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Il lutto

Addio a Pasquale Emanuele, il poeta della scienza e dell’impegno civile

Ma anche della fabbrica e della politica, dell’arte e della natura. Se n’è andato il 17 gennaio 2018, lasciando a Bergamo un vuoto grande e nel panorama poetico nazionale un segno vivo, una voce capace di farsi ascoltare nel trascorrere delle generazioni

Lo si è visto in pubblico fino all’ultimo, presente e attento alle mostre d’arte e alle rassegne culturali di Bergamo, sua città d’adozione amata e coltivata nella promozione inesausta dell’arte e della cultura.

Pasquale Emanuele, il poeta della scienza e dell’impegno civile, della fabbrica e della politica, dell’arte e della natura, se n’è andato il 17 gennaio del 2018, lasciando a Bergamo un vuoto grande e nel panorama poetico nazionale un segno vivo, una voce capace di farsi ascoltare nel trascorrere delle generazioni.

Partecipe e interprete a partire dagli anni Cinquanta delle luminose stagioni di “Nuova Corrente”, “il menabò”, “Rendiconti”, riviste di critica letteraria e filosofica, di letteratura e scienza nate ad opera di personalità come Mario Boselli, Giovanni Sechi, Elio Vittorini, Italo Calvino, Roberto Roversi, Emanuele ha condotto un’esistenza all’insegna dell’impegno letterario e civile. Un impegno ispirato e irriducibile che gli è stato riconosciuto nel 2016 a Zafferana Etnea, sua terra natale, con l’assegnazione del premio alla carriera nell’ambito del 47esimo Premio Brancati. Ma la sua poesia al passo coi tempi, radicata nella concretezza del quotidiano, testimone delle epoche che ha attraversato e illuminata da vividi slanci di idealità, avrebbe meritato più attenzione da parte delle istituzioni civiche, anche dalle nostre, spesso più impegnate a fare della cultura una povera merce di scambio in termini immediatamente premianti in chiave elettorale.

Il debole riscontro di alcune amministrazioni alle istanze culturali e artistiche da lui promosse in decenni di attività associative, non lo ha scoraggiato mai dall’ideare a tutti i costi eventi sempre al passo con l’attualità, grazie a doti che gli erano connaturate come la vivacità intellettuale e la visione positiva dell’agire e del pensiero umano.

Nasce nel 1925 Pasquale Emanuele e lascia presto la Sicilia per iniziare la sua attività nell’industria del Nord – prima a Novara, fino al 1969, poi a Bergamo dal 1970. Progettista di macchine elettriche e giornalista pubblicista, ovunque vada dal Piemonte alla Lombardia, sospinto dalle alterne epopee della storia e dell’economia dell’Italia postbellica, promuove sodalizi intellettuali, stimola confronti culturali, stringe legami solidali e organizza associazioni di pensiero e di azione civile, politica, sociale.

Dalla prima partenza per il Nord nel luglio del 1946 “da una Sicilia ancor più separata dalla guerra”, come lui stesso scriverà, con approdo “alle grandi volte chiodate della stazione centrale di Milano” e il successivo ingresso in officina a Novara, la parabola esistenziale di Emanuele si è spinta attraverso i centri e le province italiane fino ad approdare a Bergamo, dove ha portato un patrimonio unico di passione civile, di pratica letteraria, di amore per la complessità e le contraddizioni del nostro Paese. Testimone fedele di questi itinerari, la sua poesia resta giovane al di là delle mode letterarie e non si sottrae ad alcuna prova: è una poesia di cose, di uomini e di donne, di grandi sfide e di intime emozioni, non ha paura di suonare antilirica, di assumere termini dal quotidiano del lavoro e della cronaca civile. Come quando dettaglia la vicenda della Scotti & Brioschi, marchio di punta dell’Italia di allora, vittima emblematica dell’arrembante capitalismo distruttivo: “Consiglio di amministrazione / Assemblea di fabbrica” diventa il titolo di una denuncia, in poesia, dell’iniqua vicenda del sacrificio dell’industria novarese, dei ricatti e delle logiche del cieco profitto, nel ricordo degli accordi raggiunti e poi traditi e dei compagni di lotta di quei giorni d’”occupazione” vissuti in prima persona dal poeta sindacalista.

