Colpo di scena alla Corte d’appello di Brescia. Lunedì 4 dicembre la corte ha decretato il non luogo a procedere per Marcello Moro, già assessore della Giunta Tentorio, perché il reato di corruzione impropria è estinto per intervenuta prescrizione. La durata della prescrizione è di 7 anni e mezzo, mentre il reato per il quale era stato condannato ad un anno e mezzo risale al 2009.
Il 6 dicembre 2016, Marcello Moro era stato condannato per corruzione per atto conforme. Il sostituto procuratore Giancarlo Mancusi aveva chiesto 4 anni per corruzione, abuso d’ufficio, falso e finanziamento illecito ai partiti.
L’accusa era stata formulata in base alla presunta tangente da 50 mila euro che Moro – per gli inquirenti – avrebbe chiesto all’imprenditore Pierluca Locatelli, in cambio di un suo interessamento nella vicenda del contenzioso fra il Comune di Bergamo e l’impresa appaltatrice dei lavori al complesso di Sant’Agostino per velocizzare la pratica.
In primo grado, a Bergamo, il giudice aveva creduto alla testimonianza di Locatelli, condannando l’ex assessore a un anno e mezzo di reclusione.
Il riferimento era ai soldi che Locatelli sosteneva di aver versato (e anzi aveva versato secondo la sentenza di primo grado) all’ex assessore Moro per favorire la transazione tra il Comune di Bergamo e l’impresa toscana Baldassini-Tognozzi, che aveva lavorato a Sant’Agostino e voleva chiudere un accordo con l’Amministrazione per essere pagata per quei lavori. Locatelli aveva spiegato di aver atteso anche lui quell’accordo, perché la Baldassini era sua debitrice. Ma tutta la vicenda giudiziaria sulla corruzione decade in secondo grado, per prescrizione.
Un dettaglio da non trascurare in queste vicenda è che la prescrizione per la corruzione è aumentata dal 2012 (minimo 8 anni), ma la norma non è retroattiva e questo ha salvato Moro.
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