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Il ricordo

Cara Santa Lucia, basta giochi, ora sono quasi “matura”: mi aiuterai all’esame?

Le cose sono sicuramente cambiate in questi anni, ma alla Santa devo un grazie immenso per aver reso la mia infanzia un po' più brillante

E’ un martedì sera come un altro e alla televisione passavano un programma che non ascoltavo.

Me ne stavo seduta sul divano a ripassare storia, ormai quella materia è il punto fisso, quando, alzando per un istante lo sguardo, vedo Claudia, la mia sorellina di 9 anni, seduta al tavolo della cucina intenta a scrivere qualcosa su un foglio, un po’ per noia un po’ per curiosità le chiedo cosa sta facendo, e come se la cosa fosse ovvia si gira e mi risponde semplicemente: “la lettera a Santa Lucia”.

Nemmeno mi ricordavo che il 12 notte è ormai alle porte, stupida io.

Me ne torno sui libri e lascio lei, piccola e ancora ingenua, alla sua letterina, non le chiedo nemmeno cosa desidera, probabilmente non conoscerei nemmeno uno dei suoi doni: giochi strani per console ancora più strane che nemmeno mi interessano.

Provo a concentrarmi e a riprendere il filo del capitolo, ma, come se nulla fosse, senza che nemmeno me ne accorga, la mia mente decide di tornare indietro, a una decina di anni fa, forse ero più piccola di Claudia, e sul tavolo a scrivere la lettera non ci sono mai stata una settimana prima, arrivavo sempre e costantemente gli ultimi giorni accompagnata dalle strigliate dei miei genitori. Immancabilmente però la dama vestita di bianco sapeva sempre ciò che desideravo, che fosse un gioco o un libro dalle pagine ancora vuote che aspettavano solo che prendessi un pennarello per dargli un identità, o uno dei primi videogame; qualsiasi cosa volessi, la mattina del 13 accompagnati da dei dolci: avevo i miei regali.

Ma un anno in particolare mi fece sorridere. Ricordo una me piccola e paffuta avvolta in un pigiama caldo e rosa pastello che goffamente agitata apro la porta della mia cameretta e senza nemmeno realizzarlo davanti a me vedo comparire una magica e gigante cucina di plastica, per me che volevo diventare una cuoca come il mio papà. Ora avevo la mia cucina, lui la sua io la mia. Aveva tutto, il forno con dentro le padelle, i mestoli, il lavandino e i fornelli. Prendeva esattamente le dimensioni dell’angolo della sala. Ora che sono grande immagino quanto quella cosa potesse essere ingombrante per mia mamma che ha sempre voluto ordine, e sorrido al pensiero di lei che storceva il naso ogni volta che varcava la soglia di casa calpestando uno dei miei mestoli rigorosamente non al loro posto.

Con gli anni quella cucina è sembrata sempre più piccola, e quella nell’altra stanza invece non mi faceva emozionare così tanto come la mia rosa e verde, non erano paragonabili.

Cosa chiederei oggi alla Santa? Credo che la prima cosa sarebbero assolutamente un paio di Loubotin nere laccate, subito dopo verrebbe un voto decente alla maturità. Dal 75 in su per intenderci. Di sicuro non sono gli stessi regali, forse più abbordabili, che avrei chiesto alla terra età di 9 anni.

Le cose sono sicuramente cambiate in questi anni, ma alla Santa che con il suo asinello mangiatore di fieno si sacrificava ogni anno sempre di più pur di vedermi felice, devo un grazie immenso per aver reso la mia infanzia un po’ più brillante.

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