La versione online del quotidiano La Repubblica (Repubblica.it) ha fatto un sondaggio sulla parola dell’anno. E il risultato ha sorpreso un po’ tutti perché è “Spelacchio” il termine che più è rimasto nell’immaginario collettivo degli italiani battendo termini come biotestamento, Ius soli e fake news.
In finale sono arrivati proprio spelacchio e fake news e al termine di un vivace testa a testa s’è imposto il rosso abete capitolino, proveniente dalla Val di Fiemme, seccatosi prima del tempo. In tantissimi hanno appeso ai suoi rami, o attaccato alle siepi da cui è circondato, foglietti, biglietti, cartoncini con i messaggi più vari, anche in lingue diverse dall’italiano.
Anche le comunità on line (fra un profilo Facebook e un account Twitter) ha fatto molta ironia sull’abete romano. C’è chi ha rilanciato a suo modo l’hashtag #Spelacchio (altri hanno optato per #iostoconSpelacchio): “La verità è chi [sic] sti abeti non si sono mai veramente integrati” (Le frasi di Oshø). Qualcuno, sulla morte precoce di Spelacchio, Spel per gli amici (“Caro Spel. / Ti hanno scelto così apposta / resterai nella storia”, scrive un altro su un foglietto quadrettato), ha aperto una pagina Facebook in perfetto stile annuncio funebre: “Prematuramente è venuto a mancare SPELACCHIO”.
Quindici erano le parole candidate. al sondaggio: le donne vittime della furia omicida maschile (femminicidio), le bufale giornalistiche nell’era di Internet (fake news) o gli episodi a catena di discriminazione ai danni di persone omosessuali (omofobia). O i paradisi fiscali, anche per via dei tanti nostri connazionali coinvolti (paradise paper); lo scandalo sul potere molestatore (sexgate). O ancora: biotestamento, ius soli, vaccino, voucher; o i venti di ribellione che minacciano di tornare a soffiare impetuosamente, per la terza volta, in Medio Oriente (intifada); o i portatori d’odio gratuito (hater) o i concentratori di like dal folto o foltissimo seguito (influencer). Infine: la prosperosità delle forme femminili al tempo del politicamente corretto (curvy), oppure, appunto l’albero natalizio capitolino, defunto (spelacchio).
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