senza regole. Il mondo corre così veloce e non si riesce a sopperire a questa assenza di regole. Nella realtà è come nel doping: il doping è più veloce della ricerca del doping. E tu lo trovi sempre dopo. Concettualmente non ce l’ho con questo sistema, ma il mercato è cambiato e bisogna tenerne conto. Bisogna tenere capra e cavoli: difendere la distribuzione e vendere in questo sistema”.

Bonetti testa con mano questo cambiamento epocale, lo trova anche tra le mura domestiche: “Casa mia sembra l’ufficio postale, arrivano continuamente pacchi di merce comprata on line”. E segnala che a Milano, in due negozi della FootLocker non si compra nemmeno: si provano le scarpe, l’acquisto è rimandato su Amazon.
“Il negozio fisico funziona come vetrina, come esposizione, ma a medio termine per le aziende questo diventa massacrante. Non tanto per la dipendenza e il potere d’acquisto che questi colossi hanno, ma perché non puoi innovare molto”.

E fa l’esempio dei maglioncino rosso e blu. Se su Amazon i clienti sono abituati a comprare maglioncini rossi, rilasciando commenti, quando sul mercato si immette un maglioncino blu si deve ripartire da zero. E qui sta la vera difficoltà di innovare e far comprendere ai possibili clienti la novità.

“Così l’azienda trova comodo vendere quel solo prodotto e tende a sedersi, ma chi si ferma poi muore. E come si fa a difendere i propri distributori esteri, quando queste piattaforme on line sono concorrenziali nella vendita alla tua stessa azienda? E qui devi cambiare la tua politica, ma si scopre che è impossibile”.

Bonetti osserva attentamente anche le crescite esponenziali di alcune aziende, ma intravede in loro il pericolo del crollo dietro l’angolo. Con quasi 200 dipendenti, 50 milioni di fatturato nel 2017, la sua Foppapedretti investe oltre il 5% del fatturato in ricerca e sviluppo. “La mia filosofia è sempre stata: creare prodotti che durassero molto e una volta esaurita la loro funzione, i loro materiali fossero riciclabili”.

Che sia un capitano d’industria non c’è dubbio. Non nasconde nulla e difende a spada tratta tutte le sue scelte.

“Non abbiamo assunto nessuno negli ultimi anni, ma noi non abbiamo mai nemmeno licenziato. Vivo nello stesso paese dei miei collaboratori e per i figli dei nostri dipendenti venire a lavorare da noi è sempre stato un onore perchè è un bell’ambiente e all’avanguardia. Negli anni della crisi siamo ricorsi a contratti di solidarietà e alla cassa integrazione, ma non abbiamo mai licenziato nessuno. Così come non abbiamo delocalizzato, il 50% del nostro prodotto è composto da mano d’opera. Per molti sarebbe stato facile cercare altrove costi più vantaggiosi, ma io credo nella squadra, nel Made in Italy”.

Nessuno è bravo come noi?
“No, non è presunzione. Difendo i miei posti di lavoro”.

Se lei fosse un giovane di 25 anni nel 2018 che cosa farebbe?
“Farei un’esperienza all’estero, imparerei una o due lingue. Come di fatto ho fatto a 23 anni quando ho fatto un lungo viaggio, ho visitato Germania, Svezia, Norvegia e l’ex Urss… ho visto quanto era diverso il mondo dall’Italia. Ho capito come si vive da extracomunitario in Svizzera, quando ho seguito mia madre operata ad un tumore al cervello in una clinica a Zurigo. Ho vissuto un anno a Basilea, e poi negli Usa dove è stato operato mio fratello e lì ho capito che negli States se non hai i soldi sei morto. È lì che ho visto certe pubblicità, un certo tipo di comunicazione”.

Quindi se fosse un giovane andrebbe negli Usa?
“No, farei un’esperienza nel mondo anglosassone, ma non in America: lì c’è un popolo di barbari, troppo violento. In Cina ci andrei dopo. Se fossi un architetto andrei là dopo un’esperienza per guadagnare”.

Guarda il mondo, quanto conta l’Europa unita?
“Abbiamo perso una grande occasione dopo il crollo del comunismo, grazie agli Usa che travolsero in uno scandalo Helmut Kohl. Dovevamo farla allora un’Europa unita dalle stesse regole fiscali, stessi diritti, stessi doveri e il costo della mano d’opera uguale. Non può succedere che Lussemburgo e Irlanda introducano agevolazioni fiscali danneggiando altri Paesi dell’Unione. E i tedeschi devono capire che di solo orgoglio si muore. Sia chiaro: non sono per uscire dall’Europa, ma da presidente del Consiglio andrei in Europa per battermi”.

Pensa alla politica? È tentato?
“No. Per nulla. La politica ti brucia”.

Ha avuto tentazioni in passato?
“Era il 1994, Berlusconi mi telefonò, ma non se ne fece nulla”.

Com’è Berlusconi visto da vicino?
“Le faccio questo paragone. Se io ero uno che vedevo il mondo dalla collina, lui lo guardava da un altro pianeta. Poi ha delle cadute di stile, ma è così, fa parte di Berlusconi”.

I giovani e le start up, come li vede?
“Sono curioso di queste start up che vedo emergere. Mi sorprende la capacità dei giovani di vedere nuove realtà, pensavo avessero già realizzato tutto, ed invece riescono sempre a sorprendermi. Anche se non capisco perché i giovani non facciano una rivoluzione per prendersi il mondo”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI