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Il caso

Fermato in Cina per problemi col fisco, la vicenda arriva in Parlamento

Valentino Sonzogni è ancora bloccato a Pechino, con un divieto di espatrio che gli impedisce di tornare in Italia: "Grazie ad alcuni amici il mio caso sarà trattato da alcuni parlamentari"

Valentino Sonzogni ha incontrato il capo della cancelleria consolare dell’ambasciata italiana. Il bergamasco, 50enne di Almè, è rimasto bloccato in Cina a causa di un guaio con le tasse provocato, a suo dire, da un cinese che avrebbe usato una sua società ormai fallita e chiusa da più di un anno per frodare il fisco cinese causando un buco di 30 milioni di Yuan (circa 4 milioni di euro).

Sonzogni giovedì 7 dicembre dicembre ha avuto il tanto atteso colloquio con le autorità italiane: “Il mio avvocato Yang Zhanwu – ci ha spiegato – ha potuto illustrare chiaramente ai funzionari consolari la mia situazione, verificata con tanto di documenti negli competenti uffici, confermando che non sono state mai mosse accuse di tipo penale nei miei confronti, e che anche l’aspetto amministrativo sarebbe al limite circoscritto nell’ambito dell’omessa comunicazione di aver cessato la carica di legale rappresentante della società nel 2009″.

“Sono stati gli uffici finanziari stessi a riferire telefonicamente queste circostanze al mio avvocato – ha continuato Sonzogni -, specificando tra l’altro che le operazioni fiscali illecite avvenute tra il 2011 e il 2012 sono state fermate proprio dagli uffici delle entrate su denuncia di una contabile interna all’azienda che aveva assistito direttamente alle operazioni”.

Il bergamasco è riuscito anche ad avere notizie della persona che, a suo dire, l’avrebbe truffato, causando l’enorme buco col fisco cinese: “Il responsabile di tutto ciò pare che inizialmente abbia cominciato a corrispondere quanto dovuto al fisco, ma abbia poi interrotto i versamenti e si sia reso irreperibile. Peraltro – ha continuato Sonzogni -, pare però che nei confronti di questo personaggio non siano stati presi provvedimenti, in quanto le indagini sono ancora in corso e il caso non viene ritenuto rilevante, riguardando illeciti di tipo economico e fiscale e non fatti di criminalità”.

La vicenda, ancora irrisolta, sta tenendo bloccato in Cina Sonzogni, che a Pechino ci era andato il 26 novembre scorso per una semplice vacanza. Ancora non sa quando avrà il via libera per tornare a Bergamo: “L’avvocato – ha spiegato – comunque ha assicurato che in pochi giorni, giusto il tempo di raccogliere i documenti e le testimonianze e di presentarle alle autorità tributarie competenti, e la mia posizione verrà sbloccata; tuttavia, ora che il tutto si concluda con la rimozione del divieto di espatrio nei miei confronti, arrivando alle autorità di frontiera, prevede che passeranno un paio di settimane ancora… Ma io non posso rimanere qui ancora tutto quel tempo! A fare che cosa?”.

“Visto quanto emerso e l’evidenza della mia innocenza – ha spiegato ancora Sonzogni -, ho chiesto se l’ambasciata non poteva muoversi a livello diplomatico per accelerare il mio ritorno a casa, evitando le possibili lungaggini della pastoie burocratiche, ma mi è stato risposto che non avevano possibilità di intervenire, bisognerà aspettare”.

La vicenda di Valentino Sonzogni sta però per arrivare anche a Roma, in Parlamento: “Alcuni amici – ha confermato – sono riusciti a contattare dei parlamentari che hanno promesso di interessarsi alla questione. Spero che, magari anche col loro aiuto, la situazione si possa sbloccare molto prima di quanto mi è stato detto”.

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