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La recensione

“Milano e la Mala”: in mostra le foto delle bande che spaventarono la Lombardia

Nell’anno del cinquantesimo anniversario dallo scoppio della rivolta studentesca a Milano, all’interno delle sale di Palazzo Monardo va in mostra fino al prossimo 11 febbraio “Milano e la Mala”

Era la fine degli Anni Sessanta. Partita dagli Stati Uniti, in breve tempo la rivolta studentesca era sbarcata in Europa ed anche l’Italia e la Lombardia non ne erano immuni. Università occupate, muri addobbati di manifesti, strade inondate di studenti caratterizzavano la Milano di fine decennio travolta dal ’68, ma un altro fenomeno si stagliava all’orizzonte che per decenni avrebbe terrorizzato la città della Madonnina e per la regione più industrializzata d’Italia: era l’ascesa delle bande di “Faccia d’Angelo” e del “Bel Rene’”.

Nell’anno del cinquantesimo anniversario dallo scoppio della rivolta studentesca a Milano, all’interno delle sale di Palazzo Monardo va in mostra fino al prossimo 11 febbraio “Milano e la Mala”, un’esposizione dedicata ai decenni buoi del secondo dopoguerra che videro la città lombarda sotto scacco da parte delle bande malavitose che imperversavano per il Nord Italia.Documenti giudiziari, pagine di giornali e ricostruzioni storiche contornano un centinaio di fotografie che raccontano fatti e misfatti della Milano del Secondo Novecento, seguendo il filo rosso che collega la rapina di Via Osoppo all’arresto di Angelo Emapinonda.

Un filo rosso che vide un’interruzione proprio con il 1968, anno in cui il corso della malavita meneghina cambiò irrimediabilmente: fino a quel momento moltissime rapine erano state compiute in città, dal colpo di Via Osoppo nel 1958 all’assalto alla gioielleria di Via Montenapoleone da parte della Banca dei Marsigliesi nel 1964, ma mai si era arrivati a compiere omicidi, mai sino al 25 settembre 1968 quando la Banda Cavallero (organizzazione criminale piemontese capeggiata da Pietro Cavallero) nel corso di una rapina all’agenzia del Banco di Napoli di Largo Zandonai freddo’ tre persone e ne ferì altre venti con il solo scopo di obbligare le forze dell’ordine ad arrendersi e permettere loro di fuggire.

Quel momento deciderà il destino del Nord Italia negli ultimi decenni del XX secolo, decenni segnati una scia di sangue che vedrà protagonisti fra gli altri personaggi come Francis Turatello, spietato criminale a capo delle bische clandestine e della prostituzione milanese soprannominato “Faccia d’Angelo”; e Renato Vallanzasca, giovane rapinatore chiamato “Bel René”. che nei primi anni Settanta riuscirà a metter sotto assedio la Lombardia con i suoi efferati omicidi ed i suoi rapimenti. Come anticipato Bergamo non sarà immune a tutto ciò ed a ricordarcelo sono i due corpi degli agenti della Polizia Stradale lasciati inermi sull’asfalto del casello autostradale di Dalmine, freddati in una domenica di febbraio, per la precisione il 6 febbraio 1977, dai colpi del “Bel Rene’” e della sua banda dopo esser stati fermati ad un posto di blocco.

Visitando la mostra si può osservare come la scia di sangue prosegui’ fino agli Anni Ottanta inoltrati, quando a dominare Milano sarà Angelo Epaminonda, detto “Il Tebano”, referente della mafia catanese in Lombardia e gestore del traffico di droga e del gioco d’azzardo meneghino. Durante il regno del criminale siciliano Milano vedrà la presenza di numerosi rapimenti ed omicidi, dettati anche dallo scontro di bande in concorrenza fra loro.

Con il suo arresto si conclude la scia di eventi tragici che mise sotto scacco Milano per decenni, ma anche l’esposizione, un’ esposizione che deve farci ricordare come il periodo che va dalla fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Ottanta fosse stato un fase di frenetici cambiamenti culturali, ma di come fosse stato anche un momento di grande paura che ha segnato la vita di numerosi lombardi.

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