A Bergamo Pasquale Emanuele fonda nel 1973 il Gruppo artistico Fara Stabile di poesia, dà vita all’associazione l’Astrolabio e avvia un vero e proprio opificio di idee – affiancato da pittori, scultori, scrittori e poeti che “si arruolano” nel gruppo – destinato a durare più di quarant’anni. Ad oggi il gruppo Fara ha allestito e promosso circa 650 manifestazioni tra cui la mostra della Rivista nazionale di Poesia edita in Italia (24 edizioni), della Rivista d’Arte (12 edizioni), della Rivista di Fotografia (6 edizioni), gli incontri nazionali di poesia giovane, la Mostra delle Riviste industriali edite in Italia, concorsi nazionali di poesia, mostre d’arte, recital, letture in pubblico di canti della Divina Commedia (50 incontri), conferenze, meeting di poesia dialettale e, tra le altri iniziative, l’importante proposta-progetto (discussa dalle istituzioni cittadine con tanto di tavola rotonda nel 2000) per la costruzione in Bergamo di un Museo di Archeologia Industriale, da allestirsi presso l’ITIS Paleocapa “Esperia” – progetto poi andato in porto molti anni dopo ad opera di altri attori nell’estate del 2016. Tra gli eventi di richiamo negli ultimi anni ricordiamo l’omaggio ad Adriano Olivetti nel 2014 e la mostra “Salvare e nutrire il pianeta” in occasione di Expo 2015, tenutisi in Sala Manzù. La vita attiva e produttiva, ancora una volta, al centro della riflessione culturale.

In questo fitto calendario di appuntamenti che lo vedevano sempre presente e partecipe, l’attività poetica di Pasquale Emanuele è proseguita senza posa con molte raccolte di taglio tematico come “Pubblironiche” (1976), ”Diario di fabbrica” (1978), “Il poeta in galleria” (1997) sul rapporto con gli artisti e le arti visive, “E tutto è Etna” (2007) sulle suggestioni della terra di Sicilia. Gli ultimi volumi, editi tra il 2015 e il 2017, costituiscono una trilogia fitta di rimandi intertestuali, quasi il testamento di tutta una vita votata al senso di responsabilità e allo slancio lirico, al lavoro e all’utopia. Una sorta di diario di viaggio entro gli orizzonti della storia e del mito, attraverso il significato dei fatti e la forza delle idee. Ma anche il documento di un impegno stilistico e di una sfida linguistica per nulla convenzionali, capaci di bilanciare in modo originalissimo poesia e prosa, tono “alto” e registro informale, il quotidiano e l’elegiaco.

Una voce consapevole, quella di Pasquale Emanuele, non ripiegata nell’intimismo eppure in grado di emozionare profondamente, estranea alla retorica ma capace di toccare toni alti ed epici, specie in alcune istantanee che colgono la potenza dell’Etna, dei fondali marini, dei cieli e delle amate coste della sua Sicilia.

“Di lui ricordo la grandissima generosità intellettuale” – riferisce Sandra Nava, critica d’arte, amica e compagna di viaggio degli anni bergamaschi di Pasquale Emanuele. “”Una parte della mia vita è legata alla sua per via delle nostre comuni esperienze, dalla Milano delle arti e della cultura, agli orizzonti e agli interessi condivisi. Insieme abbiamo portato avanti l’Astrolabio, associazione nata negli anni Settanta, e quante mostre abbiamo fatto insieme, anche quando non avevamo i soldi e invece siamo riusciti a organizzare eventi anche importanti come quelli su Rosselli, su Piero Testa… Tutta la nostra vicenda è legata da questi fili della cultura, degli ideali comuni che si incontrano misteriosamente e che rimangono. In questi ultimi tempi era un po’ sofferente e preoccupato, aveva chissà qualche presentimento. Ma fino all’ultimo si è parlato di progetti e degli orizzonti dell’attualità della politica, della cultura e della scienza”.

“Venerdì 19 alle 15 è prevista la commemorazione pubblica del poeta in Sala Manzù (Passaggio Sora) a cura del Gruppo Fara e di Amici delle Mura di Bergamo”.

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