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I nuovi U2 in chiaroscuro, ma meglio delle attese

Al di là delle acconciature di Bono che sembra fare a gara con quella di Trump, gli U2 o quello che rimane di loro (Bono e The Edge) invecchiano bene e con dignità. Mica poco.

ARTISTA: U2
TITOLO: Songs of Experience (Deluxe Edition)
GIUDIZIO: ***1/2

Non vi erano grandi attese per questa nuova uscita perché:

a) il precedente Songs of Innocence aveva fatto incazzare un po’ tutti: perché un disco non proprio riuscito, perché la presunzione di innocenza mal si addiceva alla storia soprattutto recente del gruppo, troppo incline a risultare commestibile al mercato e poi perché l’idea di entrare, senza chiederlo, nelle librerie Apple di milioni di utenti seppur gratuitamente, aveva fatto dubitare delle genuinità dell’operazione che alla fine appariva come una gigantesca manovra di puro marketing;

b) le accuse di evasione fiscale di recente formulate verso Bono hanno fatto perdere parte della credibilità all’artista per anni considerato portavoce dell’ uguaglianza dei popoli e di lotta alla povertà;

c) è statistico che gli eroi del rock, tutti o quasi, abbiano una scarsa propensione ad accettare il progredire degli anni ostinandosi in atteggiamenti giovanilistici spesso adottati per nascondere l’inaridimento dell’ispirazione.

Insomma le attese circa un nuovo disco non erano così alte. Pareva che il mercato potesse fare anche a meno di un nuovo disco del gruppo.

Per quanto possa interessare gli U2 mi piacciono, soprattutto come abbastanza logico, quelli dei primi dischi. Dal vivo li ho visti un paio di volte e in entrambe le occasioni le performance mi sono risultate riuscite e coinvolgenti. Quindi, non ho pregiudizi nei loro confronti. Proprio in questi giorni mi sto riascoltando la riedizione di The Joshua Tree e soprattutto l’allegato disco dal vivo che trovo anche alla prova di successivi ascolti molto bello e, per una serie di ragioni, ascolto con frequenza I still Haven’t found… che trovo sempre un brano di grande impatto.

Degli U2 non mi piacciono i compromessi con le mode, l’ostentata voglia di essere e di apparire anche quando ciò non avrebbe senso, una certa grandeur musicale che a volte nasconde una povertà compositiva e una tendenza a sermoneggiare che a volte trovo indigesta. Ma tra tutti i dinosauri del rock gli U2 sono tra quelli invecchiati meglio.

Questo nuovo disco, che dal titolo si inserisce in un ipotetico solco di continuità con il precedente, viene pubblicato circa tre anni dopo. Pare fosse pronto nella sua quasi totalità da almeno due anni, ma che poi la celebrazione di The Joshua Tree e l’elezione di Donald Trump abbiano indotto gli irlandesi a tornare più volte in sala di incisione per modificare ora un suono, ora un testo.
Songs of experience non è un disco completamente riuscito, ma è un buon disco e forse anche più.

Ho iniziato ad ascoltarlo quasi per dovere di cronaca, ma poi con il passare dei giorni l’attenzione si è fatta sempre maggiore ed il disco mi è piaciuto sempre più per una serie di ragioni. La prima è relativa alla scelta di affidarsi a più produttori che evidenzia una necessità tipicamente commerciale di piacere un po’ a tutti ma garantisce una certa varietà di stili ed atmosfere. Così gli U2 appaiono un poco più leggeri che in precedenza, meno sermoneggianti ed in genere gli arrangiamenti danno ad ogni singolo brano una veste più pop ma nell’accezione positiva del termine. È evidente la necessità di trovare nuove strade senza abbandonare il passato, di trovare nuovi spazi, nuovi fans senza lasciare per strada il pubblico affezionato. Scelta che se viene fatta con dignità non può che portare a risultati positivi.

Non tutto è oro. Per la verità alcuni pezzi sono veramente brutti: American soul, nonostante la presenza di Kenmdrick lamar, è orrenda e probabilmente nella sua sciatteria non avrebbe meritato livello superiore a quella di outtake in qualche raccolta postuma di Suzie 4, dei Kiss, di Joan Jett, mentre Red Flag Day vorrebbe richiamare l’impegno del passato ma risente di una struttura debole dove l’idea di fondo latita.

Ma in altre parti del disco l’obiettivo di qualità è invece raggiunto: Summer of Love, l’unico brano con tema politico, nel suo essere deliziosamente pop è perfetta mentre Lights of Home ma soprattutto You’re the Best thing About Me che beneficia del lavoro agli archi dell’italiano Davide Rossi, dedicata alla moglie e utilizzata per far conoscere in radio il disco, e Get Out of Your Own Way poste in rapida sequenza all’inizio del lavoro sono niente male.

Le atmosfere sixties di The Showman sono convincenti soprattutto quando il ritornello sprigiona allegria da ogni nota, mentre la melodia di The Little Things that give You Away e soprattutto il suono della chitarra di The Edge sono un po’ troppo riconoscibili per non sorridere e pensare che gli U2 sono dei grandi furbastri e consci che il brano sarà tra quelli più coverizzati nelle future edizioni di X Factor.

Proseguendo nell’ascolto LandLady, pur scontata si guadagna la sufficienza grazie ad una ispirata interpretazione di Bono, The Blackout rappresenta un episodio a parte per il suo incedere quasi (inutilmente) funk, mentre Love is Bigger than anything in its way, tutto sommato, recupera un livello di qualità più che dignitoso grazie anche ad un ritornello che resta nelle orecchie.

Agli estremi due brani di atmosfera Love is all we Have left e 13 (there is the light) che aprono e chiudono il lavoro: scaltri quanto basta, ma arrangiati molto bene soprattutto il primo che qualche brivido lo dà grazie ad una produzione azzeccata (Andy Barlow – Lamb).

Un disco riuscito, forse oltre ogni più rosea aspettativa.

L’edizione Deluxe nulla aggiunge presentando alcune composizioni in versione “alternate”, tranne Book of Your Heart, brano sontuoso e di qualità, che non si capisce come sia rimasto escluso dalla track list dell’edizione normale.

Al di là delle acconciature di Bono che sembra fare a gara con quella di Trump, gli U2 o quello che rimane di loro (Bono e The Edge) invecchiano bene e con dignità. Mica poco.

Se non vuoi ascoltare tutto il disco: You’re the Best Thing About Me

Se ti è piaciuto ascolta anche: tutta la discografia (salvo rare eccezioni) degli U2

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