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Torre boldone

Morte del reduce Grassi, il ricordo del figlio: “Vi racconto chi era mio padre”

Il figlio Ottaviano: "Un uomo sempre lucido nei suoi ricordi. Mostrava orgoglioso i riconoscimenti, dal cavalierato della Presidenza della Repubblica alla promozione al grado di tenente colonnello da parte del ministero della difesa"

Un uomo sempre lucido nei suoi ricordi, al netto dei suoi 97 anni. Così in molti descrivono Giovanni Grassi. Il caporal maggiore, uno degli ultimi sopravvissuti all’eccidio di Cefalonia, si è spento nella mattinata di giovedì 4 gennaio (LEGGI QUI).

Grassi abitava a Torre Boldone, in una villetta situata nella zona collinare del paese. Negli ultimi anni della sua vita, tra le altre cose, ha portato la sua esperienza di reduce nelle scuole. Questo il ricordo del figlio, Ottaviano: “Papà è stato chiamato alle armi poco più che ventenne, dopo essere stato impegnato su vari fronti di guerra. Finì a Cefalonia, tristemente famosa per l’eccidio. In quell’8 settembre del 1943, giorno in cui fu annunciato l’armistizio di Cassibile che sanciva la cessazione delle ostilità tra l’Italia e gli anglo-americani, era uno dei 12 mila soldati della divisione Acqui. Dopo l’8 settembre, non volendo cedere le armi, vennero  eseguite le fucilazione di massa. Così, pure l’allora caporale maggiore Grassi, come migliaia di suoi compagni, venne inquadrato. Subì lo stesso trattamento, ma miracolosamente riuscì a fuggire”.

Finita la terribile esperienza della guerra il rientro a casa. Ad attenderlo c’era la moglie Livia, che aveva sposato tornando in licenza dal fronte: “Papà iniziava così una nuova vita, quella da congedato – racconta il figlio -, lavorando onestamente per far crescere i tre figli” (Elisa, Mariagrazia e Ottaviano, appunto). “Così come aveva onorato la Patria e la Bandiera – continua il figlio di Grassi – ha sempre rispettato ed onorato la famiglia e gli amici. A dimostrare la correttezza e l’onestà di Giovanni sono gli innumerevoli riconoscimenti che orgogliosamente mostrava a tutti, dalle targhe dei colleghi di lavoro alle pergamene dei compagni d’armi, dal cavalierato della Presidenza della Repubblica alla promozione al grado di tenente colonnello da parte del ministero della difesa o alla croce di guerra. Ed oggi, dopo questa lunga vita travagliata, stretto dall’effetto dei suoi cari, ci ha serenamente lasciato”.

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