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Lo sfogo

Ariel, ragazzo albanese senza cittadinanza: “Sulla mia pelle battaglie politiche”

Lo studente universitario dell'Unibg e lo Ius Soli: "Per la prima volta sto subendo e vivendo la manipolazione politica della mia situazione".

Dedico il mio scritto a tutte quelle persone che, maleficamente, non colgono la differenza tra migrante ed immigrato e tra integrazione ed invasione.
In Italia stiamo vivendo un momento caratteristico ed emblematico: la Questione IUS SOLI.
Mai come in questo caso mi sono sentito, al contempo, sia incluso, tutelato, assecondato, che escluso, denigrato, abbandonato.
Il filo conduttore delle mie percezioni e dei miei presentimenti è, però, l’essere strumentalizzato.

Per la prima volta sto subendo e vivendo la manipolazione politica della mia situazione, essendo io un albanese cresciuto in Italia. Sto realizzando, sulla mia pelle, certi meccanismi corrosivi della comunicazione politica, che hanno come scopo di creare una spaccatura tra gli Italiani e gli Italiani senza Cittadinanza.

Nel nostro Paese vivono più di 800.000 persone che sono nate e/o cresciute in Italia e che non hanno la Cittadinanza Italiana.
Ad essere sinceri, il termine stranieri ci sta molto stretto ed è a tratti offensivo, visto che per ognuno dei suddetti 800.000 l’unica terra in cui si sentono stranieri è quella d’origine.
Infatti, crescere in un Paese e trascorrere tutto il ciclo scolastico vuol dire molto di più di una semplice immigrazione poiché sottintende la riuscita di un processo d’integrazione e relativa acquisizione di principi in linea a quelli che la Cittadinanza possiede.
In altri Paesi d’Europa la naturalizzazione è un passo oramai automatico ed assodato.
Basti vedere la Svizzera: la seconda generazione si è rivelata un veicolo economico molto importante, infatti si è sentita abbracciata dal buon senso delle politiche d’inclusione.

Invece, in Italia, c’è qualcuno che strilla “No Ius Soli! No Invasione!”.
Bisognerebbe spiegare a questi gentili signori, chi più potente e chi meno, che la legge parla di naturalizzazione e non di apertura ecumenica a coloro che non hanno mai calcato il suolo della Repubblica Italiana.
Non vi è la necessità di avere un occhio acuto ed attento per notare che nella legge in discussione, già passata alla Camera dei Deputati ed ora in Senato, vi è esplicito intento di creare un passo conclusivo del processo d’integrazione, in accordanza con l’etica della convivenza civile.
La legge che è in discussione ha infatti due colonne portanti: Ius Soli Temperato e Ius Culturae.
Non è quindi uno Ius Soli in stile Usa, perciò è scongiurato il pericolo che l’Italia possa diventare la sala parto d’Europa.
Lo Ius Soli Temperato assicura l’acquisizione della Cittadinanza a coloro che sono nati in Italia e che hanno un genitore che è in possesso di un Permesso di Soggiorno Illimitato.

Perciò parliamo di famiglie che hanno messo le proprie radici nel Sistema Italiano.
Quindi il pericolo invasione da dove nasce?
Campagna elettorale leghista. Chiaro, no?
Lo Ius Culturae,invece, propone di naturalizzare coloro che hanno svolto (e concluso) un ciclo scolastico di almeno 5 anni in Italia. Semplice.
Siamo a ribadire il nostro diritto ad essere considerati Italiani e non possiamo essere trattati da stranieri in uno Stato che ci ha cresciuti e che per colpa di qualche ondata politica rozza ed ottusa, possa metterci in secondo piano.
L’ironia della sorte ci racconta che gli stessi che stanno cercando di fermare il movimento, sono quelli che per anni hanno calpestato e usurpato la Cittadinanza.

Non nego che, quando svelo ad amici o conoscenti che ho il Permesso di Soggiorno, mettono in mostra un sorrisetto che sa di stranezza per un attimo e di delusione per un altro.
Con attenzione e sconcerto osservo la tenacia e la forza propulsiva delle persone che lottano contro i diritti altrui.

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